Di Piero Cargnino
Inizia così il Medio Regno, la fase della storia dell’Egitto che corrisponde ad una ripresa dello stato unitario dopo il caos del Primo Periodo Intermedio che per quasi due secoli ha segnato lo sfaldamento del potere centrale e la frammentazione del paese.
Manetone inserisce in questo periodo due dinastie di sovrani la XI e la XII dinastia. Con i primi due sovrani del Medio Regno il controllo dello stato è caratterizzato da lotte intestine che vedono contrapposti i principi tebani, fautori dell’unificazione dei territori sotto la loro autorità centrale, ai governatori Heracleopolitani.
Da Tebe il governatore Inyotef (o Intef X dinastia) esercita il suo potere su gran parte dell’Egitto, a sud fino ad Assuan e a nord fino a Coptos. Molti lo considerano il capostipite della XI dinastia, in effetti non lo è anche se il suo nome compare nella “Sala degli Antenati” dell’Akh-Menu, il Tempio di Milioni di Anni di Karnak fatto erigere da Thutmose III (posizione 13) 600 anni dopo per onorare le sue origini. Infatti nella Sala, il nome di Inyotef non compare racchiuso nel cartiglio tipico dei faraoni ma con il titolo di “iry-pat-haty-a” (Principe ereditario e Governatore).

Molto probabilmente Inyotef è da identificare con la statua in postura da scriba che Sesostri I (XII dinastia) fece erigere e che riporta l’iscrizione “Realizzata dal Re dell’Alto e Basso Egitto Kheperkara come monumento per suo padre, il principe Intef il Grande (o il Vecchio) nato da Iku” oggi conservata al Museo del Cairo (CG 42005).


Vediamo ora la prima parte della XI dinastia che, come abbiamo detto, viene da molti studiosi considerata come un’appendice del “Primo Periodo Intermedio”.
Alla morte di Inyotef gli succede il figlio, Mentuhotep I in qualità di nomarca principe di Tebe (2137 a.C.). Mentuhotep I vero capostipite della XI dinastia è un fiero sostenitore di una politica indipendentista dagli avversari heracleopolitani della IX dinastia, continuerà la politica del padre Inyotef.
Non risulta che Mentuhotep I si sia mai fregiato del titolo di “Re dell’Alto e Basso Egitto”, in epoche successive gli venne attribuito un nome Horo del tutto generico, “Tepia” (l’antenato) e con il suo nomen racchiuso in un cartiglio, compare nella “Sala degli Antenati” e Thutmose III lo onorerà col padre Inyotef.
Anche se non ufficialmente faraone, Mentuhotep I fu il primo a portare un nome teoforo, ovvero contenente un nome divino, associato a Montu, dio guerriero del quarto nomo dell’Alto Egitto, con l’intento di assicurarsi la protezione divina.
Nella tomba di Hekaib, nomarca del distretto di Elefantina, vennero rinvenuti decine di manufatti come statue e stele relative a vari sovrani tra cui i resti di una statua di Mentuhotep I, fatta realizzare probabilmente da Antef II sulla quale compare il titolo di “Padre degli dei”, da ciò si pensa che sia stato il padre di Antef I e di Antef II.

L’egittologo Alan Gardiner ritenne di aver individuato il nome di Mentuhotep nella posizione 5,12 del Canone reale. Forse il suo scopo iniziale, per la situazione esistente in Egitto a quei tempi, era solo quello di affermare la propria sovranità sui territori che si erano venuti a creare sotto l’autorità tebana. Ad un certo punto però Mentuhotep I inizia la sua espansione contro Heracleopolis i cui sovrani si erano appropriati del titolo appartenuto ai sovrani di Menfi di “Re dell’Alto e Basso Egitto” anche se dovrà passare ancora del tempo prima che l’Egitto torni ad essere interamente riunificato. Cosa che avverrà soprattutto ad opera dei faraoni, “Horo Wah-ankh” (Antef II) e “Horo Samtawy” (Mentuhotep II) che porranno così definitivamente fine al Primo Periodo Intermedio inaugurando l’inizio del Medio Regno.

Questi due faraoni riconquistarono le regioni del delta del Nilo, che erano state occupate dalle popolazioni libiche e da quelle del Sinai, riunificando così l’intero Egitto. La gestione e organizzazione vere e proprie di questo nuovo regno arriverà poi solo con la XII dinastia che acquisì appieno la necessità di dare unità politica all’Egitto anche, e soprattutto, ridimensionarono il potere dei vari nomarchi che, privi di un controllo centrale avevano causato rivolte e instabilità; ora essi vennero sottoposti a rigidi controlli da parte di ispettori inviati direttamente dai faraoni. Venne instaurata una sorta di organizzazione feudale al fine di accontentare in tal modo la nobiltà provinciale e la loro voglia di potere. Il Medio Regno divenne quindi nuovamente un periodo di stabilità politica duratura.
Finalmente l’Egitto si trova ad attraversare uno dei periodi più prolifici della sua storia, tornano ad affermarsi i grandi faraoni che intraprendono la riorganizzazione dello stato, favoriscono la ripresa dell’economia, agevolati in questo dalla fine della terribile carestia che ha caratterizzato gran parte del precedente periodo, questo contribuisce al risanamento delle finanze pubbliche e offre una spinta a nuove mire espansionistiche. Vediamo ora nel dettaglio i regni dei faraoni del Medio Regno.
Fonti e bibliografia:
- Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche” – Bompiani, Milano 2003
- Guy Racket, “Dizionario Larousse della civiltà egizia”, Gremese Editore, 1994
- Edda Bresciani, “Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto”, De Agostini, 2005
- Salima Ikram, “Antico Egitto”, Ananke, 2013
- Mario Tosi, “Dizionario enciclopedico delle divinità dell’Antico Egitto”, Ananke, Torino, 2006
- Toby Wilkinson, “L’antico Egitto. Storia di un impero millenario”, Torino, Einaudi, 2012
- Nicolas Grimal, “Storia dell’Antico Egitto”, Roma-Bari, Biblioteca Storica Laterza, 2011
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, (Einaudi, Torino, 1997), Oxford University Press, 1961
- Margaret Bunson, “Enciclopedia dell’antico Egitto”, Fratelli Melita Editori, 1995
- Sergio Donadoni, “Tebe”, Electa, 1999
- Federico A. Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Mursia, 2012