Lesley & Roy Adkins

Presentato da Francesco Alba
“Settembre 1822: il giovane Champollion riesce a decifrare la scrittura geroglifica liberando la storia dell’antico Egitto da millenni di oscurità” (cit.)
Il 2022 è un anno particolare per gli egittologi e anche per i semplici appassionati della Civiltà Egizia: lo si potrebbe quasi definire “Annus Aegyptiacus Magnus”. Lo imporrebbero due eccezionali ricorrenze: il bicentenario della decifrazione della scrittura geroglifica da parte di Jean-François Champollion, nel settembre del 1822 e la scoperta della tomba di Tutankhamon da parte di Howard Carter, sostenuto dal mecenatismo dell’aristocratico inglese Lord Carnarvon, il quattro novembre del 1922.
Ma bando alle iperboli. Riporto la vostra attenzione sull’opera eccezionale del grande Champollion, per segnalare un’interessante pubblicazione di qualche anno fa: si tratta de “Le Chiavi dell’Egitto”, scritto dalla coppia Lesley e Roy Adkins, archeologi e membri della Society of Antiquaries di Londra e pubblicato in Italia nel 2004 dalle Edizioni Piemme Pocket.
É il 14 settembre 1822 quando Jean-François Champollion (1790-1832) irrompe senza fiato nello studio del fratello, Jacques-Joseph, con i suoi appunti e disegni stretti al petto. Getta ogni cosa sul tavolo, gridando: “Je tiens l’affaire (Ce l’ho in pugno)!”. Vorrebbe esporre la sua intuizione ma si accascia sul tappeto, privo di sensi. Il fratello, per qualche istante lo crede morto. È il risultato di quello che potremmo definire “lo studio matto e disperato” degli ultimi anni, il lavoro febbrile di una grande personalità dotata di una solida erudizione e di un eccellente intuito.

Alla riunione dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres del 27 settembre di quello stesso anno, Champollion fu chiamato a presentare quello che doveva essere la relazione più importante delle giornata, il suo lavoro sui geroglifici fonetici che poco dopo avrebbe ampliato in una vera e propria pubblicazione indirizzata a Bon-Joseph Dacier, Segretario Perpetuo dell’ Académie des Inscriptions et Belles-Lettres. Questo lavoro, che divenne una pietra miliare dell’egittologia, oggi è noto semplicemente come “Lettera a Monsieur Dacier”.
Benché questo documento sia generalmente giudicato come il punto di svolta negli studi di Champollion, occorre tuttavia ricordare che egli non giunse ad una soddisfacente comprensione dell’antica lingua egizia se non dopo il completamento della sua grammatica e del relativo dizionario che avvenne poco prima della sua scomparsa, per un colpo apoplettico, nel 1832.