Età Predinastica, Kemet

L’EGITTO: NASCITA DI UNO STATO UNITARIO. PARTE I, LA SUCCESSIONE ARCHEOLOGICA

Una successione archeologica è stata strutturata sulla base dei cambiamenti stilistici di ceramiche e altri manufatti provenienti dall’Alto Egitto. Si possono distinguere così diverse fasi del predinastico in ordine cronologico: Badariano (circa 4400-3800 a.C) Amratiano o Naqada I (circa 3800-3650 a.C.) Gerzeano o Naqada II (circa 3650-3400/3300 a. C.) Naqada III (circa 3300-3000 a.C.). A quest’ultimo periodo va attribuita la fase ceramica immediatamente antecedente alla produzione di manufatti tipici dell’età protodinastica. Nel Delta i cambiamenti stilistici intervengono intorno al 3650 a.C. (corrispondente al Naqada II) e sono leggermente successivi a quelli osservabili nell’Alto Egitto. Essi trovano precisi raffronti nei ritrovamenti delle culture Maadi e Buto-Maadi. Manufatti simili sono stati rinvenuti anche presso la necropoli di Ieraconpoli (Alto Egitto), dove però si osservano usi funerari diversi. Nella zona del Delta, gli insiemi di manufatti Maadiani, sono stati recentemente ritrovati a Buto, antichissimo centro di culto e capitale del Delta Occidentale. Ulteriori scavi nel Delta Nord-Orientale, hanno riportato alla luce necropoli con manufatti predinastici. Gli studi approfonditi, condotti sulle ceramiche di Buto, hanno rivelato che gli strati 1 e 2, sono da attribuire all’orizzonte culturale maadiano con l’integrazione di alcuni elementi che rievocano l’ultimo periodo del Naqada II (Naqada II-c), che risalirebbero all’incirca al 3400 a.C. Queste ceramiche non presentano cambiamenti significativi con il passaggio al periodo predinastico. Le forme dei vasi dello strato 3, infine, mostrano forti affinità con quelle tipiche del Naqada II riscontrate nell’Alto Egitto. Nel Delta Orientale, le ceramiche provenienti dalle tombe del sito di Minshat Abu Omar possono essere suddivise in quattro gruppi: il primo, che mostra similitudini con il Naqada IIc-d, il secondo, con caratteristiche corrispondenti al Naqada IIIa2 ed il terzo e quarto con forme ormai molto simili a quelle predinastiche (Narmer-Aha)


Vasellame della cultura di Badari: predinastico antico (badariano), ca. 4500 a.C. Londra, The British Museum. Il vasellame della più antica cultura predinastica dell’Alto Egitto, la cultura di Badari è fra i più pregevoli mai prodotti nell’antico Egitto. Era realizzato completamente a mano e i modelli più diffusi comprendevano ciotole e coppe dal bordo annerito. Nero era anche l’interno. La superficie nera, probabilmente ottenuta mediante cottura su brace ardente in assenza di ossigeno, appare spesso molto lucida. Anche le linee sottili disegnate sulle superfici esterne, come nel caso del più grande dei recipienti qui visibili, erano tipiche della ceramica badariana.


Figura animale. Badariano , osso. Torino, Museo Egizio, acquisto Schiaparelli 1900-1901. Altezza cm. 10,7. Lunghezza cm. 6,8. Statuetta raffigurante un canide, con corpo triangolare reso in modo sommario, muso e orecchie appuntiti, occhio inserito.


Facciamo un salto di alcuni secoli (cinque o sei) per analizzare due reperti del vasellame relativo al periodo Naqada I (3800-3650 a.C.).  La prima cosa che salta all’occhio è la presenza massiccia di una decorazione figurativa.

Ciotola: Naqada I ca. 3800-3650 a.C. Argilla a grana fine con ingobbio rosso lucido e decorazione bianca. Altezza: cm. 4,5, diametro maggiore: cm. 17, diametro minore cm.14. Torino, Museo Egizio acquistata da Schiaparelli 1900-1901. Presenta all’interno una decorazione comprendente sui lati brevi un cespo e un capride; su ciascun lato lungo un uomo armato di freccia che trascina tre capridi legati. Sul fondo è rappresentato con tutta probabilità un lago con due capanne sulla riva, rese in prospettiva ribaltata e nel mezzo due testuggini viste dall’alto.

CiotolaNaqada I Argilla con ingobbio rosso lucido e decorazione bianca. Altezza: cm. 5,5, diametro: cm. 14. Londra, Petrie Museum. A vasca troncoconica orlo estroflesso e labbro arrotondato. La base è piana. La decorazione della vasca è composta dalle figure di quattro ippopotami che circondano quattro pesci. I corpi degli animali sono campiti con linee a reticolo; un simile motivo orna anche l’orlo interno.


Londra, Petrie Museum: Anforetta, calcare venato e foglia d’oro. Altezza cm: 7,5, diametro cm. 6,7. Naqada II (3650-3300 a.C.). Anforetta a corpo ovoidale e orlo ad anello, ricoperto da foglia d’oro, con labbro arrotondato; in corrispondenza della spalla, due piccole prese a rotella, anch’esse ricoperte da foglia d’oro. L’appoggio è costituito da una base a disco.

Torino, Museo Egizio: Anforetta, argilla marrone rosato a grana fine con decorazione rosso scuro. Acquisto Schiaparelli 1900-1901. Altezza cm. 15,4, diametro massimo cm. 10,4. Naqada II. Vaso a corpo ovoidale e orlo estroflesso. Il corpo presenta una decorazione piuttosto complessa. I disegni, nonostante tentativi di interpretazione differenti, sono comunemente ritenuti rappresentazioni di barche con cabine. Sull’estremità sinistra si riconosce la presenza di un ramo che si incurva verso l’interno. Sotto la barca, una figura stilizzata formata da un elemento verticale che sostiene una forma quadrangolare con i lati concavi posta tra due capanne. Probabilmente si tratta di una bandiera o di un’insegna formata da un palo su cui è tesa una pelle di animale o un drappo decorato. Questo vaso è un esempio del primitivo metodo utilizzato per rendere la sintassi degli oggetti che compongono la scena: disposizione degli elementi in successione verticale, anticipazione del sistema a registri che sarà poi costante durante tutta l’epoca faraonica.

Torino, Museo Egizio: Tavolozza per cosmesi, ardesia larghezza cm. 7,1, lunghezza cm. 14,3. Acquisto Schiaparelli. Naqada II. Tavolozza per cosmesi con corpo ovoidale. Una delle estremità è decorata da due teste di uccello contrapposte collocate a distanza ravvicinata. Si tratta di una delle tipologie più diffuse. Sono riconoscibili il becco e l’occhio delineato con un foro. Al centro, tra il collo dei volatili è posto un foro di sospensione.

Berlino, Aegyptisches Museum: vasi zoomorfi, breccia. Naqada IIc (3300 a.C. circa), breccia. Altezze rispettivamente cm. 18 e cm. 13.Da un contenitore ovoidale sono state ricavate, con forme essenziali, le fisionomie di un ibis e di un pesce. Più insolita e anche più raffinata la raffigurazione della testa di uccello, il cui lungo becco poggia sul collo ripiegato all’indietro. L’interno dei vasi è completamente scavato e le pareti sono estremamente sottili. All’imboccatura del vaso a forma di pesce sono stati ricavati dei fori per l’applicazione di un coperchio. Se ne deduce che il recipiente fosse utilizzato per la conservazione di oli sacri. La varietà di animali raffigurati su tavolozze e vasi preistorici può essere considerata un vera e propria illustrazione degli ambienti naturali della Valle de Nilo. Tali aggetti erano destinati al corredo funebre o alle offerte degli dei.


E veniamo all’ultima carrellata di oggetti che vanno ad illustrare il periodo Naqada III (circa 3300-3000 a.C.). E’ l’ultima fase del processo di formazione dello stato, quella che aprirà le porte all’Egitto dinastico.

Torino, Museo Egizio: Anforetta, alabastro. Altezza cm. 5,5, diametro massimo cm. 4. Provenienza scavi di Hammamiya, Necropoli della pianura: scavi Schiaparelli 1905. Vasetto con corpo ovoidale, orlo estroflesso e labbro piatto, appoggio a disco.

Torino, Museo Egizio: Anforetta,diorite. Altezza cm. 5, diametro della bocca cm. 2,5. Acquisto Schiaparelli. Vasetto con corpo ovoidale, orlo leggermente estroflesso con labbro piatto e piede a disco Lo stato di conservazione è eccellente .

Londra, Petrie Museum: Gioco, calcare. Larghezza cm. 3, Diametro cm. 28,8. Predinastico. Base circolare appartenente ad un gioco detto del “serpente”, dalla forma della tavola che raffigura appunto tale rettile avvolto a spirale. Il corpo dell’animale, ad eccezione della testa e della coda, è suddiviso in caselle rettangolari abbastanza regolari. E’ stato interpretato anche come amuleto con funzioni apotropaiche (che allontana, cioè, influenze maligne).

Berlino: Agyptiches Museum: Pedina da gioco, avorio. Provenienza Umm el Qa’ab (Abydo). Altezza cm. 9. Tardo predinastico, inizi del dinastico (circa 3100-3000 a.C.). Questa piccola torre di avorio, molto probabilmente una pedina da gioco, rappresenta una costruzione utilizzata sia come silo per il grano, sia come struttura difensiva. All’ingresso si accedeva tramite una scala a pioli (forse di corda) che, in caso di attacco nemico poteva essere ritirata. Silos di questo tipo sono riprodotti su sigilli protostorici(relativi cioè a quella fase intermedia tra preistoria e storia vera e propria)e costituiscono una tipologia architettonica non rara degli antichi insediamenti egizi.

Londra, British Museum: frammento di tavolozza commemorativa (Tavolozza della Battaglia).Ardesia grigia. Tardo Predinastico (3200 a.C. circa). Altezza: cm.32,8 Lunghezza: cm. 28,7 Provenienza ignota. La decorazione è realizzata in bassorilievo. Su un verso due gazzelle sono intente a mangiare frutti da una palma; dietro la gazzella, a destra, è un uccello dal becco ricurvo, qualcosa di simile ad una gallina faraona. L’altra faccia presenta una scena di prigionieri e vittime di guerra, queste ultime dilaniate da avvoltoi, corvi e un leone. Si è supposto che il leone rappresentasse il re vittorioso, ma è possibile che si sia voluto semplicemente rappresentare un animale da preda così come per gli avvoltoi. Nella parte superiore del frammento più grande è visibile un prigioniero legato seguito da una figura che indossa una lunga tunica. Il frammento più piccolo presenta due prigionieri accanto alle insegne dell’ibis e del falco. E’ probabile che lo spazio superiore dovesse contenere altre rappresentazioni della battaglia. Sul margine destro dello stesso frammento è visibile una zona circolare circondata da un bordo in rilievo, probabilmente per contenere il cosmetico. Questo splendido oggetto fa parte di una serie di manufatti simili che si diffusero alla fine dell’età predinastica, non più legati a mere pratiche cosmetiche (come era stato in precedenza), ma prodotti per celebrare eventi di rilievo. In quest’ottica, sembra che tali tavolozze venivano offerte in dono ai templi più importanti. I caratteri tipicamente egizi, qui si delineano inequivocabilmente, sebbene siano ancora percepibili influenze mediorientali. L’esemplare più famoso è senz’altro la celeberrima Tavolozza di Narmer, di cui parleremo diffusamente in seguito.

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