C'era una volta l'Egitto

IL “REGNO DEI FIGLI DEL SOLE”

Di Piero Cargnino

LA V DINASTIA

Nei precedenti articoli abbiamo accennato al fatto che, il periodo che segna la fine della IV dinastia e l’inizio della V, sia stato abbastanza travagliato. Le varie liste dei faraoni non ci sono di molto aiuto, Manetone, nella versione di Sesto Africano, dopo Shepseskaf, cita un ulteriore faraone di nome Thampththis, (o, grecizzato in Djedefptah o Djedefhor),  che però a tutt’oggi non ha trovato alcun riscontro archeologico. Secondo le altre liste, l’ultimo faraone della IV dinastia fu Shepseskaf ed il Canone Reale di Torino, come già detto, in questo punto è molto lacunoso anche se, dopo Menkaura, lascia effettivamente spazio per altri due sovrani. Djedefhor lo troviamo menzionato in una iscrizione nello Uadi Hammamat dopo i nomi di Cheope, Djedefra e Chefren e prima di quello di un altro fratello, Bafra. Trattasi dell’unica traccia visibile che lo nomini con il fratello Bafra, ma nulla attesta che abbiano effettivamente regnato per cui il loro regno è decisamente molto dubbio. Il suo nome compare anche nella saga dei racconti popolari del papiro Westcar, risalente al Medio Regno, circa 1000 anni dopo, all’epoca degli Hyksos. A questo punto entra in gioco un nome che abbiamo già trattato, quello della regina Khentkaus I. Nel racconto del papiro Westcar si parla di Rudjedjet come moglie di un sacerdote del culto eliopolitano Sachebu;  Rudjedjet sarebbe la madre dei “Figli del Sole”, i primi tre re della V dinastia, concepiti dallo stesso dio solare Ra. Secondo alcuni egittologi Rudjedjet non sarebbe altro che uno pseudonimo attribuito a Khentkaus I, probabile figlia di Menkaure, moglie di Shepseskaf, prima sarebbe stata anche la moglie di Userkaf, quindi madre di Sahure e Neferirkare Kakai, il secondo ed il terzo re della V dinastia, quindi moglie e madre dei “Figli del Sole”. Come detto nell’articolo precedente, a Khentkaus I fu attribuito il titolo di “Madre dei due Re dell’Alto e del Basso Egitto”, ma secondo Junker il fatto che “Nesut-bity” sia ripetuto due volte starebbe a significare che Khentkaus I fu dapprima “Re dell’Alto e Basso Egitto” poi  “Madre del re dell’Alto e del Basso Egitto”. Se fu veramente regina non ci è dato a sapere per certo, sicuramente lo fu poi come moglie di Userkaf, il primo re della V dinastia.

Quello che non è chiaro è perché Manetone abbia fatto iniziare una nuova dinastia se Userkaf era discendente del ramo secondario della famiglia di Cheope e, per di più, aveva sposato Khentkaus I la figlia di Menkaure. Non mi addentrerei oltre nel dedalo di ipotesi che sono state formulate sull’inizio della V dinastia che, come potete vedere, è abbastanza incerto e nebuloso. Esula inoltre dallo scopo che mi sono prefissato, quello cioè di trattare le piramidi egizie, seppure senza trascurare di inserire il tutto in un contesto storico comprensibile. Per fare ciò è dunque necessario conoscere un po’ della V dinastia cosa che andiamo a fare. Da sottolineare il fatto che, nonostante i tentativi di Shepseskaf di accentuare la rottura col clero solare e liberarsi del potere sempre crescente dei sacerdoti eliopolitani, il suo successore nulla fece per contrastare tale potere anzi, sotto il suo regno la casta sacerdotale di Eliopoli incominciò ad esercitare un’influenza senza precedenti che via via aumentò estendendosi per l’intera dinastia. La V dinastia può, a ragione, definirsi una dinastia solare, anche se il culto del dio Sole in questo periodo non fu esclusivo come lo sarà ai tempi di Akhenaton, le altre divinità, fra cui le dee dell’Alto e del Basso Egitto, erano ugualmente venerate. In questo periodo, più che in altri, si ritrova un mutamento quasi radicale nei titoli reali, sei dei nove faraoni della dinastia inclusero l’elemento “Ra” nel loro nome. Non è chiaro perché ne sia privo Userkaf ma una cosa è certa, con lui nasce il grande tempio del Sole che si suppone copiato dal tempio di Ra-Atum ad Eliopoli.

Molto simile ai complessi funerari delle piramidi, ingresso a valle e la rampa cerimoniale che porta ad un livello superiore dove, nel punto più alto, in luogo della piramide si trova un basamento a forma di piramide tronca sul quale poggia un tozzo obelisco. L’obelisco doveva ricordare l’antichissima pietra “benben” di Eliopoli, il tutto a simboleggiare un raggio di sole.

Dei nove re che compongono la V dinastia ben sei eressero simili templi del Sole anche se è possibile attribuirne la corretta paternità solo a due, quello di Userkaf e quello di Niuserra. Più che alla sua piramide, Userkaf badò alla costruzione del suo grande tempio per il culto di Ra a circa 3 km a nord del suo complesso funerario, nei pressi dell’odierno villaggio di Abusir, al quale dette il nome di “Neken di Ra”, (Neken, in greco Hierakompolis, era il centro del potere dei faraoni dell’Alto Egitto prima dell’unificazione delle due terre verso la fine del IV millennio a.C.). Assegnando questo nome al suo tempio solare, Userkaf voleva forse rimarcare la volontà di procedere ad unificare l’intero Egitto sotto il culto solare, una vittoria definitiva del dio Ra.

Con la V dinastia fioriscono i commerci, spedizioni (non sempre pacifiche), vengono inviate a Byblos, in Nubia e nella lontana terra di Punt. Da qui un episodio curioso, il capo della spedizione portò da Punt al suo sovrano un nano che ballava per il suo divertimento. Fiorisce anche la letteratura, è probabilmente in quest’epoca che nasce quella che conosciamo come “Insegnamenti di Ptahhotep” dall’omonimo visir del faraone Djedkare. Lo scritto è un ammaestramento dell’uomo in piena armonia con la visione egizia del tempo e le esigenze dello Stato. Dalla composizione emerge tutta la considerazione e l’apprezzamento che gli antichi egizi avevano per la bellezza ed il potere della parola.

Durante la V dinastia, almeno per la prima metà, assistiamo ad un rafforzamento del culto del dio Sole Ra (o Re) come si riscontra nella presenza della particella “ra” nel nome dei sovrani. Questi si fanno costruire complessi funerari le cui dimensioni non hanno nulla da invidiare ad alcuni della precedente dinastia, in essi spiccano i templi solari. Si intensificano i rapporti con altri paesi, da Biblos viene importato il legno di cedro mentre dalla bassa Nubia e da Punt giungono in Egitto animali esotici. La V dinastia terminerà, senza grandi traumi, con Unis, ma verso la fine si assiste ad un rafforzamento del potere provinciale, i nomarchi ed il clero entrano spesso in contrasto con il potere centrale.

Fonti e bibliografia:

  • Alì Hassan, “Le regine della IV dinastia”, Egitto: SCA Press, 1997
  • Michael Rice, “Whos Who of Ancient Egypt” New York: Routledge, 2002
  • Cimmino, Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano 2003
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Einaudi, Torino 1997
  • Salima Ikram, “Antico Egitto”, Ananke, 2013
  • Edda Bresciani, “Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto”, De Agostini, 2005
  • Mario Tosi,”Dizionario enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto”, vol. II, Ananke
  • Guy Rachet, “Dizionario Larousse della civiltà egizia”, Gremese Editore
  • Federico A. Arborio Mella, “L’Egitto dei Faraoni”, Mursia
  • Miroslav Verner, “The Pyramids”. New York: First Grove Press, 2001
  • Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Editori Laterza, Bari 2008 Paolo Bondielli, Mediterraneo Antico – web

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