Luce tra le ombre

LUCE TRA LE OMBRE – INTRODUZIONE

A cura di Ivo Prezioso

In questa introduzione vorrei porre l’attenzione sulle ragioni che hanno spinto il nostro gruppo a riferirsi, per tutto ciò che concerne l’Antico Egitto, alle pubblicazioni degli “esperti sul campo”: vale a dire archeologi, storici, paleontologi, filologi ecc. che, attraverso lo studio dei reperti e delle evidenze rinvenute durante il corso degli scavi, nonché dei testi che gli stessi egizi ci hanno tramandato (e credo che ce ne siano ancora tantissimi, sparsi nei vari Musei , che attendono di essere studiati o approfonditi alla luce delle nuove conoscenze), stanno cercando di ricostruire, con pragmatismo quell’affascinante e irripetibile civiltà. Sgombro il campo da ogni dubbio: almeno per quanto mi riguarda, nessun atteggiamento ironico o di presunta superiorità nei confronti di chi è affascinato dai cosiddetti “ricercatori alternativi”; si tratta semplicemente di una scelta che deriva dalla necessità e volontà di basarsi su prove provate o, al limite, sulla proposta di ipotesi altamente probabili e basate su indizi così rilevanti da farle ritenere tali.

Ma procediamo con ordine.

L’egittologo Maurizio Damiano, praticamente a conclusione della sua opera “Egitto”, in quattro volumi accenna all’argomento e, in seguito, ne riprenderò le autorevoli considerazioni; ma vorrei tornare indietro ancora di qualche tempo. Siamo intorno alla metà degli anni settanta del secolo scorso, e già da qualche anno era sbocciata la mia “egittofilia” (o, meglio, al tempo era ancora “egittomania”). Affascinato dalle grandiose testimonianze di questa splendida civiltà leggevo tutto ciò che mi capitava a tiro sull’argomento: le pubblicazioni più disparate, riviste, romanzi “peudo-storici” ecc., le fagocitavo con irresistibile entusiasmo. All’epoca andavano molto di moda periodici come Arcana, Astra, (e un’ulteriore miriade di cui neanche ricordo più il nome) e autori come Peter Kolosimo e Philipp Vandenberg e tanti altri.

Soprattutto certe riviste, insistevano su una pseudo-scienza, la “numerologia”, ideata dall’astronomo Piazzi Smyth nel XIX secolo, che puntava l’attenzione su fantastiche ipotesi in merito a dati e date “Sulla Storia dell’Umanità (sic)” ricavabili dalla Grande Piramide (chissà perché solo da quella!). Inutile dire del fascino che simili letture esercitavano su di me! Poi mi sono imbattuto in un volume delle “Grandi Civiltà”: un’edizione riservata agli “Amici della Storia” dal titolo “L’Egitto dei Faraoni” di Jean-Marc Brissaud. Confesso che, ancor oggi, nulla so di questo autore, potete ben immaginare all’epoca. Or bene, in una parte del suo testo andava ad affrontare proprio il tema della “Piramidologia”. Ovviamente, il mio entusiasmo era alle stelle, ma fu seguito immediatamente da una frustrante delusione quando, con argomentazioni, semplici, ovvie (in maniera imbarazzante, direi), l’autore smantellava tutto quel fantastico castello di suggestioni di cui mi ero nutrito. Da quel momento il mio interesse per l’Antico Egitto mutò obbiettivo; compresi che non era quella la strada da percorrere: volevo saperne sempre di più, ma questa volta abbeverandomi presso le fonti di coloro che l’Egitto lo studiavano sul campo con tanto di titoli e carte in regola. E in questo percorso, sia pur seguito da semplice amatore dilettante e, diciamolo pure, in maniera piuttosto disordinata, ho scoperto un Antico Egitto altrettanto affascinante, entusiasmante, straordinario e soprattutto credibile. Anzi, molto di più!

L’idea, pertanto, è quella di proporre di volta in volta una di queste teorie esponendone brevemente le relative argomentazioni per poi confrontarle con le risposte date dagli studiosi. Incontreremo speculazioni più o meno seducenti, alcune francamente improponibili, altre apparentemente “credibili”, ma, come vedremo, invariabilmente mancanti di prove a sostegno (o, nei casi peggiori, del tutto prive di ogni fondamento). Spero che i temi affrontati possano suscitare il vostro interesse: se così dovesse essere non mancate al prossimo appuntamento in cui vi parlerò proprio de’ “i piramidologi ”.

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