Arte militare

LA BATTAGLIA NAVALE DEL DELTA DEL NILO

Di Sandro Barucci

Il faraone Ramses III, attorno al 1175 a.C. , si trovò a fronteggiare sul Delta del Nilo un tentativo di invasione da parte dei cosiddetti “popoli del mare” .

Un bassorilievo raffigurante la battaglia fu ritrovato nel suo mausoleo a Medinet Habu, Egitto meridionale, di fronte a Luxor sulla sponda opposta del fiume.

E’ raffigurato uno scontro molto cruento e caotico, che ha fornito però molte indicazioni agli studiosi, estrapolando le singole imbarcazioni egizie ed avversarie dal groviglio dei combattenti e dei morti e feriti caduti in acqua.

Riporto qui una immagine (da Nelson 1945) dove togliendo i corpi in acqua dalla cruenta rappresentazione complessiva vista nel post precedente, si possono meglio osservare le imbarcazioni coinvolte, con la lettera E le egizie, con la N quelle dei “popoli del mare”.

Si vede subito che tutte hanno la vela quadra imbrogliata (serrata sul pennone, che ha in tutte la stessa forma arcuata). Le imbarcazioni egizie hanno però i remi in posizione d’ uso; questo ha fatto pensare ad alcuni che la flotta di Ramses III abbia sorpreso gli invasori non pronti al combattimento.

Nell’ingrandimento della imbarcazione N1 degli invasori (da Nelson 1930 ) ho evidenziato a colori alcuni particolari interessanti :

in giallo la vela raccolta sul pennone ed in rosso le manovre. Quest’ultima è una innovazione tecnica importante, comune a tutte le imbarcazioni dei due schieramenti e consente di conferire alla vela quadra la forma migliore a seconda del vento (Vinson 1993) o di raccoglierla sul pennone, senza dover lasciare il ponte di coperta.

Le sole navi degli invasori sono caratterizzate dall’ornamento a prua e poppa a forma di testa di uccello , e dalla struttura in testa d’albero interpretata come una coffa , in azzurro, assolutamente assente nella tradizione egizia.

Come abbiamo visto spesso nei dipinti murali e bassorilievi egizi, i protagonisti della scena sono raffigurati con dimensioni decisamente aumentate rispetto alle navi, che appaiono così piccole “barchette”. In realtà nel 1175 a.C. entrambe le flotte avversarie sono dotate di mezzi navali consistenti. Wachsman ha aggiunto alla sua analisi l’immagine riportata in scala più realistica della nave N3 dei “popoli del mare” .

Parleremo ancora dei “popoli del mare” anche se con cautela, perché molto si è detto e scritto in proposito basandosi più su miti che su prove concrete.

Nel bassorilievo di Medinet Habu abbiamo già visto la particolarissima forma di prua e poppa delle navi degli invasori , con le teste di uccello alle due estremità, entrambe rivolte (in senso opposto fra loro) verso l’esterno dello scafo. E’ una forma assente nella tradizione micenea/egizia/mediterranea-orientale, che invece è collegata all’Europa centrale e alla “Cultura dei campi di urne” con le sue “vogelbarke” le “barche-uccello”. Nel lavoro di Wachsmann del 2013 sono mostrati gli esempi qui riprodotti: A) nord Romania, B) Ungheria, C) Tirinto. Si potrebbe pensare ad una migrazione di popoli del Centro-Europa verso sud a costituire almeno una parte degli invasori.

La constatazione non è certo nuova, vari studiosi hanno parlato di migrazioni . Lo stesso Prof. Maurizio Damiano parla della 

“…gigantesca ondata migratoria che intorno al XIV-XIII secolo sconvolse il mondo orientale : interi popoli si spostarono portando con sè famiglie, masserizie e bestiame, occupando le terre sul loro cammino e spingendo gli abitanti ad abbandonarle a loro volta.”

I popoli del mare non sono occasionali predoni associati in bande, ma parte di un fenomeno vasto.

Concludo il discorso sugli invasori raffigurati nello scontro con Ramses III (circa 1175 aC) anche se una vera parola fine sul tema nessuno la può dire fino ad oggi.

Come detto in precedenza una migrazione gigantesca ed invasiva si verifica da Nord verso il Mediterraneo orientale. Arrivano al collasso quasi contemporaneo la Civiltà Micenea , l’Impero Ittita, il regno dei Mitanni fra il 1200 ed il 1170 a.C.

I cosiddetti “popoli del mare” sono una parte del fenomeno e non è escluso che abbiano partecipato alle predazioni lungo le coste anche gli “italiani” aggregandosi in un momento propizio per le scorribande : equipaggi Sardi , Siciliani, qualcuno ha parlato anche di etruschi . Nell’immagine una possibile ricostruzione di una delle aggressive navi. Ricordiamo però che bande di aggressori ben attrezzati e numerosi non possono aver provocato di per sé il collasso della Civiltà del Bronzo nel mediterraneo orientale (fissata convenzionalmente al 1200 a.C.)

Riporto anche lo schema pubblicato da Kaniewski et al. dove si può vedere il progredire delle invasioni (ho solo colorato terra e mare per miglior visione in un post) . La ricerca aveva lo scopo di determinare l’esatta data della caduta di Gibala (in rosso) , ricordiamo che era un importante porto presidiato dagli Ittiti.

Solo il faraone egizio potrà fermare l’ondata minacciosa .

Riferimenti:

  • Wachsmann, Shelley, “The Ships of the Sea Peoples.” International Journal of Nautical Archaeology 10, no. 3 (1981): 187–220. doi:10.1111/J.1095-9270.1981.TB00030.X.
  • Nelson, Harold Hayden, 1930, “Medinet Habu” , Vol.I , Oriental Inst. Publ. , University of Chicago Press.
  • Nelson. Hayden Harold, 1943, “The naval battle pictured at Medinet Habu”. Journal of NearEastern Studies, V. 2, pag. 40-45.
  • Vinson, Steve. “The Earliest Representations of Brailed Sails.” Journal of the American Research Center in Egypt 30 (1993).
  • Wachsmann, Shelley. (2013). The Gurob Ship-Cart Model and Its Mediterranean Context. College Station, Texas A&M University Press
  • Damiano, Maurizio, (1996), Dizionario enciclopedico dell’antico Egitto e delle civiltà nubiane. Mondadori ISBN 9788878136113
  • Kaniewski D, Van Campo E, Van Lerberghe K, et al. (2011) The Sea Peoples, from Cuneiform Tablets to Carbon Dating. PLOS ONE 6(6): e20232.

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