Di Piero Cargnino
Le grandi piramidi non si costruiscono più, già con Micerino abbiamo visto un ridimensionamento notevole anche se la piramide era ancora costruita in dura roccia. D’ora in poi le piramidi sono tutte di dimensioni ridotte ma quel che è peggio è che con tutta probabilità le tecniche usate in precedenza non vengono più applicate (o sono andate perse), con il passare del tempo si ricorre addirittura ai deteriorabili mattoni di fango del Nilo.

Con la V dinastia però nasce un particolare modello architettonico che esce dai canoni precedenti e che riguarda i templi funerari, il Tempio solare che consiste in un luogo di culto e non di sepoltura.

Fino ad allora l’edificio di culto per il sovrano consisteva in una intricata struttura che comprendeva diversi atri e corridoi immersi nell’oscurità che conducevano al punto più sacro del naos, il sacrario che si trovava immerso nella più fitta oscurità. Al contrario al Tempio solare si accedeva attraverso un corridoio che si trovava solo in penombra e, transitando attraverso corridoi immersi nel buio più denso, si raggiungeva il cortile sacro, completamente aperto ed inondato dalla luce del sole.

Il Tempio solare era dedicato al dio sole Ra al tramonto, infatti erano tutti rivolti ad ovest. Pare che il primo tempio solare ad essere stato individuato sia quello di Userkaf ad Abu Gurab denominato “Nekhen Ra” (fortezza di Ra) mentre quello che si è conservato meglio è quello di Niuserra “Shesepu-ib-Ra” (Delizia del cuore di Ra).

L’elemento maggiormente caratteristico del Tempio solare è l’obelisco che veniva eretto al centro del cortile con davanti un altare per le offerte. Come avveniva per la piramidi, anche i Templi solari erano dotati di rampa cerimoniale (spesso coperta) che collegava il tempio principale con un tempio a valle costruito sulla riva del Nilo.

I templi solari hanno origini nel lontano predinastico dove gli adoratori del sole, chiamati Shemsu-Hor (interessante quello rinvenuto ad Eliopoli), studiavano le stelle prima della levata del “Signore dei due orizzonti” (il Sole) e dalla loro posizione individuavano i periodi dell’anno più favorevoli ai lavori agricoli stabilendo anche la data della piena del Nilo.

La costruzione era orientata in modo che la luce passando attraverso le porte andava ad illuminare per due o tre minuti il sacrario, come fosse un luminoso lampo di luce. Costruire un Tempio solare era un lavoro molto impegnativo che richiedeva numerose cerimonie alle quali partecipava anche il sovrano che, con l’ausilio dei sacerdoti, inaugurava la cosiddetta cerimonia della “Stesura della corda”, il tutto sotto la protezione della dea Seshat, chiamata in questo caso la “Signora della prima pietra”, cerimonia che consisteva nel trovare il giusto orientamento con il sole nascente.

Con la fine della V dinastia anche l’importanza del tempio solare diminuirà notevolmente per ritornare in auge nel Nuovo Regno.
Fonti e bibliografia:
- Mario Tosi, “Dizionario enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto”, Ananke, 2000
- Guy Rachet, “Dizionario Larousse della civiltà egizia”, Gremese Editore, 2007
- Edda Bresciani, “Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto”, De Agostini, 2005