Museo Egizio del Cairo, JE 85911 lunghezza: 220 cm; larghezza: 65 cm; altezza 80 cm
Il sarcofago esterno di Psusennes I, appartenuto a Merenptah, ne racchiudeva un secondo, antropomorfo in granodiorite nera, anche questo proveniente probabilmente dalla XIX Dinastia.
La prima foto del sarcofago
Pierre Montet esamina il sarcofago appena scoperto
Questa volta non ci è noto il nome del legittimo proprietario, forse un funzionario vissuto sotto Ramses II o Merenptah stesso; sicuramente non è un sarcofago reale in quanto mancano le insegne del potere faraonico (flagello e pastorale) e non c’è traccia di ureo ed avvoltoio sulla fronte. Nonostante l’apparenza massiccia, Montet rileva che “le pareti del sarcofago sono molto sottili, tanto da avere delle rotture sul lato destro”
La foto originale di Montet, che era rimasto molto colpito dall’espressività del volto ritratto
Tra in primo ed il secondo sarcofago un certo numero di oggetti è andato perso per sempre a causa delle infiltrazioni d’acqua: sono stati identificati i resti di almeno sei bastoni ricoperti con una foglia d’oro che avvolgeva anche il pomo a fiore di loto (eppure non risulta che Psusennes avesse un piede equino…), tre spade la cui lama in bronzo è andata distrutta ed una mazza cerimoniale.
Si intravede Nut sul torace del defunto, appena sotto le braccia incrociate sul petto
Le iscrizioni fanno tutte riferimento a Psusennes. Ancora una volta, la figura predominante è Nut, che stende le sue ali sul torace della figura scolpita:
“Io sono Nut, [ho] messo le mie due braccia su di te, ti stringo al mio petto.” Il Faraone implora il suo aiuto: “Stenditi su di me affinché io sia posto tra le stelle imperiture e non muoia mai”.
Nut (dettaglio)
Una voluminosa parrucca striata che arriva fino alle spalle circonda il viso del defunto. Le orecchie sono state lasciate scoperte, mentre un corto pizzetto adorna il mento. Gli occhi a mandorla e la bocca finemente ricurva secondo alcuni studiosi potrebbero indicare un’opera del periodo post-amarniano.
Il naso è stato leggermente danneggiato quando è stato chiuso il sarcofago esterno in granito rosso
Il corpo del sarcofago è decorato con colonne di testo e rappresentazioni delle divinità funerarie. Sulla sinistra due dei figli di Horus, Hapi e Qebehsenuf, ai lati di Anubi e Thoth declamano il loro supporto al defunto:
“Io sono Hapi, sono venuto a proteggerti, ho rimesso al loro posto la testa e le membra” e “Sono Qebehsenuf, ho riunito le tue ossa, ho portato il tuo cuore”
I figli di Horus sul fianco del sarcofago insieme ad Anubi e Thot
Sulla destra, gli altri due figli di Horus, Imsety e Duamutef, insieme ad Anubis si rivolgono a Thot per proteggere il re e per rigenerarlo come hanno fatto per Osiride.
“Io sono Imsety, io sono tuo figlio, Osiride amato dagli dei…sono venuto a proteggerti, come do stabilità alle case per ordine di Ra”
“Io sono Duamutef, sono tuo figlio, Horus, vieni a vendicare Osiride per colui che l’ha ferito e fallo resuscitare per sempre”
Due occhi udjat permettono al defunto di vedere all’esterno del sarcofago.
I due occhi udjat sul fianco del sarcofago
Ai piedi del coperchio, Iside veglia su Psusennes stendendo le sue ali.
Iside ai piedi del sarcofago, una rappresentazione tipica nel Nuovo Regno
FONTI:
Pierre Montet, La nécropole royale de Tanis (Parigi, 1951):
Pierre Montet, Les constructions et le tombeau de Psousennes à Tanis (1951)
Pierre Montet, Les constructions et le tombeau d’Osorkon II à Tanis (1947)
Nozomu Kawai, Royal Tombs Of The Third Intermediate And Late Periods: Some Considerations (1998)
Foto: Aidan McRae Thomson, Hans Ollermann, Merja Attia, Meretseger Books
Psusennes I (Akheperre Setepenamun Pasebakhaienniut-Meriamon – Grandi sono le manifestazioni di Ra, Scelto da Amon, Psusennes, Amato da Amon)) è stato il terzo Faraone della XXI Dinastia. Regnò probabilmente dal 1040 al 992 BCE (l’ultimo anno registrato del suo regno è il 49°) in un’epoca in cui il potere era nuovamente diviso tra Alto e Basso Egitto.
Era figlio di Pinudjem I, Primo Profeta di Amon che praticamente agiva come re a Tebe (ricordate? Ritrovato nella cachette 320 a Deir-el-Bahari), e Henuttawi, figlia di Ramses XI.
Sposò la propria sorella Mutnodjemet, da cui ebbe Amenemope (che gli successe dopo essere stato coreggente, e che “incontreremo” più avanti) e Ankhefenmut, che probabilmente fu invece coinvolto in qualche congiura fallita dal momento che il suo nome venne scalpellato dalle iscrizioni della sua camera funeraria (sempre nella tomba NRT-III) e la sua mummia fu rimossa dalla tomba (e mai ritrovata finora). Psusennes ebbe da Mutnodjemet anche almeno una figlia, Esemkhebe, ed altre due spose minori.
Psusennes fu responsabile della trasformazione di Tanis in una capitale a tutti gli effetti. Costruì mura di cinta e la parte centrale del Grande Tempio di Tanis, che era dedicato alla trinità di Amon, Mut e Khonsu. Molti blocchi vennero recuperati dalle rovine di Pi-Ramesse, appena a sud di Tanis. Molti di questi blocchi rimasero inalterati e conservarono il nome di Ramses II, compresi parti di obelischi, come quello che chiudeva l’accesso alla sua tomba.
Una ricostruzione del Grande Tempio di Tanis, il contributo più importante di Psusennes I. A destra, accostata al primo pilone, la necropoli reale
Lo scheletro pervenutoci mostra i segni dell’età avanzata, soprattutto nella dentatura e con un’importante artrite che potrebbe averlo paralizzato negli ultimi anni di vita.
IL SARCOFAGO IN GRANITO ROSSO DI MERENPTAH/PSUSENNES I
Museo Egizio del Cairo, JE 87297
Lungo 2,40 m per 1,20 di larghezza ed alto 1,55 m con il coperchio, il sarcofago è uno splendido esempio di scultura della XIX Dinastia. Fu infatti preparato per Merenptah, il successore di Ramses II, due secoli prima di Psusennes, ed era in origine il terzo sarcofago di Merenptah (dei quattro preparati per il figlio di Ramses). Il sarcofago esterno di Merenptah è infatti ancora nella Valle dei Re e misura ben 4 m di lunghezza. Come abbiano fatto ad estrarre e trascinare fuori dalla tomba KV8 di Merenptah, che ha una lunghezza di circa 160 metri, questo sarcofago non riesco ad immaginarlo…
Pierre Montet esamina il sarcofago di granito rosa appena scoperto
Schema dei sarcofagi di Psusennes I, quello esterno in granito rosa, quello interno antropomorfo in granito nero e la bara d’argento che racchiudeva la mummia del Faraone
Sul coperchio, il corpo del Faraone in forma di Osiride, sdraiato su un “letto” a forma di cartiglio, è vegliato da una dea, presumibilmente Iside o Nephti. Le sue braccia sono incrociate sul petto mentre tiene in mano il pastorale ed il flagello. Indossa una lunga parrucca scanalata e la barba cerimoniale intrecciata. Ai piedi e alla testa del coperchio si trovano due brevi montanti rettangolari, uno dei quali funge da sostegno posteriore per una piccola figura di dea che protegge la testa del re con le braccia aperte.
Particolare della dea senza nome che protegge la testa del Faraone
All’altezza della cintura un cartiglio di Merenptah è sopravvissuto: una svista o lasciato appositamente a testimoniare a chi appartenesse quel sarcofago.
L’esposizione al vecchio Museo Egizio del Cairo, con uno specchio in basso per poter ammirare la decorazione con Nut del lato interno del coperchio
La parte più spettacolare del sarcofago è la parte interna del coperchio, con Nut che si protende sul corpo del Faraone con le braccia tese sopra di sé a proteggerlo. La dea indossa un abito aderente tempestato di stelle ed è di una bellezza stordente.
Nut protende il suo corpo a difendere il Faraone
Il volto di Nut
LE FOTO DI NUT DI DAVE RUDIN
Ai lati di Nut sono raffigurate le barche che attraversano la seconda e la terza ora della notte e le stelle del Settentrione a sinistra della dea, mentre quelle del Meridione sono rappresentate alla sua destra.
L’esterno della vasca con la decorazione ispirata al Libro delle Porte
La vasca ha una decorazione in stile classico, con il registro inferiore inciso a ricordare la facciata di un palazzo con 14 porte, ciascuna delle quali reca il nome di una delle parti in cui fu smembrato il corpo di Osiride.
Il lato dietro la testa del Faraone: due falconi mummiformi racchiudono due gruppi di figure. A sinistra Horus ed un personaggio raffigurato con il viso di fronte ed armato di coltello; a destra una scimmia armata d’arco (“Colui che distoglie lo sguardo ed ha molte facce”) precede una divinità a testa di ippopotamo che porta un vitello sulle spalle chiamata “Voce Triste”
Il lato destro della vasca (foto originale di Montet)
Il lato destra della vasca. Mut, in forma di avvoltoio, precede una dea-ippopotamo, un Guardiano rappresentato di fronte e con due coltelli, “Colui che vive di parassiti”, un airone “Bennu”, una divinità seduta senza alcun supporto, “Il Terribile” in piedi e tre ragazzi seduti anch’essi senza supporto: “Colui che dà il nome a se stesso”, “Colui che vede suo padre” e “Dietro-Davanti”.
Il lato sinistro della vasca (foto originale di Montet)
Il lato sinistro della vasca: da destra “Colui che Vigila” a testa di leone, “Colui che fa ritornare immediatamente” a testa di coccodrillo, “Colui che mangia carne putrefatta” con una tartaruga al posto della testa, “Grande di Voce” a testa di ariete, “Il Giudice” con due bastoni a testa di antilope, una scimmia in piedi e due sedute. Dietro le scimmie si vede Anubi, “Colui che si sdraia sul davanti”, “Il Ghiottone” ed i 4 figli di Horus, due con lucertole in mano e due con dei serpenti. Chiude la processione un pesce sul simbolo di un palazzo.
Sul lato dei piedi due figure mummiformi, “Colui che si sdraia sul davanti”, stavolta rappresentato con una testa d’ibis, ed una con testa di sciacallo seguono Anubi ed un uomo armato di coltello chiamato “Colui che scaccia il male” che sormontano due leoni. Due falconi, uno mummiforme a sinistra, chiudono la rappresentazione
L’interno con la processione degli dei ad invocare forza vitale per il Ba del Faraone
Una parte della processione degli dèi all’interno della vasca. Da destra: una divinità a testa di coccodrillo coinvolta nella cerimonia dell’apertura della bocca, Hounit, a testa di gatta, Anubi, Maat e Semd, già rappresentato nella tomba di Seti I
Sull’esterno ritroviamo alcuni dei Guardiani che abbiamo incrociato raffigurati nella tomba di Nefertari o sui sacrari di Tutankhamon. All’interno una processione di divinità recita invocazioni a Ra affinché conceda vita al Ba del Faraone e si perpetui la sua rinascita.
Come confronto, uno dei Guardiani della camera sepolcrale di Nefertari
La decorazione del sarcofago fu utilizzata anche come modello per le decorazioni murali della tomba, effettuate con maestria molto minore rispetto agli artisti della XIX Dinastia.
FONTI:
Pierre Montet, La nécropole royale de Tanis (Parigi, 1951):
Pierre Montet, Les constructions et le tombeau de Psousennes à Tanis (1951)
Pierre Montet, Les constructions et le tombeau d’Osorkon II à Tanis (1947)
Nozomu Kawai, Royal Tombs Of The Third Intermediate And Late Periods: Some Considerations (1998)
Foto: Aidan McRae Thomson, Hans Ollermann, Merja Attia, Meretseger Books, Dave Rudin