Harem Faraonico

BENIA DETTO PAHEKAMEN (O PAHEQAMEN)

Di Luisa Bovitutti

La piantina della tomba: a destra il cortile dal quale un breve corridoio conduce nel vestibolo o sala trasversale e poi nella camera funeraria o sala longitudinale, sul cui fondo ci sono tre nicchie che ospitano tre statue.

Benia, che in Egitto aveva assunto il nome di corte di Paheqamen come si è già detto era uno straniero, probabilmente catturato ancora ragazzino durante le campagne militari del Faraone in Canaan e portato in Egitto.

Sulla parete posteriore sinistra del vestibolo si trova una scena che raffigura il banchetto funebre di Benia, allietato dai musicisti che sono applauditi da tre uomini. I genitori del defunto siedono davanti ad un tavolo di offerte: la madre, Tirukak, abbraccia il marito, Irtonena, e sotto il suo sedile c’è uno specchio.

Egli era certamente asiatico (si ritiene che il suo nome significhi Figlio di Jahweh); sua madre si chiamava Tirukak ed era una mitanni, mentre suo padre, probabilmente hurrita, forse si chiamava Irtonena o El-tau-na-na.

Egli crebbe nel kap di Thutmosis II o Thutmosis III, integrandosi a tal punto nella nuova patria che fece costruire la sua tomba (TT343) ai piedi delle colline sud-orientali di Sheikh Abd el Qurna secondo i canoni estetici egizi e fece scolpire il suo titolo di “giovane del kap” nel passaggio esterno e in molti altri punti della costruzione.

All’interno del vestibolo, sulla parete frontale destra, una scena ritrae Benia che svolge i suoi compiti, tra cui pesare e conservare oro, argento, avorio, ebano e turchesi, mentre due scribi registrano i beni e i quantitativi. oggetti vengono pesati su una bilancia con un contrappeso a forma di vitello. Benia è raffigurato mentre esamina le annotazioni su tre libri mastri.

La deportazione di Benia nelle Due Terre fu probabilmente la sua fortuna, in quanto ricevette un’elevata istruzione ed in seguito Thutmose III lo gratificò con i titoli di “supervisore dei lavori di costruzione”, di “sovrintendente degli artigiani del Signore delle Due Terre” (tanto che si prese cura di tutti gli edifici del re a Tebe ed a Karnak), di “amministratore delle donazioni ufficiali”e di “supervisore dei custodi del sigillo”, con il compito di rendicontare mensilmente al visir in merito alle entrate ed alle uscite statali.

Sulla parete posteriore destra del vestibolo continua la scena del banchetto funebre di Benia, seduto davanti a un tavolo di offerte, con un uomo sconosciuto che fa un’offerta

All’interno del vestibolo, sulla parete frontale sinistra, incontriamo il defunto davanti al quale vengono poste delle offerte

Egli venne inumato in una tomba piuttosto semplice, che si affaccia su di un piazzale non decorato, tagliato nella roccia e le cui pareti esterne sono oggi protette da muri di pietra calcarea per evitare il crollo di pietrame o di rifiuti dalle circostanti case di Gurnah; essa è caratterizzata dalla classica forma a T e da una camera funeraria che a differenza di altre sepolture private, era aperta.

I coni funerari di Benia

La tomba si trova in una necropoli della XVIII e XIX dinastia, ma è di difficile datazione in quanto non reca iscrizioni relative al nome del sovrano regnante nel momento in cui fu costruita; la comunità scientifica tuttavia l’attribuisce alla seconda metà del regno di Thutmosis III sulla base dello stile delle acconciature e degli abiti dei personaggi raffigurati e delle decorazioni interne.

Sulla parete corta posteriore della camera funeraria si trova una nicchia con statue sedute del defunto, della madre e del padre.

Particolare dei suonatori al banchetto funebre di Benia: un suonatore di liuto ed un arpista

L’interno del complesso, in ottime condizioni perché fortunatamente la tomba non venne mai utilizzata come abitazione nel corso dei millenni, è stato ripulito e protetto da una porta di ferro; le parti architettoniche scomparse sono state sostituite e rinforzate in cemento, e così pure le aree delle decorazioni scomparse; il danneggiamento dei volti che si riscontra su alcuni rilievi risale all’antichità, così come la cancellazione del nome di Amon e di tutti i richiami al tempio di Karnak dedicato al dio, chiaramente riferibili all’iconoclastia amarniana; molte gocce di vernice sono state trovate sulle pareti ed è probabile che siano da riferire a maldestri restauratori.

A destra, accanto all’ingresso, si trova una raffigurazione di Benia con bracieri in entrambe le mani, dove le anatre stanno per essere bruciate per il grande dio. Davanti a lui si ammucchiano offerte su stuoie: pane, carni varie, verdure, frutta in ceste, vasi in alabastro e terracotta per unguenti, separati da fiori di loto blu.

Nel piazzale, gli scavi hanno portato alla luce un tavolo per le offerte a forma del geroglifico hotep, tipico del Nuovo Regno. Accanto ad uno stipite crollato a terra vennero rinvenuti due coni funerari appartenenti a Benia.

Il primo, n°441, recita “Sovrintendente ai lavori, figlio del kap, Paheqamen, chiamato Benia, fedele alla voce di Osiride”; il secondo, n°544, recita: “Figlio del kap, Paheqamen, chiamato Benia”.

Sulla parete corta meridionale si trovano due occhi udjat, una stele con un testo di invocazione, fiancheggiata da varie figure di Benia inginocchiato nell’atto di offrire. Davanti a questa scena, nel pavimento del vestibolo, si trova un pozzo rituale.

Tra i detriti della camera sepolcrale sono stati rinvenuti i resti di cinque mummie, probabilmente appartenenti a Benia ed ai suoi familiari, mentre i resti di altre sedici si trovavano altrove nella tomba, e probabilmente appartenevano a sepolture intrusive così come i resti di corredi funerari di epoca successiva.

All’interno del piazzale si aprono due pozzi che portano a corridoi sotterranei a loro volta collegati con il sistema di corridoi del pozzo nell’ambiente trasversale; un brevissimo corridoio con ancora tracce di decorazioni e due gradini sbozzati danno accesso al vestibolo (detto anche “sala trasversale”) e poi alla cappella funeraria (“sala longitudinale”), nella cui parete ovest si trova una nicchia con tre statue assise.

Sulla parete posteriore destra del vestibolo troviamo Benia, in qualità di “Sorvegliante delle opere”, seduto e con un bastone in mano che ispeziona i portatori, suddivisi in tre registri, che portano offerte consistenti in bestiame, uccelli, pesci, fiori di loto e cibo.

Non ho trovato le immagini della camera funeraria, relative al corteo funebre verso la dea dell’Occidente, alla dea medesima, al trascinamento del sarcofago verso il regno dei morti su di una slitta trainata da quattro uomini e simboleggiata da un edificio bianco con una porta marrone. Due donne si prendono cura della mummia e rappresentano Iside e Nephtys, che piansero il loro fratello Osiride; i portatori di offerte accompagnano la processione. E’ raffigurato anche il pellegrinaggio da e per Abydos grazie al quale il proprietario della tomba diventerà Osiride stesso.

Immagine posta sulla parete corta settentrionale della sala longitudinale che rappresenta una falsa porta e Benia che fa offerte

FONTI

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