Mai cosa simile fu fatta, Statue, XIX Dinastia

STATUINA DI PENBUI

Di Grazia Musso

Legno, altezza 60 cm
Museo Egizio di Torino, Collezione Drovetti – C. 3048

Tra le opere più raffinate provenienti dalla necropoli degli artigiani di Deir el-Medina, va annoverata questa statua lignea di pregiata fattura raffigurante un abitante del villaggio di nome Penbui, vissuto in epoca ramesside.

Il personaggio è raffigurato durante lo svolgimento di una processione religiosa, come testimoniano le due alte insegne che egli sorregge ai lati del corpo.

Sopra entrambe le aste si trova la figura di un dio: alla destra di Penbui è raffigurato Ptah e alla sua sinistra si è conservata in parte l’immagine di Amon-Ra.

A sinistra: Amon-Ra era il grande dio tebano nonché una delle principali divinità a livello nazionale. Il suo culto non poteva quindi mancare tra gli artigiani di Deir el-Medina che lo veneravano al fianco di divinità di carattere più popolare. Qui il dio è effigiato a torso nudo, con un gonnellino su cui poggia le mani. Dell’originaria corona sul capo rimangono solamente le tracce.

A destra: Nell’antico Egitto il dio Ptah era considerato il padrone degli artigiani e per questo era oggetto di culto tra la comunità di Deir el-Medina. Qui il dio è raffigurato secondo l’iconografia tradizionale, con una calotta aderente sul capo, la barba posticcia e un abito-guaina che gli avvolge il corpo. Nelle mani impugna lo scettro uas, emblema di potere.

La scultura è stata eseguita con una straordinaria cura per i dettagli e per il modellato del corpo, a dimostrazione dell’alto livello qualitativo raggiunto dagli artisti del villaggio.

Il volto di Penbui è incorniciato da una elaborata parrucca, tipica del periodo, e il lungo gonnellino che egli Indossa rappresenta, di per sé, un piccolo capolavoro di ebanisteria.

Il volto di Penbui, dai tratti idealizzati e dall’espressione serafica, è stato modellato con particolare grazia e morbidezza di forme. La preziosa parrucca che incornicia il viso è formata da un livello superiore di minute ciocche da cui fuoriescono riccioli più grandi che si posano sulle spalle. Il lavoro di intaglio eseguito dal l’artigiano per rappresentare la massa di capelli è di alto livello.

Le fitte pieghe della stoffa si incrociano all’altezza della vita creando un raffinato gioco di chiaro-scuri ulteriormente impreziosito dal davantino su cui si trova una colonna di geroglifici.

Altre iscrizioni ornano le due insegne laterali, il retro dei troni divini, il pilastro dorsale e il piedistallo della statua.

I testi, costituiti da formule di offerta e preghiere rivolte agli dei, contengono il nome e i titoli di Penbui, “guardiano nella Sede della Verità”, termine con cui si indicava la necropoli tebana.

Fonte:

I grandi musei : il Museo Egizio di Torino – Silvia Einaudi – Electa

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