Di Andrea Petta e Franca Napoli
LA NASCITA DELLA CHIRURGIA
Abbiamo già raccontato la sua vita “moderna”; il papiro in sé risale circa al 1600 BCE ma alcuni parti, scritte in un linguaggio arcaico, fanno pensare che sia stato copiato da un testo dell’Antico Regno e di quasi mille anni più vecchio (ma non si può escludere che sia un “artefatto” dello scriba per renderlo più prestigioso).
Lungo quasi cinque metri, è scritto su entrambi i lati – 17 pagine sul recto e 5 sul verso, per un totale di 22 pagine e 469 righe; la prima pagina è quasi del tutto andata persa. Per la maggior parte è scritto dallo stesso scriba, con alcune correzioni. C’è persino una sorta di glossario per “tradurre” alcuni termini arcaici, un prezioso aiuto per i moderni studiosi.

Scritto anch’esso in ieratico, il Papiro Smith è un testo di chirurgia: propone 48 casi chirurgici, la maggior parte di origine traumatica, ed è unico in questo senso: ad oggi non è stato ritrovato nulla di simile o che faccia riferimento a questo testo. Non si conosce l’origine di questi casi, se di natura civile (quelli che oggi chiamiamo “infortuni sul lavoro”) oppure militare (ferite da battaglia).
È l’unico papiro completamente privo di riferimenti a magia o religione; già dall’epoca evidentemente i chirurghi erano concentrati solamente sulla parte “pratica”. Per dirla con le parole di uno studioso “Le fratture non si saldano con gli incantesimi”. Questo non esclude però che fosse riconosciuta, anche nei casi di fratture o traumi, la presenza di demoni o spiriti maligni che impedissero un esito favorevole della terapia.

In termini tecnici è quindi uno “shesau” (libro di istruzioni), mentre il Papiro Ebers è un “pekhret” (elenco di rimedi). È una guida alla diagnosi, mentre il Papiro Ebers dà per scontato che la diagnosi sia già stata fatta.

Su questo papiro troviamo la frase che dà origine a questa rubrica: ogni diagnosi è preceduta infatti da una formula che deve essere pronunciata dal medico prima di intervenire e che descrive la prognosi:
- “È un male che curerò” indica una prognosi favorevole
- “È un male contro cui lotterò” indica una prognosi riservata, incerta
- “È un male che non posso curare” è chiaramente una prognosi infausta per il paziente
Ben 14 dei casi illustrati sono “mali che non posso curare”; ad esempio, una frattura esposta della testa accompagnata da sanguinamento dal naso, dalle orecchie e dalla bocca ha una prognosi infausta, ma è notevole che lo fosse solo in caso di suppurazione della ferita. In caso di ferita pulita, rientrava nei “mali contro cui lotterò”

Il Papiro Smith è famoso anche per contenere la prima descrizione nota di un cervello umano.
“Quando esamini un uomo con una ferita sulla testa, che arriva fino all’osso e il suo cranio è rotto, il suo cervello è esposto; vedrai degli avvolgimenti che sembrano immersi in metallo fuso. Sentirai qualcosa che trema (e) palpita sotto le tue dita come il punto debole nella testa di un bambino che non si è ancora indurita”.

Per la prima volta si usa un termine specifico, ”ajs”, per indicare il cervello
Nonostante questo, la funzione che oggi riconosciamo al cervello era attribuita al cuore, che governava nella mentalità egizia non solo la circolazione, ma anche il pensiero e le emozioni.
Abbiamo anche la prima descrizione della circolazione del sangue:
“Puoi usare le tue dita per riconoscere dove si dirige il cuore. Ci sono vasi in esso che arrivano ad ogni parte del corpo. Quando un sacerdote di Sekhmet o un medico o un guaritore mette le dita sulla testa del malato, sulle mani o sul cuore, egli parla in ogni vaso, in ogni parte del suo corpo”. Da notare anche la distinzione tra le diverse “classi” di guaritori.
La conta delle pulsazioni avveniva tramite un orologio ad acqua oppure per confronto con quelle del medico stesso.

Se è vera l’origine dell’Antico Regno di questo testo, tutto questo 4000 anni prima che William Harvey descrivesse il sistema cardiocircolatorio nel XVI secolo.
Da notare anche che, secondo alcuni studiosi, uno degli interventi descritti potrebbe essere alla base del mito più famoso dell’Antico Egitto: la resurrezione di Osiride. Lo vedremo nel dettaglio perché merita.
Sul verso, non correlato al recto, sono descritti otto incantesimi e cinque prescrizioni apparentemente non legate tra di loro – forse una serie di appunti aggiunti successivamente.
Una delle prescrizioni sul verso riguarda “trasformare un uomo anziano in uno giovane”, ma pare che non funzioni benissimo…