Luce tra le ombre

ELICOTTERI, CARRI ARMATI ED ASTRONAVI

Di Ivo Prezioso

Elicottero, carro armato e astronave nel tempio di Abydos?

Il tempio di Osiride ad Abydos fu fatto erigere da Seti I (XIX Dinastia) nella parte iniziale del suo regno (1290-1279 a.C. circa). Un architrave di questo splendido monumento presenta un’iscrizione che ha dato la stura alle più fantasiose congetture da parte dei “fantarcheologi” (immagine n. 1). 

Immagine n. 1 Gli…strani geroglifici incisi su un architrave del Tempio di Osiride ad Abydos fatto erigere da Seti I e completato da Ramses II (Fonte: en.wikipedia.org)

Cosa sono quegli strani geroglifici? Non c’è dubbio! Hanno tutta l’aria di essere rappresentazioni di un elicottero, di astronavi, magari un carro armato o di chissà quale altro mezzo moderno si riesca a immaginare. Inutile dire che si sono sprecate le ipotesi di conoscenze scientifiche apprese da una civiltà precedente ed enormemente avanzata (Atlantide, tanto per citarne una a caso) o, ancora meglio, proveniente da altri mondi. E’ fuor di dubbio, ammettiamolo pure, che quelle figure, a prima vista, sembrano davvero fuori posto, fuori luogo e fuori tempo.

Si tratta, in realtà di “pareidolia”, quel fenomeno che induce la nostra mente a riconoscere forme che ci sono familiari (come possono essere volti, oggetti, animali, ecc.) in composizioni casuali. Esempi classici, sono le immagini che crediamo di identificare in certe formazioni nuvolose, nelle concrezioni stalattitiche e stalagmitiche di una grotta, nell’osservazione dei crateri lunari e via dicendo.

Ma allora cosa è rappresentato su quell’architrave? E’ doveroso fare una premessa: il tempio fu completato dal figlio di Seti I, il grande Ramses II (1279-1212 a.C. circa). E’ noto che gli egizi, non esitavano, laddove procedevano al restauro, all’ampliamento o al completamento di un monumento precedente, a sovrascrivere le iscrizioni esistenti. In genere il faraone che si faceva carico di queste operazioni faceva apporre, o meglio sovrapporre, i propri nomi e titoli. E Ramses il grande, fu sicuramente fra quelli che più si distinsero in questa particolare attività. Fu un grandissimo e infaticabile costruttore e non esitava ad “usurpare” i monumenti dei suoi predecessori (in questo caso si tratta addirittura di un’opera eretta dal padre, tra l’altro amatissimo). Chiarisco subito che il termine “usurpare” è qui utilizzato in ottica del tutto moderna e fuori luogo. Per gli egizi non avrebbe avuto alcun senso per una serie di ragioni etiche, rituali e religiose che sarebbe troppo lungo spiegare in questa sede. Basti sapere che, per la loro mentalità, una pratica del genere era del tutto legittima e nient’affatto irrispettosa. Ma ritorniamo alla nostra iscrizione.

Prestando un minimo di attenzione, appare del tutto evidente che ci troviamo di fronte ad una commistione di geroglifici. Osservando da sinistra a destra (ma l’iscrizione si legge da destra a sinistra, in quanto le figure sono rivolte a destra), si notano due segni ben definiti, un’ape ed un giunco posti sulle rispettive semicirconferenze (nsw bity, l’espressione tipica che sta per Re dell’Alto e del Basso Egitto). Da questo punto in poi è chiaro che ci troviamo di fronte ad una serie di simboli sovrapposti (sull’estrema sinistra, ad esempio, si scorgono chiaramente al di sotto della sovrascrittura i segni che rappresentano le dee tutelari dell’Egitto (un cobra e, meno evidente, un avvoltoio, cioè le Due Signore).

Cosa è accaduto? Come accennavo in precedenza, in questa parte del tempio, Ramses II aveva fatto ricoprire di stucco l’iscrizione originaria su pietra, per poterne incidere un’altra al di sopra. Lo sgretolarsi dell’intonaco ha lasciato parte dei nuovi segni, ma ha rivelato anche quelli sottostanti, dando vita a queste forme così particolari. Katherine Griffis-Greenberg dell’University of Alabama e membro dell’American Research Center in Egitto è riuscita a isolare le due scritte e le ha analizzate.

L’iscrizione originaria, che è possibile individuare in diverse altre parti del tempio (Immagine n. 2), è riferita ad uno dei nomi di Seti I, appunto quello delle “Due Signore” (Nebty):[wḥm-mswt] sḫm-ḫpš dr-pḏt-9. (Lett. “Colui che rinnova le nascite, forte di armi, che respinge i nove archi” cioè i tradizionali nemici dell’Egitto).

Immagine n. 2: Tempio di Osiride, Abydos, particolare di un’iscrizione integra riferita al nome “Nebty” di Seti I (Fonte Beloved Egypt.com)

Al di sopra, Ramses II fece incidere la sua titolatura Nebty (Immagine 3): mk kmt wꜤf ḫꜢswt (Lett. “Colui che protegge l’Egitto e sottomette i paesi stranieri”).

Immagine n. 3: Il nome Nebty di Ramses II, che fu sovrapposto a quello del padre Seti I.

Con la sovrapposizione dei diversi geroglifici e la caduta accidentale di parte degli intonaci coprenti, quindi, si è venuta a creare questa singolare configurazione che niente ha a che fare con strumenti bellici. Di seguito sono elencati i segni entrati in gioco in questo equivoco figurativo (tra parentesi è riportato il codice utilizzato da Sir Alan Gardiner per indicare i vari simboli nella sua “Egyptian Grammar”):

elicottero: Arco (T10) + braccio con mano che tiene un bastone (D40) + braccio in combinazione con il pulcino di quaglia (G45)

carro armato: mano (D46) + Aa15

dirigibile: bocca (D21) + braccio (D36) + cesto con ansa (V31)

aereo: D40 + pane (X1) + planimetria di un villaggio (O49).

Per rendere più comprensibile il tutto basta osservare le immagini n. 4-5-6, in cui vengono evidenziate le varie fasi di stesura delle iscrizioni: l’ultima è quella che deriva dalla sovrapposizione delle prime due.

In definitiva, anche in questo caso, mistero risolto in maniera chiara, semplice e inequivocabile, con buona pace dei sostenitori delle più accese e inconcludenti teorie sensazionalistiche.

Fonti:

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