Di Piero Cargnino

Con Horemheb ci siamo lasciati alle spalle la XVIII dinastia e ci apprestiamo a parlare della XIX.
In realtà Manetone non fa terminare la XVIII dinastia con Horemheb ma tra quest’ultimo e Sethi I inserisce altri 4 faraoni: Ramesses, Harmesses, Amenophis e Sethos (chiamato anche Ramesses), solo da questo punto fa partire la XIX Dinastia con Sethi I. Come ci hanno tramandato i suoi epitomi principali, Giuseppe Flavio, Sesto Giulio Africano ed Eusebio da Cesarea, i quali però non peccavano certo di precisione, le notizie mostrano delle lacune dovute a ripetizioni ed inserimenti di alcuni faraoni nella dinastia precedente.
Rifacendosi ai dati forniti ed alle, seppur scarse testimonianze archeologiche, si è comunque potuto ricostruire la cronologia della XIX dinastia, e la durata dei regni dei vari sovrani, in modo abbastanza soddisfacente nonostante l’esito non soddisfi ancora tutti gli studiosi. L’inizio della dinastia viene accettato dalla maggior parte degli studiosi in quanto è stato calcolato utilizzando la segnalazione di Teone di Alessandria, astronomo dell’epoca, secondo il quale durante il regno del faraone Menophreos (Menophres) si sarebbe verificata la levata eliaca di Sirio nel capodanno del calendario civile egizio (1º giorno del 1º mese della 1ª stagione). Se si considera la datazione del ciclo sotiaco di 1460 anni civili egizi, l’evento si può datare al 1320 a.C., se invece si considera un ciclo sotiaco di 1456 anni civili egizi, l’evento si può datare al 1316 a.C., come si vede la differenza è trascurabile. Quì è però in corso una disputa tra gli egittologi che non sono d’accordo sull’identificazione del faraone Menophreos fatta da Teone, alcuni pensano che si tratti di una deformazione del praenomen di uno dei due faraoni della dinastia: Ramses I Menpehtira o Seti I Menmaatra. In linea di massima, però, il fatto che Seti I abbia adottato come nome Nebty (nome delle “Due Signore”) quello di “Weham meswe” farebbe propendere per considerare che l’inizio del nuovo ciclo sothiaco sia avvenuto sotto il suo regno.
Con l’inizio della XIX dinastia l’Egitto pare riaversi dalla terribile esperienza della “rivoluzione religiosa”, ma non sarà un ritorno al passato, si può notare un sensibile deterioramento nell’arte, nella letteratura ed in generale nella cultura del popolo. La classica lingua antica si trasforma avvicinandosi sempre più alla lingua parlata la quale ha inglobato numerose parole straniere, i testi appaiono trasandati e privi di quella enfasi dei tempi passati come se gli scribi non capissero più il significato della loro stessa cultura.

Le tombe ed i templi non raccontano più le belle scene di vita quotidiana, con pitture e colori vivaci ma sono in massima parte rivolte a descrivere i pericoli che si possono incontrare nell’aldilà. I soggetti più ricorrenti sono: la psicostasia, la pesatura del cuore davanti a Osiride, citata nel capitolo 125 del “Libro dei Morti” e il “Libro dei Cancelli” che illustra gli ostacoli che il defunto incontrerà nel viaggio notturno attraverso gli Inferi, anche se ovunque compaiono molte scene guerresche dai colori vivaci la cui fattura però si presenta relativamente rozza con didascalie sempre più adulatrici verso il sovrano di turno piuttosto che reali ed istruttive.

Nonostante ciò in questo periodo compaiono ancora opere di grande magnificenza e grandiosità, questa è l’epoca meglio conosciuta dal turista che non si perde a fare confronti con le opere molto più raffinate delle epoche precedenti.
La XIX dinastia è caratterizzata da due distinti periodi che testimoniano i mutamenti che accadono spesso nelle famiglie reali. Il periodo iniziale ci presenta sovrani autorevoli e guerrieri che fanno di tutto per riportare l’Egitto ai fasti di un tempo dopo la brutta avventura dell’ultima fase della XVIII dinastia. Questo fino a Ramses II, ma nel secondo periodo, già con suo figlio Merenptah, si avverte l’inizio di quello che sarà un profondo conflitto dinastico che condurrà ad un nuovo sfaldamento del potere reale.
Con i primi faraoni si avverte la grande aspirazione di riacquistare il prestigio e l’influenza che fu ai tempi di Thutmosi III. In questo periodo troviamo testi molto lunghi che spesso superano il centinaio di righe dove è evidente la più classica regolarità di elementi più antichi, i testi iniziano con la classica cantilena dove vengono elogiati tutti i meriti del sovrano e formulate tutte le lodi a lui indirizzate, poi inizia il testo vero e proprio. Gli ideali esposti presentano una floridezza di espressione che giustifica la prolissità del testo pur essendo ben lontana dalla compostezza epigrafica conosciuta in passato.
Ovvio notare che spesso vengono ripresi ed adattati al sovrano testi dell’età aurea della XVIII dinastia senza però che questi appaia come il sovrano severo di un tempo. Ora il faraone viene descritto come un padre accorto ed amoroso che conosce i bisogni dei suoi sudditi, che si immedesima nelle loro sofferenze ponendosele come un problema da risolvere, è presente anche la volontà del sovrano di alleviare le sofferenze dei lavoratori delle miniere d’oro situate in pieno deserto.

Su di una stele nel deserto presso una miniera d’oro destinato al suo tempio ad Abydos, Seti I si preoccupa di aprire cisterne per rifornire d’acqua coloro che estraggono l’oro, riporta la stele:
<<…….Ecco, questo giorno Sua Maestà ispezionò i deserti fino alle montagne……..si fermò per prendere consiglio con il suo cuore e disse. “com’è terribile una via senz’acqua…….si lamenta l’assetato sulle alture, in che modo provvederò ai suoi bisogni? Farò per loro il mezzo per farli vivere……..Verranno le generazioni future a elogiarmi per la mia bravura; perché invero io sono uno di buon cuore, che si volge verso chi va in giro………”.
Purtroppo, come abbiamo detto, la situazione politica dell’ultimo periodo della XIX dinastia denuncia un’assenza assoluta del potere centrale, il Papiro Harris parla di “anni vuoti”. L’unità del paese viene mantenuta grazie alla solida struttura della burocrazia amministrativa che, ben organizzata, in alcuni casi addirittura ereditaria, riesce a supportare alla mancanza di direttive dando una discreta continuità alla gestione dello stato.
I faraoni sono identificati con certezza solo per la prima parte della dinastia, i restanti sono talmente effimeri che alcuni cancellano i predecessori scalpellando i loro nomi dai monumenti per cui è estremamente difficile ricostruire una sequenza corretta.
Per tutto il periodo la capitale ufficiale rimane Tebe mentre l’apparato burocratico si divide tra Pi-Ramses e Menfi mantenendo un equilibrio con il clero di Amon. Alcuni studiosi vedono nella XIX dinastia il periodo narrato nella Bibbia come la schiavitù e l’esodo degli ebrei dall’Egitto. Come abbiamo già visto in precedenza, pare ormai assodato che non si possa inserire l’evento biblico in questo periodo per tutta una serie di ragioni che abbiamo già affrontato ed altre che vedremo in seguito.

Così finisce la XIX dinastia, in una sorta di assoluta anarchia spesso addirittura in assenza di un sovrano anche solo fittizio. Vediamo ora nel dettaglio i faraoni ed i loro regni.
Fonti e bibliografia:
- Alessandro Roccati, “L’area tebana, Quaderni di Egittologia”, n. 1, Roma, Aracne, 2005
- Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bologna, Bompiani, 2003
- Mario Tosi, “Dizionario enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto”, vol. I, Torino, Ananke, 2004
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
- Margaret Bunson, “Enciclopedia dell’Antico Egitto”, Melita edizioni, 1995
- Alfred Heuss et al., “I Propilei“. I, Verona, Mondadori, 1980
- Erik Hornung, “La Valle dei Re”, traduzione di Umberto Gandini, Torino, Einaudi, 2004