C'era una volta l'Egitto, Età Tarda

LA CENERENTOLA  EGIZIANA

RODOPIS,  “GUANCE DI ROSA”

Di Piero Cargnino

Sull’argomento vedi anche CENERENTOLA E RADOPIS

Una delle fonti alle quali attingiamo spesso sono le “Storie” di Erodoto di Alicarnasso; a questo punto penso che meriti la nostra attenzione. Cicerone, non a caso, lo definì il “Padre della storia”. Erodoto in certi casi è poco affidabile ma per troppo zelo; egli si pone in una prospettiva storica, utilizzando l’inchiesta e diffidando degli incerti resoconti dei suoi predecessori, magari poi completando le notizie secondo il suo istinto. Erodoto ci presenta le sue storie, spesso solo miti o folclore, così come gli vengono raccontate; è poi la gente che ama ripeterli ricamando particolari e finali alternativi, adattandoli alle epoche e rendendoli così realmente vivi.

Nelle sue “Storie” Erodoto lascia spesso al lettore la scelta di accettare o respingere una determinata notizia, ritenendola incredibile. Nel suo secondo libro delle “Storie” Erodoto inserisce questa prefazione:

Pertanto, visto che abbiamo appena parlato del faraone Amasis, ritengo giusto ricordare anche il racconto che Erodoto, per primo, propose, seguito poi da Strabone e da molti altri; si tratta della “fiaba, mito o leggenda” di Rodopis, considerata il più antico archetipo letterario di Cenerentola.

Presente in numerose tradizioni popolari, dall’Europa all’America fino in Cina, la fiaba di Cenerentola ci compare in oltre trecento varianti ed è ormai entrata a far parte dell’eredità culturale di molti popoli. Tra le numerose versioni ricordiamo quella di Gianbattista Basile, (La gatta Cenerentola, scritta in napoletano), che precede quelle di Charles Perrault e dei fratelli Grimm, fino ad arrivare al film di Walt Disney del 1950. Forse però non tutti sapete la provenienza di questa stupenda storia, l’Antico Egitto.

Erodoto racconta l’avvenimento forse per ridimensionare la fama di Rodopis, che doveva essere grande in quanto circolava voce che potesse aver fatto costruire a sue spese la piramide di Micerino (Herodotus dixit).

Di lei ci racconta che fu una schiava greca, compagna di schiavitù dello scrittore di favole Esopo. La giovane donna giunse in Egitto al seguito di Carasso di Mitilene (mercante di vino greco in Egitto e fratello della poetessa Saffo). Ne parla anche Claudio Eliano, filosofo e scrittore romano in lingua greca nella sua opera “Storie varie”, il quale non fece altro che riprendere una leggenda raccontata dal geografo greco Strabone (I sec. a.C.), quella di una schiava greca divenuta moglie del Faraone Amasis (XXVI dinastia egizia, circa 550 a.C.).

Secondo alcune versioni della fiaba Rodopis non era una modesta schiava, bensì una cortigiana di successo. Nel mio racconto seguo il tradizionale Erodoto.

Rodopis “guance di rosa”, era una bellissima schiava di un nobile egiziano che passava molto del suo tempo a dormire e pertanto completamente ignaro dei maltrattamenti che Rodopis era costretta a subire dalle altre schiave. Queste si prendevano gioco del fatto che era straniera e della sua carnagione chiara, sottoponendola, di conseguenza, a continui ordini e comandi vessatori. Rodopis amava molto il ballo ed un giorno il suo padrone la sorprese a danzare da sola con grande abilità, estasiato le fece dono di un paio di pantofole d’oro rosso con il risultato, a sua insaputa, di inasprire ancor più il comportamento delle altre schiave nei confronti di Rodopis. Un giorno il faraone Amasis invitò il popolo d’Egitto ad un’imponente celebrazione da lui offerta nella città di Menfi. Le altre schiave ostacolarono la partecipazione di Rodopis, ingiungendole di portare a termine una lunga lista di ingrati lavori domestici. Mestamente Rodopis si recò dunque al fiume a fare il bucato lasciando le sue pantofole nuove esposte ad asciugare al sole, ma impietosito dalla tristezza della fanciulla, il dio Horus prese le sembianze di un falco, si lanciò in picchiata e le rubò una pantofola. Horus volò fino a Menfi e lasciò cadere la pantofola in grembo al faraone Amasis che, stupito, interpretò l’evento come un segno del dio. Decretò quindi che tutte le fanciulle del regno dovevano provare la pantofola perché lui avrebbe sposato quella che fosse riuscita a calzarla. La ricerca del faraone fu lunga e purtroppo vana fino a che non giunse alla casa di Rodopis. La schiava, vista arrivare l’imbarcazione reale, fece di tutto per nascondersi ma invano. Quando la vide il faraone le ingiunse di provare la calzatura. Questa scivolò facilmente nel suo piede, allora ella trasse fuori l’altra  ed il faraone, con grande gioia, la portò con sé per sposarla. (e vissero felici e contenti).

Secondo alcuni studiosi, il faraone Amasis  sposò effettivamente una schiava greca di nome Rodopis, facendo di lei la Grande Sposa Reale. Secondo altri, pur non arrivando al punto di sposarla  gli riservò ugualmente una vita particolarmente agiata. Secondo altri ancora:

Fonti e bibliografia:

  • Erodoto, in “Dizionario di storia”, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2010
  • Erodoto, su “Sapere.it”, Istituto Geografico De Agostini, Novara
  • Claudio Eliano, “Storie varie”, Adelphi, 1996
  • Aldo Troisi, “Favole e racconti dell’Egitto faraonico”, Xenia editori, 1991
  • Toby Wilkinson, “L’antico Egitto. Storia di un impero millenario” Einaudi, Torino, 2012
  • Gaetano De Sanctis, “Erodoto”, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1932

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