LA TOMBA DELLA REGINA KHENTKAUS I
A cura di Piero Cargnino
Visto che ci siamo facciamo ancora un giretto nell’immensa necropoli di Giza. Qui, per gli appassionati della storia egizia antica, ci sarebbe da passare una vita intera (e molti lo hanno fatto). Noi, in questi miei scritti, non abbiamo tutto questo tempo, il mio impegno è quello di trattare tutte le piramidi egizie per cui non mi soffermerò oltre. Prima però di lasciare Giza vorrei parlarvi di una piramide singolare, quando la scoprì, nell’immensa distesa sabbiosa, vicino al tempio a valle di Micerino, l’egittologo John Shae Perring la definì la quarta piramide di Giza. trattandosi di una tomba a due gradini risalente alla IV dinastia. Diversamente la pensava Richard Lepsius che la annoverò tra le tombe private. Holscher e Reisner la ritennero invece la piramide incompiuta di Shepseskaf, ma le indagini più accurate condotte da Selim Hassan nel 1932 permisero di attribuirla effettivamente alla regina madre Khentkaus I vissuta a cavallo della IV e V dinastia.
Ma chi era in effetti Khentkaus I? Si presume fosse figlia di Micerino, (molte prove supportano il concetto anche se ancora vengono sollevati dubbi), sposa di Shepseskaf, prima, poi di Userkaf, (fondatore della V dinastia). Come moglie di Userkaf gli viene attribuita la maternità di Sahure e Neferirkare Kakai, anche se una sepoltura così imponente ci porta a supporre che il personaggio abbia avuto un’importanza superiore a quello di una regina sposa. Secondo Miroslsv Verner, è probabile che Khentkaus sia stata per un breve periodo, reggente al trono per l’altro figlio Tampthis. Secondo Manetone, Menkaure e Thampthis regnarono nella quarta dinastia, ma essendo Khentkaus I la madre di Sahure è di fatto legata anche alla V dinastia. A lei veniva attribuito il titolo di “mwt nswt bity nswt bity”, che Ventikiev tradusse con “La madre dei due re dell’Alto e Basso Egitto”. Vista però l’imponenza del complesso funerario, con tanto di città piramidale, secondo l’egittologo tedesco Hermann Junker questo andava attribuito sicuramente ad un personaggio molto più importante, suggerì quindi che il titolo andava letto come “il re dell’Alto e Basso Egitto e la madre del re dell’Alto e del Basso Egitto”. Sono state avanzate molte altre ipotesi ma io mi fermerei qui, per chi fosse interessato ad approfondire esistono numerose pubblicazioni in proposito.






Torniamo dunque alla piramide, questa pare costruita in due fasi coincidenti con i suoi due gradini. Nella prima fase, attorno ad un blocco quasi quadrato di roccia, residuo di cava dove vennero estratte le pietre per le altre piramidi, venne costruita la tomba per ospitare il corpo della regina Khentkaus I, successivamente fu rivestita di bianco calcare di Tura. La seconda fase, consistette in un ampliamento mediante la costruzione di una grande struttura in pietra calcarea sopra al blocco esistente, Verner suggerisce che nell’intenzione degli architetti ci fosse l’idea di trasformare la tomba in una piramide, idea poi abbandonata per problemi di stabilità delle fondamenta. Tanto per non farsi mancare niente, il suo complesso funerario comprende la piramide, un tempio della valle, una città piramidale, un serbatoio d’acqua e granai, il tutto è stato catalogato da Lepsius come LG100. Sul lato sud-ovest della piramide, è stata rinvenuta una fossa di circa 30 metri di lunghezza e 4 di profondità, tagliata interamente nella roccia, trova posto la sua barca solare, il riferimento potrebbe essere alla barca notturna, detta “Mesketet”, del dio sole Ra. A questo punto si può ipotizzare l’esistenza anche di un’altra fossa con la barca diurna, detta “Mandet”. L’insieme delle due barche veniva chiamato “Maaty” ed era riferito alla Maat, il principio dell’ordine cosmico. Al momento non mi risulta che sia mai stata cercata. La sovrastruttura della piramide è costituita da due gradoni con una pianta quadrata orientata nord-sud, le pareti sono arricchite da nicchie, ad imitazione di false porte. Alla piramide si accedeva attraverso una maestosa porta in granito rosa, che riportava la titolatura ed il nome di Khentkaus I, da qui un passaggio scende dal pavimento della cappella interna e conduce alla camera funeraria. Le pareti della cappella erano coperte di rilievi che oggi si presentano molto danneggiati. Il cunicolo, che scende al di sotto della struttura della piramide, conduce anch’esso, dopo 5,6 metri alla camera funeraria, entrambi sono rivestiti di granito rosa. La camera, che come dimensioni ricorda quella di Shepseskaf a Saqqara, doveva contenere un sarcofago di alabastro del quale sono stati ritrovati pezzi nella sabbia che riempiva la camera. E’ stato rinvenuto anche un piccolo scarabeo di calcare marrone attribuibile però alla XII dinastia, cosa che fa pensare ad un eventuale riutilizzo della tomba in epoca successiva. La città piramidale si trova ad est della piramide e comprende parecchie strade che separano gruppi di case tutte provviste di granai. Costruite in mattoni crudi, probabilmente ospitavano i sacerdoti e i servitori del complesso piramidale. Attraverso una strada rialzata si giungeva al tempio della valle che si trova nei pressi di quello di Micerino quasi a rimarcare una stretta relazione del sovrano con la regina Khentkaus I. Il tempio della valle, simile a quello di Micerino, era costruito in mattoni crudi rifiniti con calcare bianco e alabastro. L’ingresso si trova sul lato nord e dava accesso ad un vestibolo il cui tetto era sostenuto da quattro colonne. Al suo interno sono stati ritrovati resti di una statua di re ed il corpo di una statua di sfinge. Non ho trovato notizie circa la possibilità di visite da parte dei turisti.






Fonti e bibliografia:
- Maurizio Damiano-Appia, “Egitto e Nubia”, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1995
- Verner Miroslav. “Ulteriori pensieri sul problema di Khentkaus.”, 1997
- Edda Bresciani, “Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto”, De Agostini, 2005
- Aidan Dodson e Dyan Hilton, “Le famiglie reali complete dell’antico Egitto”, 2004
- Miroslav Verner, “Il complesso piramidale di Khentkaus”, Praha, 1995
- Mario Tosi, “Dizionario enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto”, Vol.I – Ed. Ananke, 1012
- Hassan Selim, “Scavi a Giza (1932-33)”, Il Cairo: Facoltà di Lettere dell’Università egiziana. 1943
- Sergio Donadoni, “Le grandi scoperte dell’archeologia”, De Agostini – Novara 1993