Cose meravigliose, Tanis

IL SARCOFAGO IN GRANITO NERO DI PSUSENNES I

Di Andrea Petta

Museo Egizio del Cairo, JE 85911 lunghezza: 220 cm; larghezza: 65 cm; altezza 80 cm

Il sarcofago esterno di Psusennes I, appartenuto a Merenptah, ne racchiudeva un secondo, antropomorfo in granodiorite nera, anche questo proveniente probabilmente dalla XIX Dinastia.

Questa volta non ci è noto il nome del legittimo proprietario, forse un funzionario vissuto sotto Ramses II o Merenptah stesso; sicuramente non è un sarcofago reale in quanto mancano le insegne del potere faraonico (flagello e pastorale) e non c’è traccia di ureo ed avvoltoio sulla fronte. Nonostante l’apparenza massiccia, Montet rileva che “le pareti del sarcofago sono molto sottili, tanto da avere delle rotture sul lato destro”

La foto originale di Montet, che era rimasto molto colpito dall’espressività del volto ritratto

Tra in primo ed il secondo sarcofago un certo numero di oggetti è andato perso per sempre a causa delle infiltrazioni d’acqua: sono stati identificati i resti di almeno sei bastoni ricoperti con una foglia d’oro che avvolgeva anche il pomo a fiore di loto (eppure non risulta che Psusennes avesse un piede equino…), tre spade la cui lama in bronzo è andata distrutta ed una mazza cerimoniale.

Si intravede Nut sul torace del defunto, appena sotto le braccia incrociate sul petto

Le iscrizioni fanno tutte riferimento a Psusennes. Ancora una volta, la figura predominante è Nut, che stende le sue ali sul torace della figura scolpita:

“Io sono Nut, [ho] messo le mie due braccia su di te, ti stringo al mio petto.” Il Faraone implora il suo aiuto: “Stenditi su di me affinché io sia posto tra le stelle imperiture e non muoia mai”. 

Nut (dettaglio)

Una voluminosa parrucca striata che arriva fino alle spalle circonda il viso del defunto. Le orecchie sono state lasciate scoperte, mentre un corto pizzetto adorna il mento. Gli occhi a mandorla e la bocca finemente ricurva secondo alcuni studiosi potrebbero indicare un’opera del periodo post-amarniano. 

Il naso è stato leggermente danneggiato quando è stato chiuso il sarcofago esterno in granito rosso

Il corpo del sarcofago è decorato con colonne di testo e rappresentazioni delle divinità funerarie. Sulla sinistra due dei figli di Horus, Hapi e Qebehsenuf, ai lati di Anubi e Thoth declamano il loro supporto al defunto: 

“Io sono Hapi, sono venuto a proteggerti, ho rimesso al loro posto la testa e le membra” e “Sono Qebehsenuf, ho riunito le tue ossa, ho portato il tuo cuore”

Sulla destra, gli altri due figli di Horus, Imsety e Duamutef, insieme ad Anubis si rivolgono a Thot per proteggere il re e per rigenerarlo come hanno fatto per Osiride.

“Io sono Imsety, io sono tuo figlio, Osiride amato dagli dei…sono venuto a proteggerti, come do stabilità alle case per ordine di Ra”

“Io sono Duamutef, sono tuo figlio, Horus, vieni a vendicare Osiride per colui che l’ha ferito e fallo resuscitare per sempre”

Due occhi udjat permettono al defunto di vedere all’esterno del sarcofago. 

Ai piedi del coperchio, Iside veglia su Psusennes stendendo le sue ali.

Iside ai piedi del sarcofago, una rappresentazione tipica nel Nuovo Regno

FONTI:

  • Pierre Montet, La nécropole royale de Tanis (Parigi, 1951):
  • Pierre Montet, Les constructions et le tombeau de Psousennes à Tanis (1951)
  • Pierre Montet, Les constructions et le tombeau d’Osorkon II à Tanis (1947)
  • Nozomu Kawai, Royal Tombs Of The Third Intermediate And Late Periods: Some Considerations (1998)
  • Foto: Aidan McRae Thomson, Hans Ollermann, Merja Attia, Meretseger Books

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