Di Grazia Musso

Collezione Drovetti – C. 3032
Museo Egizio di Torino
Questa bella scultura in calcare bianco, con parti policrome, è uno dei reperti provenienti dal villaggio operaio di Deir el-Medina, situato sulla riva occidentale del Nilo, nei pressi dell’antica capitale Tebe.
Qui abitarono, a partire dall’inizio della XVIII Dinastia sino alla tarda età ramesside, gli artigiani incaricati di costruire e decorare le tombe della vicina Valle dei Re.

Designati comunemente ” servitori nella Sede della Verità”, questi uomini hanno lasciato numerose e spesso commoventi testimonianze della propria vita , provenienti soprattutto dalle loro piccole sepolture e cappelle funerarie, costruite a ridosso dell’abitato.
Anche Penmernabu, proprietario della scultura, era un “servitore nella Sede della Verità”, come risulta dalle iscrizioni incise sulla statua.
Egli è qui raffigurato in ginocchio nell’atto di offrire al dio Amon – Ra un piccolo altare su cui si trova una voluminosa testa d’ariete che oscura in parte la figura del dedicante.

La testa dell’animale è dipinta a colori vivaci che contrastano con il bianco prevalente della scultura.
Al dio è indirizzata anche la preghiera scritta frontalmente, dove Penshenab invoca per sé la protezione divina.
La cura e l’attenzione dello scultore si sono concentrate sopratutto nella realizzazione delle teste dell’uomo e dell’ariete, le parti più importanti ed espressive dell’intera composizione, mentre il corpo del dedicante, che Indossa un lungo gonnellino plisettato, è abbozzato con minor precisione.

La parrucca nera è composta da lunghe ciocche scalate sotto le quali emergono piccoli riccioli che scendono sulle spalle.
Gli occhi sono bistrati, secondo la moda egizia, mentre la bocca, dipinta di rosso, sembra avere un fremito di vita.

Fonte
I grandi musei : Il Museo Egizio di Torino – Silvia Einaudi – Electa

