Di Livio Secco

Questi pezzi in avorio venivano utilizzati per un antico gioco da tavolo egizio.
Il gioco in questione è il Mehen.
Io l’ho preso in considerazione per una conferenza sui giochi che erano diffusi nell’antico Egitto tra la popolazione nilotica in ogni stratificazione sociale.
La conferenza ha originato il Quaderno di Egittologia nr 17 GIOCHI D’EGITTO – I divertimenti del re che potete trovare qui: https://ilmiolibro.kataweb.it/…/624932/giochi-degitto/

La conferenza e il Quaderno prendono in esame i quattro giochi da tavolo più diffusi:
– il SENET
– il VENTI CASELLE
– il CANI E SCIACALLI
– il MEHEN
È davvero un percorso interessante quello che si snoda sotto gli occhi da chi si farà rapire dalla curiosità di come si divertivano gli Egizi.
Anche questa è cultura, anche un gioco antico fatto seduti sulla sabbia con i propri amici antagonisti è Civiltà Egizia.

PRIMA DIAPOSITIVA: oltre al Senet, al Venti Caselle e al Cani e Sciacalli esistevano nell’antico Egitto altri giochi, meno conosciuti, ma altrettanto interessanti.
Uno di questi è rappresentato nella tomba di Hesy-Ra (2700 a.C.) dipinto su di un muro: si tratta del Mehen, termine che significa “avvolgere, avvolto”.
Questo gioco veniva praticato su di un piano disegnato a spirale, spesso avente la forma di un serpente, con diverse quantità di caselle, sei collezioni di pedine diversamente colorate e sei pezzi speciali aventi la forma di animali pericolosi come leoni, ippopotami e talvolta anche cani.
Esso è l’unico gioco a più avversari conosciuto: tutti gli altri si prestano ad essere praticati da due giocatori soltanto mentre il Mehen riesce a coinvolgere fino a sei giocatori contemporaneamente.
Sembra che esso sia cessato di essere praticato a partire dal 2000 a.C. durante il Medio Regno determinando così una situazione molto strana.

SECONDA DIAPOSITIVA: il movimento delle pedine viene abilitato mediante il lancio, da parte dei giocatori, di tre bastoncini appiattiti. Essi presentano le facce colorate in modo diverso: scure da un lato e chiare dall’altro. Ovviamente i bastoncini, a causa della loro forma, quando ricadono sul tavolo presentano sempre e soltanto un solo lato.
La somma dei lati chiari determina di quante posizioni il giocatore, che ha effettuato il lancio, può muovere una sua pedina sulla tavola seguendo questa semplice tabella:
– un lato chiaro (due scuri): una casella
– due lati chiari (un lato scuro): due caselle
– tre lati chiari (nessun lato scuro): tre caselle
– tre lati scuri (nessun lato chiaro): sei caselle

TERZA DIAPOSITIVA: Sono previsti anche i contatori: essi sono quattro e sono identificati per il valore che rappresentano.
Esiste perciò un contatore per gli “uno” che sono usciti dal lancio dei bastoncini, un contatore per i “due”, un contatore per i “tre” e un contatore per i “sei”.
I contatori sono personalizzati per ogni giocatore partecipante e servono per memorizzare le mosse offerte dai bastoncini.
Come vedremo infatti le mosse sono immagazzinate nei contatori ed utilizzate dai giocatori a seconda delle loro strategie.
La gestione dei contatori può essere fatta per annotazione su carta oppure a mezzo di piccoli recipienti per ognuno dei valori possibili e con l’uso di materiali facenti la funzione di “gettoni” (es. sementi, pietrisco, legnetti, ossicini, …).
Ad esempio: il giocatore lancia i legnetti per le seguenti volte: 3+3+1+6+1+3+2. Avendo ottenuto un 2 al settimo lancio interrompe i lanci e può cominciare a fare 7 mosse diverse con i propri pezzi. Può anche non farle tutte: essendo registrate le potrà riservare per occasioni successive. L’importante è che il punteggio di ogni lancio non può essere ripartito su pedine diverse.