Di Piero Cargnino

Abbiamo già parlato di Siptah in altra occasione, di lui si è per molto tempo ritenuto che fosse figlio di Seti II e della prima Grande Sposa Reale Takhat, alcuni obiettano che potrebbe essere stato il figlio della terza Sposa di Seti II, la siriana Tia’a. Secondo alcuni egittologi che hanno esaminato un rilievo custodito al Louvre (E 26901) hanno notato che il nome di Siptah è affiancato a quello di Sutulja, una concubina reale, nel rilievo Sutulja viene definita come madre di Siptah. Sul padre è stata avanzata l’ipotesi secondo cui potrebbe essere il figlio del faraone Amenmesse poiché, come lui, durante la XX dinastia era considerato illegittimo.
Che sia di stirpe reale non dovrebbero esistere dubbi in quanto compare in una statua seduto sulle ginocchia di un Faraone mancante della testa. Salito al trono intorno ai 10 – 12 anni ebbe un regno molto breve, poco più di cinque anni, alla sua morte non era ancora ventenne. Erede dei grandi Seti I e Ramses II, fu l’ultimo sovrano della discendenza maschile, ultimo della XIX dinastia che si chiuderà con la regina Tausert, vedova di Seti II e forse matrigna di Siptah.
Data la giovane età gli egittologi suppongono che abbia governato con la reggenza della Grande Sposa Reale di Seti II, Tausert. In questo periodo comparivano due sovrani con lo stesso nomen, Ramses Siptah e Merenptah Siptah ma grazie agli studi dell’egittologo Alan Gardiner è stato appurato che si trattava dello stesso Siptah che, intorno al secondo o terzo anno di regno, inspiegabilmente, cambiò il prenomen da Ramses Siptah a Meremptah Siptah.
Va detto che il regno di Siptah, come quello seguente della regina Tausert, furono condizionati fortemente dalla figura di un funzionario di corte, il cancelliere Bay, un personaggio non di nobili origini, giunto nella sua posizione non si sa come, raggiunse un grado di influenza a corte decisamente inusuale tanto da autodefinirsi: << Grande Sovrintendente dei Sigilli dell’intero Paese, Colui che pose il Re sul trono di Suo Padre; amato dal suo Signore: Bay >>. Una strana, oltre che interessante figura della quale parleremo in seguito.

Siptah fu sepolto nella Valle dei Re, nonostante la sua tomba, la KV47 non fosse ancora terminata. Nel 1905, quando Edward Russell Ayrton la scoprì era in cattive condizioni e l’egittologo si limitò a scavare i corridoi e l’anticamera prima di smettere per il timore di crolli. Rilievi epigrafici vennero effettuati nel 1907 da Harold Jones ma fu solo nella campagna di scavi del 1912-13 che Harry Burton proseguì gli scavi giungendo fino alla camera funeraria. Anche Howard Carter, nel 1922, eseguì alcuni scavi ma solo nei pressi dell’ingresso. Passarono oltre settant’anni finché nel 1994 il Supremo Consiglio delle Antichità egizio procedette ad effettuare lavori di consolidamento e restauro che vennero ripresi e conclusi nel 1999 dal MISR Projet Mission Siptah-Ramses X.
In un primo tempo già Ayrton e poi Burton ipotizzarono che la KV47 avesse ospitato la mummia di Siptah e della madre Tia’a. All’interno della tomba sono chiaramente visibili segni di manomissione o tentativi di usurpazione infatti i cartigli di Siptah risultano abrasi e poi, in seguito, restaurati ma solo pittoricamente. Gli studiosi escludono che si tratti di una sorta di damnatio memoriae in quanto non esistono motivazioni che possano suffragare una simile ipotesi.

La tomba KV47 segue il tipico sviluppo delle tombe della XIX dinastia, dall’ingresso si accede, attraverso una scala in leggera pendenza, a tre corridoi sempre in pendenza, da qui si sbuca in una prima camera molto piccola dalla quale parte un brevissimo corridoio che porta ad una camera grande il cui soffitto è sorretto da quattro pilastri. Da questa camera si dipartono due corridoi in piano al termine dei quali si trovano l’anticamera e la camera funeraria anch’essa sorretta da quattro pilastri.
Tra l’anticamera e la camera funeraria, sulla sinistra, si incontra un corridoio che si interrompe quasi subito perché se proseguito avrebbe intercettato la tomba KV32 che si trova molto vicina.

Solo i primi corridoi sono ben rifiniti e decorati con le “Litanie di Ra” e capitoli del “Libro dei Morti”, in una immagine si vede il re al cospetto di Ra-Horakhti. Tutto il resto della tomba, compresa la camera funeraria, non venne mai finito. Al centro della camera funeraria si trova il sarcofago di Siptah decorato con Anubi ed una serie di demoni dell’oltretomba, anche sul sarcofago si notano i cartigli abrasi.

Ayrton rinvenne inoltre frammenti di un altro sarcofago oltre ad altri di due sarcofagi antropoidi e due vasi canopi. All’interno del sarcofago erano contenute ossa relative a sepolture postume, forse della XXI dinastia. La mummia, come quella di molti altri faraoni, venne riposta nella tomba di Amenhotep II (KV35) durante la XXI dinastia e venne trovata da Victor Loret nel 1898. Il corpo, pesantemente danneggiato dai predatori, risultava chiaramente deformato, probabilmente da poliomielite, la gamba sinistra più corta ed il piede deformato.

Fonti e bibliografia:
- Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Milano, Mursia, 1976
- Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bologna, Bompiani, 2003
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
- Alfred Heuss e al., “I Propilei”. I, Verona, Mondadori, 1980
- Università di Cambridge, “Storia Antica. II, 3. Il Medio Oriente e l’area Egea 1380-1000 a.C.”, Milano, Il Saggiatore, 1975