Di Grazia Musso

Lo scopo principale di una corretta cerimonia funebre era quello di permettere al defunto di raggiungere la Sala del Giudizio, dove avveniva la pesatura del cuore.
Se questo una volta posto sulla bilancia, pesava quanto una piuma di Maat, il defunto veniva accolto da Osiride nei Campi di Aaru, il luogo dei beati.
I Campi dei Beati erano la versione idealizzato di un regno terreno: lì il defunto avrebbe mangiato, bevuto e partecipato a molte delle attività che per gli Egizi erano importanti durante la vita.
Poiché l’agricoltura aveva in Egitto ruoli, centrale, ai defunti poteva essere richiesto di svolgere delle attività come arare, seminare o mietere.
Perciò, al fine di evitare che il morto passasse l’eternità a faticare nei campi veniva sepolto con alcune statuette chiamate Ushabt.
Esse rappresentano un’evoluzione della tradizione del tardo Antico Regno di porre nelle tombe statuette di servitori, figurine in pietra e argilla che rappresentavano uomini e donne nell’atto di svolgere lavori quotidiani.
All’inizio del Medio Regno queste figurine di servitori si trasformarono in elaborati modellini di panetteria, macellerie, laboratori, che includevano delle statuette in scala delle persone coinvolte nelle diverse attività.
I modellini, con il tempo, vennero usati sempre meno nelle tombe; nel frattempo, però, gli Ushabt avevano conosciuto uno sviluppo parallelo.
Statuette funerarie in esemplari singoli cominciarono ad apparire nel Primo Periodo Intermedio.
Erano fatte di cera e, fin da subito, ebbero prevalentemente la forma di mummia.
È chiaro che nelle loro prime incarnazioni, esse rappresentavano il proprietario della tomba.
Già all’inizio della XVIII Dinastia gli ushabti si erano moltiplicati, fino a essere anche più di quattrocento in una sola tomba.
Con Tutankhamon furono sepolti in tutto 413 ushabt: uno per ciascuno dei 365 giorni dell’anno, 36 per sovrintendere le settimane ( da 10 giorni ciascuna) e 13 supervisori per i mesi, da trenta giorni.
Le statuine sono fatte in molti materiali diversi, come Faience, legno, calcare, granito , calcite e quarzite , e hanno varie forme e dimensioni (da 10 fino a oltre 60 cm di altezza).
Sono tutte rappresentazioni del re come una mummia, con indosso copricapi reali o parrucche di varie fogge.
La maggior parte reca solo l’iscrizione con uno o due dei nomi ed epiteti di Tutankhamon è solo 29 recano l’iscrizione tratta dal sesto capitolo del Libro dei Morti.



Uno degli ushabti è stato trovato nell’anticamera, mentre gli altri erano nella camera del tesoro (176) e nell’annesso (236).
Originalmente, si trovavano in apposite casse.
Gli ushabti più belli sono fatti in legno e sono molto più grandi e di migliore qualità artistica rispetto agli altro.
Sei di essi erano stati donati come parte del corredo funerario del re da due suoi alti funzionari, il generale Nakhtmin è dal tesoriere Maya
Fonte:
Tutankhamon, i tesori della tomba – Zahi Hawass – Fotografie di Sandro Vannini – Einaudi