C'era una volta l'Egitto, II Periodo Intermedio

DA IBI II A MERKARA

Di Piero Cargnino

Purtroppo tutte le fonti che trattano il Secondo Periodo Intermedio della storia egizia sono indissolubilmente legate al Canone Reale che è l’unica testimonianza del periodo. Come tutti saprete però il Papiro di Torino è in condizioni molto deteriorate con numerose parti mancanti, è già di per se un azzardo la sua interpretazione per cui le notizie che si riescono a ricavare sono per lo più oggetto di ipotesi, spesso discordanti, degli egittologi. Qualche ulteriore notizia emerge da sparuti reperti, che necessitano anch’essi di interpretazioni. Se escludiamo la Lista degli Antenati di Karnak, che in alcuni casi ci viene in aiuto, tutte le notizie relative al periodo vanno prese con le molle.

IBI II

Il cartiglio di Ibi II compare, incompleto, nella parte deteriorata del Canone Reale. Di lui non conosciamo nulla, neppure il nome esatto. Possiamo solo azzardare a dire che il suo regno, di cui non conosciamo la durata, dovrebbe essere stato limitato solo su parte dell’Alto Egitto in quanto il resto della Valle del Nilo era ormai sotto il controllo dei sovrani della XV dinastia Hyksos e dei loro tributari.

SEWAHENRE SENEBMIU

Il nome di Sewahenre Senebmiu viene identificato da alcuni con il cartiglio, anch’esso deteriorato, che compare alla riga 7 colonna 17 del Canone Reale dopo la registrazione di Sobekhotep VII. Il suo nome compare nella lista di Karnak nella posizione 49, purtroppo la lista di Karnak non riporta i sovrani in ordine cronologico rendendo quindi molto complicata la collocazione di quelli riportati. Di lui si conoscono pochi reperti rinvenuti a Deir el-Bahari ed a Gebelein nell’Alto Egitto. Secondo Darrel Baker e Daphna Ben Tor questo potrebbe essere un indizio che confermerebbe la perdita, da parte della XIII dinastia, del controllo di buona parte del sud del Medio Egitto. Su di un frammento di stele rinvenuta a Gebelein da G. W. Fraser nel 1893 (oggi al British Museum) si legge

“…..Il figlio di [Ra], del suo corpo, Senebmiu…..”.

Purtroppo quasi tutta la stele è mancante, probabilmente in origine raffigurava il re con la doppia corona che faceva un’offerta. Sulle rive occidentali del Nilo, a Qurna di fronte a Karnak, è stato ritrovato, in una tomba ormai perduta, un bastone con iscritto il prenomen del re seguito dalla scritta: “Sigillatore reale, sorvegliante degli abitanti delle paludi Senebni”. Dopo questo sovrano il Canone Reale presenta due righe del tutto illeggibili.

MERKHEPERRA

Troviamo il cartiglio di questo sovrano nella riga 7 colonna 22 del Canone Reale secondo Gardiner. A dimostrazione della confusione che regna nell’interpretazione del Canone basti dire che secondo Kim Ryholt, il prenomen di Merkheperra si troverebbe invece nella colonna 8 della riga 17. E’ tutto detto e nulla ci è pervenuto circa la durata del suo regno. Ma come abbiamo accennato, oltre al Canone ci sono pervenuti anche reperti scoperti qua e la per l’Egitto, un peso invetriato di scisto grigio con il suo cartiglio ed uno scarabeo con inciso il suo nome.

Anche qui dobbiamo però registrare delle contrapposizioni, Secondo Darrell Baker, Jurgen von Beckerath, Stephen Quirke ed altri sarebbe una prova dell’attribuzione dello scarabeo a Merkheperra. Di parere nettamente contrario è l’egittologo Kim Ryholt il quale obietta che la mancanza di attributi e insegne regali, oltre al fatto che, a suo parere, le caratteristiche stilistiche non sarebbero attribuibili ad altri sigilli della XIII dinastia non permetterebbero di attribuirlo a questo sovrano, secondo Ryholt si tratterebbe semplicemente della rappresentazione di Khepri che spinge il sole. Anche per quanto riguarda la cronologia esatta non c’è accordo, secondo Ryholt è stato il quarantasettesimo sovrano della dinastia, mentre Baker lo vede come il quarantaseiesimo e von Beckerath come il cinquantasettesimo.

Continuiamo a seguire i diversi sovrani della XIII dinastia anche se la ricerca si fa sempre più complessa. Non formalizzatevi sull’ordine con cui ve li presento, basti pensare che gli stessi egittologi dibattono sulla sequenza con cui citarli e non sono neppure d’accordo tra di loro. Io li riporto come riesco a trovarli citando, ove possibile, la sequenza che è stata loro assegnata dagli studiosi. Aggiungo inoltre che spesso sorgono dei dubbi sull’apparteneza alla XIII dinastia o ad altre poichè le dinastie del Secondo Periodo Intermedio spesso si accavallano o quantomeno sono contemporanee. Detto ciò, proseguiamo.

NEFERHOTEP II (MERSEKHEMRA)

Noto perché compare nel Canone Reale alla riga 7 colonna 6, come Mersekhemra Ined, “Amare è la regola di Ra, il misero”. Il termine “Ined” è sicuramente un epiteto il cui significato è appunto “misero” o “povero” pur se il senso ci è ignoto.

Neferhotep II, ci è noto soprattutto per due statue di ottima fattura artistica, conservate al Museo egizio del Cairo sulle quali è riportato il suo prenomen Mersekhemra associato al nomen Neferhotep.

A conferma che ormai il regno degli ultimi sovrani della XIII dinastia si estende sulle sole regioni intorno a Tebe, tutti i reperti trovati di questo sovrano provengono dall’Alto Egitto. Sono questi gli anni più bui per il glorioso regno delle Due Terre, i popoli di origine asiatica (Hyksos) sono in piena estensione del loro potere, che già detenevano nelle regioni del Basso Egitto, conquistano Menfi e governano direttamente, o attraverso effimeri sovrani loro tributari, quasi tutto l’Egitto, sono i sovrani della XV dinastia. 

SEWADJKARA HOR II

Per quanto riguarda questo sovrano alcuni storici propendono per ritenerlo contemporaneo di Neferhotep II, addirittura suo tributario regnante su una piccola parte dell’Alto Egitto. Il Canone Reale, che lo cita alla riga 7 colonna 7, gli attribuisce 5 anni di regno ma la maggior parte degli studiosi concorda con Alan Gardiner che gli assegna solo un anno di regno. Oltre che nel Canone Reale il suo prenomen compare su di un blocco rinvenuto a el-Tod, antica Djerty (divenuta Thuphium in epoca classica) che si trova a 20 km a sud di Luxor e faceva parte del IV Nomo dell’Alto Egitto. 

MERNEFERRA AY

Merneferra Ay è citato nel Canone Reale alla riga 7 colonna 3, nel quale gli si attribuisce un regno abbastanza lungo di 23 anni, 8 mesi e 23 giorni, periodo decisamente sproporzionato secondo alcuni studiosi che pensano ad un regno decisamente più breve, massimo una decina di anni.

Troviamo questo sovrano citato su di un frammento di architrave, su vari sigilli a cilindro rinvenuti nei pressi di Karnak e su di un pyramidion stranamente trovato nel delta del Nilo. Il ritrovamento in quella zona solleva molti interrogativi. Se il pyramidion trovato in quella zona corrisponde ad una piramide costruita da Merneferra Ay si potrebbe pensare che questo sovrano sia stato un vassallo dei re Hyksos della XVI dinastia di Avaris ed, in quanto a loro fedele, gli sia stato consentito di costruirsi una piramide in quella regione.

In effetti va detto che Gustave Jéquier, durante la sua campagna di scavi verso la fine degli anni 20 del novecento, quando scoprì la piramide di Khendjer a Saqqara sud, considerata ad oggi l’ultima piramide egizia, in realtà ne scoprì una seconda del tutto anonima risalente pressappoco alla stessa epoca e rimasta incompiuta, non sarebbe azzardato pensare che fosse proprio quella di Merneferra Ay. Questo ci porterebbe ad ipotizzare che questo sovrano abbia regnato su una regione più a nord dell’Alto Egitto, con capitale Ity Tawy, chiamata a volte Medio Egitto. Ma come si sa queste sono solo ipotesi. In alternativa si può presumere che il pyramidion, per qualche sconosciuta ragione, sia stato trasportato nella zona di Menfi.  

MERANKHRA MENTUHOTEP V

Decisamente sconosciuto e mancante da tutte le liste reali, il nome di questo sovrano forse compariva nella riga 7, nella parte mancante del Canone Reale. Conosciamo l’esistenza di questo sovrano solo grazie a due statuette mutile oggi conservate, una al British Nuseum (cat. EA 65429) l’altra al Museo Egizio del Cairo (Catalouge Général des Antiquités Egyptiennes du Musée du Caire Inv.-Nr. 42021) 

SOBEKHOTEP VII

Secondo il Canone Reale Sobekhotep VII avrebbe governato, come Sewadjkara Hor II, in contemporanea con Neferhotep II del quale sarebbe pure lui stato un suo tributario in una qualche regione dell’Alto Egitto. Ipotesi, ovviamente da prendere con le molle in quanto basate su elementi molto scarsi. Dopo di lui la lacuna del Canone investe almeno quattro nomi ed i successivi della colonna 7 sono di non facile lettura ed interpretazione. Per quanto riguarda la situazione dell’Egitto in questa fase è possibile delinearla con sufficiente sicurezza. Il Basso Egitto è completamente in mano degli Hyksos della XV dinastia che governano da Avaris sia direttamente che indirettamente tramite i loro vassalli della fine della XIV dinastia. A questo punto possiamo affermare, con una certa cautela, che anche gli ultimi sovrani della XIII dinastia ed i primi della XVII dinastia dell’Alto Egitto, i cui regni sono ormai frammentati, governino come tributari dei Grandi Hyksos. 

SEVADJRA MENTUHOTEP VI

Questo sovrano non compare in nessuna lista reale, unica notizia della sua esistenza ci proviene da una scritta trovata nel tempio funerario di Mentuhotep II che lo cita come: “swd r mnt in htp” (Sevadjra Montuhotep) “Montu è nella stanza”. Anche il suo nome probabilmente rientra nelle righe perdute della colonna 7 del Canone Reale.

MERSHEPSESRA

Anche in questo caso dobbiamo tralasciare il Canone Reale come tutte le altre liste reali perché questo sovrano non è inserito in alcuna di esse. Sappiamo di lui grazie al ritrovamento del tutto fortuito di una statua che lo rappresenta. Si, ma sapete dove? A Benevento, in Italia, dove l’imperatore romano Domiziano fece costruire un tempio in onore della dea Iside sul finire del I secolo d.C. La statua venne alla luce nel 1957 e con tutta probabilità doveva far parte degli arredi del tempio. La statua, dedicata ad Amon-Ra, in origine doveva trovarsi nel tempio di Amon a Karnak, oggi è esposta al Museo del Sannio in Italia. Sulla statua sono visibili i cartigli, simbolo di regalità,  con i nomi del sovrano. 

DJEDANKHARA MONTUEMSAF

 Altro sovrano di cui non ci è dato modo di conoscere nulla se non il suo nome che compare su alcuni scarabei e su di un blocco di pietra proveniente da Gebelein.

NEFERHOTEP III (SEKHEMRE SANKHTAWY IYKHERNOFRET)

Ambigua è la collocazione di questo sovrano, che non compare in alcuna lista reale ma potrebbe essere inserito nella parte mancante delle colonne 6 e 7 del Canone Reale. Il più volte citato Kim Ryholt lo colloca nella XVI dinastia al terzo o quarto posto. Poiché io non l’ho trovato in quella dinastia lo cito, come indicato da altri, nella XIII dinastia,  basti pensare che, in uno studio accurato, Jurgen von Bekerath, lo datò alla fine della XIII dinastia. Con tutti gli accavallamenti dei sovrani del Secondo Periodo Intermedio, la certezza è un’illusione.

Questo sovrano compare con la sua titolatura completa su di una stele, parecchio danneggiata, rinvenuta nel tempio di Kannak. Sulla stele viene rappresentato come un guerriero che lotta per la difesa della città di Tebe. Interessante notare che nella stele viene citata, per la prima volta, la corona azzurra (corona Khepresh) che simboleggia il comando del sovrano in guerra.

Si dice infatti che Neferhotep sia “Adornato con il Khepresh, l’immagine vivente di Ra, signore del terrore”. Nella stele Neferhotep III cita Tebe come “La mia città” lodandosi di essere “La guida della vittoriosa Tebe”.

Ryholt interpreta questa enfasi su Tebe come la dimostrazione che Neferhotep III abbia governato solo su Tebe. Neferhotep III sottolinea inoltre il suo ruolo di “Colui che nutre la sua città, salvandola dalla carestia”. Questo, ed il suo nome reale assunto Sekhemre Sankhtawy, che significa “La potenza di Ra, che nutre le Due Terre” starebbero ad indicare che in quel periodo l’Alto Egitto ebbe a soffrire di carestie che si protrassero fino alla fine della XVI dinastia. E’ comunque innegabile che Neferhotep III abbia sostenuto una guerra contro la XV dinastia Hyksos che avrebbe invaso il territorio, Neferhotep III nella sua stele afferma di essere: “Colui che innalza la sua città, essendo stato sprofondato per la lotta con gli stranieri”. Di difficile interpretazione è il fatto che nella stele il sovrano viene anche indicato con il nome di “Iykhernofret” iscritto in un cartiglio

Gran brutto periodo questo per l’Egitto, continua la carrellata dei sovrani effimeri che già il citarli è per loro un onore. La storia ci riporta, in un certo senso, all’Italia medievale dove i Comuni e le Signorie locali si creavano un loro dominio e su di esso esercitavano il potere. L’Egitto non era più quello delle Due Terre, lo stato non esisteva più, i più forti localmente si conquistavano un potere fittizio in un paese ormai in preda agli invasori asiatici.

MENUADJRA SAHATOR

Il nome di questo faraone lo troviamo alla riga 6, colonna 26 del Canone Reale che lo pone al  ventiduesimo posto nella XIII dinastia attribuendogli 3 anni di regno. Potrebbe essere stato un fratello di Neferhotep I (ma non v’è certezza). Il suo nome ricorre in parecchi elenchi di membri della famiglia reale ma in effetti non si conosce nulla di lui. Gli studiosi ipotizzano che il suo regno fosse esteso su tutto l’Egitto tranne che nel sesto distretto dove ormai da tempo regnava un sovrano della XIV dinastia insediato a Xois. Com’è anche da escludere che governasse la zona del Delta dove gli Hyksos avevano ormai consolidato il loro potere da Avaris.

Di Menuadjra Sahator sappiamo di alcuni rilievi rupestri sull’isola di Sahel e nello Uadi Hammamat. Troviamo anche il suo nome scritto su due statue del tempio di Hekaib ad Elefantina. Il glifo a forma di cerchietto con un punto all’interno che sta davanti al nome nel cartiglio si ritiene che sia stato posto dallo scriba che ha compilato il Canone per errore da imputare al fatto che la maggior parte dei prenomen iscritti in questa zona del papiro iniziano tutti con tale glifo.  

SANKHIBRA AMENEMHAT (VI)

Anche di questo faraone troviamo il nome alla riga 6, colonna 10 del Canone Reale ma questo lo troviamo pure nella Sala degli Antenati di Karnak nella posizione 37. Il nome Horo, utilizzato da Sankhibra “Sehertawy”, è lo stesso nome Horo di Antef I, fondatore della XI dinastia, infatti a volte compare come Ameny-Antef-Amenemhat.

Figlio di Antef, figlio di Ameny. Alcuni studiosi pensano che l’Antef citato col suo nome potrebbe riferirsi a Iufeni il cui nome su un sigillo è riportato anche come Antef. Di lui non si conosce altro, ne la durata del suo regno ne su quale parte dell’Egitto abbia governato.

SANKHPTAH

Questo sovrano è del tutto sconosciuto in quanto non compare in nessuna lista reale. Conosciamo il suo nome perché compare in un cartiglio su di una stele trovata tra le rovine del tempio funerario di Montuhotep II a Deir el-Bahari, la stele riporta il primo anno di regno di Sankhptah.

SEBEKAI

Anche il nome di Sebekai non è presente in alcuna lista reale. Il ritrovamento del suo nome su di una bacchetta d’avorio a forma di boomerang, ora al Museo Egizio del Cairo, crea più dubbi che certezze. Secondo l’egittologo Jurgen von Beckerath, il nome Sebekai potrebbe corrispondere ad una storpiatura del nome Sobekhotep, usato da numerosi sovani di questo periodo. Di altro parere e l’egittologo Stephen Quirke il quale pensa si possa trattare di Sedjefkara.   

SEMENKHKARA IMIRAMESHA

Questo sovrano lo troviamo nel Canone Reale alla riga 6, colonna 21 dove viene citato come il diciassettesimo sovrano della XIII dinastia. A questo faraone appartengono due statue colossali in sienite rinvenute da Flinders Petrie nel 1897 presso il Grande Tempio di Tanis.

Entrambe le statue, oltre al nome di Imiramesha, recano anche i cartigli di re successivi (Aaqenenre Apophis, Ramesse II). Una di esse venne usurpata tempo dopo da Ipepi e collocata a Menfi. Oggi sono conservate al Museo Egizio del Cairo (JE 37466-7).

Il nome “Imiramesha” si potrebbe anche leggere come “capo dell’esercito” e, col fatto che compaia fuori dal cartiglio reale, avvalorerebbe l’ipotesi che si sia trattato di un capo militare che, non si sa per quale ragione, sia giunto al trono. Non si conosce la durata del suo regno, si ipotizza da cinque a meno di dieci anni.

SESOSTRI IV SENEFERIBRA

Sesostri IV non compare nel Canone Reale ma nella Sala degli Antenati di Karnak. Da iscrizioni rinvenute a Tani, Nag el-Madamud ed Elefentina è stata trovata una sequenza di quattro sovrani a partire da Renseneb e finendo con Seneferibra. Sempre a Karnak, nel 1901 Georges Legrain ha trovato una statua colossale che rappresenta il sovrano in posizione stante.

Continuiamo a cercare di districarci in questo caos di sovrani effimeri e dinastie fittizie. Forse qualcuno di questi sovrani qualcosa ha fatto ma purtroppo poco o nulla è giunto fino a noi, sparute incisioni, occasionali reperti trovati qua e la in templi o tombe di sovrani ad essi posteriori che forse, il più delle volte, hanno loro stessi distrutto le poche vestigia di questo periodo per innalzare le loro testimonianze. La storia dovrebbe averci insegnato che chi viene dopo, il più delle volte è lui che la scrive.

SEKHEMRÊ-SUSERTAOUY SOBEKHOTEP VIII

Il nome di questo sovrano, come quello di altri, forse era compreso nella parte scomparsa delle colonne 6 e 7 del Canone Reale, compare però nella Sala degli Antenati di Karnak alla posizione 43. Unica testimonianza archeologica in cui leggiamo il suo nome è una stele che si trovava all’interno del terzo pilone del Tempio di Amon-Ra a Karnak in quanto fu utilizzata da Amenhotep III per riempire il pilone durante i lavori. La stele è datata il quarto anno del regno di Sekhemrê-Susertaouy Sobekhotep in un giorno epagomenale, in essa il faraone racconta il suo comportamento in occasione di una massiccia inondazione del Nilo che colpì un tempio, probabilmente quello di Karnak:

<<…….(Vita di) il figlio di Ra Sobekhotep, amato dal grande diluvio, ha dato la vita per sempre. Anno 4, quarto mese di Shemu, i giorni epagonali, sotto gli auspici della persona di questo dio, che vive per sempre. La sua persona andò nella sala di questo tempio per vedere il grande diluvio. La sua persona andò nella sala di questo tempio che era piena d’acqua. Poi la sua persona vi si è addentrata ……>>.

Secondo l’egittologo John Baines che studiò in dettaglio la stele, recandosi al tempio durante il diluvio, il re volle ricostruire la storia egizia della creazione imitando le azioni del creatore Amon-Ra che nella stele è associato strettamente al re il quale ordina alle acque di ritirarsi intorno al monte primordiale. Secondo Kim Ryholt e Darrel Baker questo sovrano potrebbe aver regnato per sedici anni ma non nella XIII dinastia bensì come terzo re della XVI dinastia poco dopo che i re della XV dinastia Hyksos assumessero il controllo dell’intero Delta e di Menfi facendo così crollare la XIII dinastia. Dagli studi precedenti di von Beckerath e Habachi, Sekhemrê-Susertaouy Sobekhotep era considerato nella XIII dinastia. Vi avevo avvisati che ci troviamo ad affrontare un periodo molto confuso dove tutto è incerto e lascia spazio alle più diverse teorie. 

MENKHAURE SNAAIB SWADJTAWY

Menkhaure Snaaib Swadjtawy lo conosciamo perché compare su di una stele di calcare dipinta “di qualità eccezionalmente rozza” trovata ad Abydos, ora al Museo Egizio del Cairo (CG 20517),  dove compare con i suoi nomen, prenomen e i nomi Horus con il capo ornato dalla corona azzurra, Khepresh mentre rende omaggio a Horo-Min. A conferma dell’incertezza che regna tra gli stessi egittologi Menkhaure Snaaib viene attribuito, a seconda dei casi, alla tarda XIII dinastia, oppure alla XVI dinastia o, se volete, alla dinastia di Abidos. Ryholt e Baker lo pongono nella dinastia di Abydos pur senza certezza, von Beckerath ritiene invece che appartenga alla fine della XIII dinastia. Questo perché di lui non esiste traccia in nessuna lista reale. 

USERMONTU

Usermontu, Chi era costui? La domanda se la pongono in molti che apprendono di questo sovrano solo perché il suo nome compare, iscritto in un cartiglio, sui frammenti di una stele rinvenuta nel tempio funerario di Mentuhotep II, oggi al British Museum. Anche se in assenza di ulteriori informazioni Usermontu viene attribuito alla XIII dinastia.

MERKARA

Per quanto riguarda il Canone Reale quello di Merkara è l’ultimo nome leggibile dei faraoni della XIII dinastia, si pensa che abbia regnato nella fase terminale della dinastia e limitatamente all’Alto Egitto. Secondo Kim Ryholt il Canone colloca questo sovrano nella colonna 8 della diciottesima riga, la durata del regno si perde in una lacuna del papiro, l’egittologo ritiene che Merkara fosse il quarantesimo faraone mentre per Baker e von Beckerath era il quarantasettesimo.

EPILOGO DELLA XIII DINASTIA

Come detto Merkara è l’ultimo nome leggibile dei faraoni della XIII dinastia nel Canone Reale. Oltre a quelli riportati nel Canone, come abbiamo visto, esistono altri sovrani i cui nomi sono stati rinvenuti su reperti archeologici pur non essendo direttamente inseribili nella sequenza riportata nel papiro. Probabilmente i nomi di questi sovrani si troveranno nelle parti illeggibili, o del tutto perse, della colonna 7 del Canone Reale. Molti di questi nomi sono stati inseriti dagli egittologi nella XIII dinastia e non nella XVII, che per l’Alto Egitto è la successiva, per ragioni stilistiche e stratigrafiche, pertanto in alcuni casi l’attribuzione può risultare incerta ed opinabile. Per darvi un’idea di quanto sia complesso lo studio di quest’ultima parte della dinastia pensate che, secondo Kim Ryholt, nel periodo 1663 – 1649 a.C. regnarono non meno di 17 sovrani la cui individuazione ed attribuzione risulta quanto mai complessa. Parecchi studiosi, tra cui Manfred Bietak e lo stesso Ryholt, sono del parere di attribuire questa instabilità al fatto che nella fase finale della XIII dinastia potrebbe essersi verificata una lunga carestia con il conseguente verificarsi di una epidemia di peste che interessò l’intera regione del Delta estendendosi poi alle altri parti del paese; questa sarebbe durata fino alla fine della dinastia (1650 a.C.). Ciò causò un generale indebolimento del paese che può spiegare, parzialmente, il rapido crollo di fronte all’emergente potere degli Hyksos.

Fonti e bibliografia:

  • Flinders Petrie, “Scarabs and Cylinders with Names: Illustrated by the Egyptian Collection in University College, London”, Jepson Press, 2013
  • Margaret Bunson, “Enciclopedia dell’antico Egitto”, Fratelli Melita Editori, 1995
  • Mario Tosi, “Dizionario enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto”, Ananke, Torino 2004
  • Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, 2003
  • Salima Ikram, “Antico Egitto”, Ananke, 2013
  • Pascal Vernus e Jean Yoyotte, “Dizionario dei Faraoni”, Edizioni Arkeios, 2003
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia” – Oxford University Press 1961 (Einaudi, Torino 1997)
  • Kim Ryholt, “La situazione politica in Egitto durante il secondo periodo intermedio”, Istituto Carsten Niebuhr, Copenhagen: Museum Tusculanum Press, 1997