Arte

IL MISTICISMO SUFI E I DERVISCI ROTANTI

Di Piero Cargnino

Visto che nel precedente articolo ho accennato alla danza dei “Dervisci Rotanti” che viene eseguita sul piazzale davanti al tempio della Valle di Chefren e al tempio della Sfinge voglio approfondire l’argomento soprattutto per coloro che non lo hanno mai visto e non sanno di che cosa si tratta. Lasciamo per un attimo i grandi monumenti egizi del passato allontanandoci idealmente, ma non di troppo, l’Egitto è in grado di offrirci meraviglie del passato appaiate a quelle moderne.

Dall’epoca delle piramidi facciamo un salto di secoli ed arriviamo all’Egitto moderno, quello che molti di voi, penso, hanno già visitato ed a coloro che non lo hanno ancora fatto. 

Spero di fare cosa gradita presentando una tradizione caratteristica da non perdere quando approderete in questo magnifico paese. Io ho avuto il piacere di vederla rappresentata di fronte al tempio della Sfinge, non potete immaginare quanto mi sia sentito coinvolto e trasportato nel misticismo, è stata una bellissima esperienza.

Nelle diverse culture antiche la musica era considerata per tradizione di origine divina, dalla secolare tradizione islamica è nato il misticismo Sufi.

Così lo definisce Henry Corbin, orientalista e storico della filosofia islamica:

<< Il sufismo è per eccellenza lo sforzo di interiorizzare la Rivelazione Coranica, la rottura con la religione puramente legalitaria, l’intento di rivivere l’esperienza intima del Profeta nella notte del Mi’râj; al suo grado estremo, esso è una sperimentazione delle condizioni del tawhîd, che conduce alla coscienza che Dio solo può enunciare, per bocca dei suoi fedeli, il mistero della sua unicità >>.

Il sufismo è oggi universalmente identificato nei suoi danzatori in abito tradizionale. I “Dervisci Rotanti”. Il termine Derviscio (in arabo darwish), significa “povero” o “monaco mendicante” e sta ad indicare i discepoli delle varie confraternite islamiche sufi il cui scopo è quello di raggiungere la salvazione, ovvero staccarsi dai beni e dalle lusinghe del mondo e dalle passioni mondane. I Dervisci corrispondono praticamente ai nostri frati mendicanti.

In un certo modo il fenomeno Derviscio  interessa un po’ tutti i percorsi ascetici mistici che coinvolge sia gli ebraici che i cristiani, buddisti e induisti, caratterizzando colui che è indifferente alle cose materiali. Fra le varie confraternite che praticano questo concetto cito in particolare la Mawlawiyya (Meyleviyè in turco),  ovvero la confraternita sufi dei “Dervisci Rotanti”, il cui fondatore fu il teologo musulmano sunnita, e poeta mistico di origine persiana Jalal al-Din Rumi nel XIII secolo. La confraternita ebbe un ruolo importante nelle cerimonie d’incoronazione dei sultani ottomani durante la quale avveniva la spettacolare esibizione dei “Dervisci Rotanti” i quali, nella ricerca dell’estasi che li avvicina a Dio tentano di raggiungere stati meditativi librandosi in una danza che consiste nel ruotare su se stessi, avvolti nelle loro colorate e caratteristiche vesti, sotto la guida del loro “pir” (vecchio), in turco “dede” (nonno), accompagnati da musica dove predomina il suono del flauto “ney”.

Le varie confraternite sufi derivano generalmente da un santo musulmano (Alì, Abu Bakr, ecc.), e trascorrono la loro esistenza in comunità monastiche simili ai conventi cristiani. Molti degli appartenenti alle varie confraternite, sono mendicanti votati alla povertà ma altri si dedicano a lavori, tipo i Qadiriyya egiziani che sono pescatori. La pratica della danza rotante, che viene praticata nelle “tekkè (i loro luoghi di raduno), è considerata dai più anziani alla stessa stregua della lettura dei libri che trattano i misteri del tempo antico.

Durante l’esecuzione della danza un Derviscio del gruppo pratica un esercizio interiore allo scopo di aumentare la frequenza del proprio organismo, impedendo allo stesso tempo che si creino squilibri tra le varie parti del corpo, in particolare tra i centri di coordinazione motoria, intellettiva ed emozionale. Dopo anni di pratica ed esperienza un Derviscio parrebbe acquisire una “super-coscienza”, una proprietà fondata sull’equilibrio dell’attività del proprio organismo che lo porta a raggiungere uno stato permanente chiamato la “Comunione con Allah”.

Esistono anche altri tipi di danze, il cui apprendimento richiede diversi anni, durante i quali i dervisci vengono addestrati da sapienti maestri a rimanere per diverse ore completamente immobili e poi di assumere numerose combinazioni di posizioni, con l’obiettivo di imparare a “sentirle” dentro se stessi. Si aggiungono poi delle operazioni mentali che si dovranno svolgere, con precisa successione, per tutta la durata dell’esercizio.

Oggi quello dei “Dervisci Rotanti” ha assunto una forma meno mistica e viene rappresentato come spettacolo per i turisti, soprattutto in Turchia e in Egitto, (come i fachiri in India). Col pieno rispetto per quello che la danza rotante vorrebbe rappresentare, assistere ad uno spettacolo di “Dervisci Rotanti”, magari  in concomitanza con il caratteristico “Spettacolo Suoni e Luci” davanti alla Sfinge, con le Piramidi illuminate sullo sfondo”  è una cosa affascinante e coinvolgente, irrinunciabile per il turista in visita al Cairo.

Fonti e bibliografia:

  • John Porter Brown, “The Derwishes, or Oriental Spiritualism”, Londra, 1868
  • Pierre Jean Daniel André, “Contribution à l’étude des confréries religieuses musulmanes”,  Editions la Maison des Livres, 1956
  • Georges Ivanovitch Gurdjieff, “Rencontres avec des hommes remarquables”, Paris, 1963 Henry Corbin, “Storia della filosofia islamica”, Milano, Adelphi, 1989

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