Antico Regno, Piramidi

LA PIRAMIDE DI MERENRE NEMTYEMSAF II

A cura di Piero Cargnino

DALL’AUTOBIOGRAFIA DI WENI IL VECCHIO

Merenre, (Merenra, Menthusuphis, Horo Ankhkhau, Antyemzaef, Merenre Nemtyemsaf I), fu il successore di Pepi I, si pensa che sia stato un grande faraone anche se il suo regno non durò a lungo, pare che abbia regnato per soli cinque o sei anni. Le cifre che si riscontrano sono molto discordanti, il Canone Reale di Torino sembra riportare, secondo la ricostruzione di Alan Gardiner, l’improbabile cifra di 44 anni mentre Manetone gliene assegna solo 7. Dai riscontri archeologici si rileva come data più alta l’anno successivo a quello della quinta conta del bestiame, quindi 10 anni. Se si considera però che molto probabilmente Merenre venne associato al trono dal padre Pepi I l’ipotesi più reale è che Merenre abbia regnato in modo autonomo circa 5 anni. La riprova di questo trova conferma nell’esecuzione dei suoi monumenti che denunciano tracce di un affrettato completamento, segno che il loro utilizzo deve essere avvenuto ben prima del previsto.

Ma la cosa che più sorprende è che di questo sovrano, del quale conosciamo ben poco, quel poco che conosciamo ci giunge dall’autobiografia di un personaggio secondario, Weni il Vecchio. L’autobiografia è la forma più antica nella letteratura egiziana e ci sono numerosi esempi di ottima qualità. Quella di Weni è incisa su una lastra di calcare rinvenuta nel 1860 da Auguste Mariette nella sua tomba-cappella nel Medio Cimitero ad Abydos.

Nella sua autobiografia Weni ci racconta di aver servito ben tre faraoni, Teti, Pepi I e per ultimo Merenre e sotto quest’ultimo come governatore dell´Alto Egitto. Questo rende meno credibile la veridicità del racconto, Weni, vissuto durante la VI Dinastia (ca. 2323-2150 a.C.) dell´Antico Regno, avrebbe ricoperto una carica di secondaria importanza sotto il regno di Teti, aggiunge poi che il re Pepi I lo assoldò per fare delle investigazioni sulla regina Weret-Yamtes, apparentemente coinvolta in un complotto ai danni del re. Tenuto conto che il regno di Pepi I, sarebbe durato oltre cinquant’anni, e supponendo che Merenre sia salito al trono solo dopo la morte del padre, Weni doveva aver già passato da un pezzo la sessantina quando entrò al servizio del nuovo sovrano. Pare strano che compiti così gravosi venissero affidati ad un uomo in età cosi avanzata per quel tempo. Diverso sarebbe se si scoprisse che Pepi I si associò il figlio al governo vari anni prima di morire, cosi che gli ordini sovrani potrebbero essere stati emessi a nome di entrambi, e in effetti sono state scoperte concrete, seppur scarse, prove di una tale coreggenza.

Se vi trovate a girare per la necropoli di Saqqara vi troverete in difficoltà ad individuare il complesso piramidale di Merenre, quello che nell’antichità veniva pomposamente chiamato “Lo splendore di Merenre rifulge”. Le sue rovine, situate addentro al deserto sull’estremo limite sud-ovest della necropoli, spariscono allo sguardo del visitatore che viene piuttosto attratto dalla Mastabat el-Faraun e dai resti della piramide di Pepi II.

La piramide di Merenre non ha fin’ora suscitato grande interesse per gli archeologi che si sono riferiti soprattutto alle fonti scritte, in particolare alla sopracitata autobiografia del funzionario Weni, nella quale racconta che gli venne affidato l’incarico di procacciare i materiali per la costruzione della piramide, granito rosa da Assuan, alabastro da Hatnub e grovacca nera dalle cave di Ibhat, con le quali venne realizzato il pyramidion ed il sarcofago del sovrano. Perring, negli anni ’30 del XIX secolo rinvenne la presenza di blocchi di granito bianco del paramento, oggi spariti fra i detriti. Il pyramidion ed il sarcofago presentavano tracce residue della doratura originaria.

All’inizio degli anni ’80 del XIX secolo, Maspero, all’eterna ricerca dei testi delle piramidi, penetrò all’interno dei sotterranei della piramide. Le camere ipogee non si discostano da quelle della piramide di Pepi I, la parete occidentale, dove era poggiato il sarcofago si presenta con uno splendido rilievo policromo con il motivo della facciata del palazzo reale. Il soffitto era ornato con stelle bianche su sfondo nero rivolte a occidente. Del corredo funebre sono stati rinvenuti solo resti insignificanti fra cui due scodelle in alabastro ed un piccolo oggetto, bottone o maniglia, di uno stipetto.

All’interno della camera funeraria Maspero rinvenne la mummia di un giovane uomo che presentava l’acconciatura con ciocca laterale tipica dell’adolescenza.

Esaminando anche il tipo di fasciatura, sul momento si pensò ad una sepoltura intrusiva più tarda, Elliot Smith, conoscitore di mummie egizie, l’attribuì alla XVIII dinastia. In seguito alcuni egittologi ipotizzarono che la mummia appartenesse proprio a Merenre, sappiamo che regnò per poco tempo e morì molto giovane, inoltre non ci sono indicazioni di sue eventuali mogli o figli. Un pendente dorato sul quale sono riportati i nomi di Merenre e di suo padre Pepi I, parrebbe essere la prova, la prima di questo genere, della coreggenza. Se il corpo appartiene veramente a Merenre si tratterebbe della mummia regale più antica giunta fino a noi.

Dopo molti decenni furono riprese indagini approfondite da un team archeologico francese, guidato da Jean Leclant, che continuano tutt’ora. Purtroppo lo stato di grave devastazione in cui versa la piramide ha fornito scarse informazioni. I numerosi frammenti di Testi delle Piramidi, sparsi nell’enorme cratere lasciato dai saccheggiatori, lasciano intendere quanto sarà complessa la ricostruzione delle camere.

Fonti e bibliografia:

  • Martin Gardiner, “La civiltà egizia” – Oxford University Press 1961 (Einaudi, Torino 1997)
  • Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano 2003
  • ,John A. Wilson, “Egitto – I Propilei”, Monaco di Baviera 1961 (Arnoldo Mondadori, Milano 1967)
  • Miroslav Verner, “Il mistero delle piramidi”, Newton & Compton, 1997
  • Federico A. Arborio Mella – L’Egitto dei Faraoni – Mursia, 2012
  • Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto!, Editori Laterza, Bari 2008 )

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