Simon Connor

Presentato da Grazia Musso
Perché le statue dell’antico Egitto hanno così spesso il naso, le mani o i genitali rotti? Sebbene il periodo della tarda antichità sembri essere stato uno dei maggiori momenti di vandalismo su larga scala contro i monumenti pagani, vari contesti testimoniano diverse fasi di riutilizzo, modifica o mutilazione delle statue durante e dopo il periodo faraonico. Le ragioni di ciò vanno dal desiderio di cancellare la memoria di governanti o individui specifici per motivi ideologici alla vendetta personale, alla guerra, al saccheggio di tombe e all’evitare una maledizione; o semplicemente il riutilizzo del materiale per la costruzione o la necessità di “disattivare” ritualmente e seppellire vecchie statue, senza il motivo aggiunto di esplicita ostilità nei confronti del soggetto in questione.
Basandosi sugli ultimi studi e con oltre 100 illustrazioni accuratamente selezionate, Ancient Egyptian Statues procede da una discussione generale sulla produzione e il significato delle sculture e sui meccanismi della loro distruzione, per rivedere il ruolo della statuaria antica nella storia e nelle credenze egiziane. Si passa quindi all’esplorazione dei vari mezzi di danneggiamento e del loro significato, nonché del ruolo del restauro e del riutilizzo.
Lo storico dell’arte Simon Connor offre una riflessione innovativa e scritta in modo lucido sulle credenze e le pratiche relative alla statuaria e alle immagini più in generale, nell’antico Egitto, mostrando come le statue fossero considerate manifestazioni attive delle entità che rappresentavano e i modi in cui potevano sopportare molte vite prima di essere finalmente sepolto o dimenticato.
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