A cura di Luisa Bovitutti
GIOIE E DOLORI DELLA VITA MILITARE
Gli egizi non aspiravano alla carriera militare perché ne temevano la durezza.
Nel papiro Anastasi III risalente alla XIX dinastia, uno scriba, per incentivare il figlio a seguire le sue orme gli descrive a tinte fosche la vita del soldato comune: «Vieni, che ti descriva la condizione del soldato, ricca di tormenti. Quando è poco più di un ragazzo, è preso e imprigionato in una caserma.
E’ sottoposto a dure punizioni, messo giù e battuto come un papiro. Vieni che ti descriva il suo viaggio in Siria e la sua marcia sulle colline. Il suo pane e la sua acqua sono sulle sue spalle come la soma degli asini; le vertebre della sua schiena sono piegate mentre beve acqua putrida e si ferma solo per fare la guardia. Quando arriva alla battaglia è come un uccello spennato e non c’è forza in tutto il suo corpo. Quando giunge a ritornare in Egitto è come un bastone che il tarlo ha mangiato: è malato e deve essere trasportato a spalla».
In realtà la vita dei militari era dura e rischiosa, ma, come testimoniano numerose fonti, anche redditizia, in quanto essi ricevevano ricche ricompense, partecipavano alla divisione del bottino di guerra e quando si ritiravano dal servizio attivo ottenevano spesso della terra da coltivare. Certo, il pericolo di finire come questo povero soldato immortalato nel Ramesseum era concreto…. guardate dove lo ha colpito la freccia….
La foto è di Paolo Bondielli, pubblicata su Mediterraneo Antico