A cura di Andrea Petta
Uno dei più importanti documenti della collezione di Drovetti è senz’altro il cosiddetto “Canone Reale” o “Papiro Torino”. È in pratica l’unica vera lista dei Faraoni compilata in Egitto prima dell’Età Tolemaica pervenuta fino a noi.
Viene considerata unica in quanto riporta (o meglio, riportava) tutti i regnanti a partire dalle divinità e dall’era pre-dinastica e riporta gli anni di regno di ciascun Faraone (le liste di Abydos e di Saqqara sono state “tagliate” e non riportano la durata dei singoli regnanti).Purtroppo il documento è oggi diviso in più di 300 frammenti – ma il papiro (come dimostrato dall’analisi delle fibre) è stato rovinato in tempi moderni, presumibilmente dopo l’acquisto da parte di Drovetti a Tebe intorno al 1820. Maspero sostiene nella sua “Histoire Ancienne” che fosse intero al momento dell’acquisto; un altro storico, Winlock, racconta che fu distrutto durante una cavalcata a dorso d’asino di Drovetti con il papiro inserito in un vaso (forse un’anforetta per il vino). Probabilmente veniva dalla tomba di uno scriba, ma non ci sono certezze.
Il papiro in sé è “strano”: da un lato riporta un registro tributario dell’epoca di Ramses II che ne fu il suo primo utilizzo; il papiro fu poi riusato sul verso per la lista dei Faraoni ma l’ultima parte fu strappata via nell’antichità, forse per prendere degli altri appunti.
Il testo è scritto in ieratico ed è diviso in 11 colonne (13 in origine). La disposizione del testo fa pensare che fosse stato copiato da altre fonti più antiche (per alcune parti lo scriba scrive “mancanti” ad indicare delle lacune nello scritto originale) con un lavoro non proprio preciso ed un po’ svogliato; fa pensare ad un esercizio di un giovane scriba scritto sul retro di un papiro ormai obsoleto.Il papiro fu oggetto di numerosi tentativi di restauro. Ci provò per primo Champollion nel 1824; seguirono Farina nel 1938 (con le prime foto del papiro) e Gardiner nel 1959. Il confronto tra foto e primi disegni dei frammenti conferma che il papiro si è ulteriormente rovinato negli anni.


Il papiro originale era alto 42 cm e lungo più o meno 1,75 m. La lista riporta inizialmente le divinità e i semi-dei che regnarono sull’Egitto (tra cui Seth, Horus e Thoth), i cosiddetti “spiriti” o “re spirituali” (probabilmente i sovrani pre-dinastici) ed i re storici a partire da Menes fino alla XVI Dinastia (le altre sono state perse nel frammento strappato nell’antichità). La formula per ciascun Faraone è: “Il Sovrano delle Due Terre (nome). Ha regnato per x anni, x mesi e x giorni”. Per i regnanti più antichi, del periodo arcaico, viene riportata anche quanto vissero. Non ci sono Faraoni “maledetti” esclusi dalla lista; non si menziona la provenienza o il sesso (Nofrusobek viene menzionata senza alcun accenno al fatto che fosse donna). Solo per la XV Dinastia non viene usata la formula classica ma vengono menzionati come “Hyksos”.A seconda delle Dinastie vengono usati i nomi nebty, il nomen o il prenomen (o insieme).
Alcune scritte sono in inchiostro rosso, per lo più i titoli delle sezioni e le somme degli anni di regno dei periodi; l’unico Faraone marcato in rosso è Djoser, a testimoniare l’importanza datagli più di mille anni dopo la sua morte.
Perché è stato conservato nell’antichità – e quindi è arrivato fino a noi? Non lo sappiamo.Il papiro non è di eccelsa qualità. Conservare il registro tributario non ha un gran senso, visto che era stato già riciclato all’epoca. Quindi si è voluto tenere proprio la lista dei re, che però è un lavoro scadente, una copia di altri documenti su un papiro ulteriormente riciclato dopo.
E allora, lasciamo la storia ed entriamo nella fantasia…
“Figlio mio, perché la malattia ti ha portato via così presto? Avevi ancora tanta strada da percorrere. I sacrifici fatti per farti studiare, per farti entrare nella Casa degli Scribi…tutto perduto ormai.Lascio nella tua tomba i tuoi pochi scritti. Falli vedere a Thoth, invoca la sua benevolenza e chiedi a Seshat di continuare ad insegnarti l’arte delle parole. Il tuo cuore non può essere impuro, ti aiuteranno sicuramente. Ed aspettami, verrò a riabbracciarti se gli dei me lo permetteranno”
Riferimenti:
- Kim Ryholt The Turin King-List Or So-Called Turin Canon (Tc) As A Source For Chronology. Ancient Egyptian Chronology, 2006
- Alan Gardiner The Royal Canon of Turin Review by John A. Wilson Journal of Near Eastern Studies, 1960
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