Cose meravigliose

L’ULTIMA CHANCE

A cura di Andrea Petta

Quando Howard Carter giunge in Egitto a fine ottobre 1922, sa che deve giocarsi il tutto per tutto. È l’ultima stagione che Carnarvon può supportare, e lo sa. Decide quindi che abbatterà a malincuore le capanne degli operai che avevano lavorato alla tomba di Ramses VI, l’ultima zona di quel famoso “triangolo” che non aveva ancora scavato a fondo.

Le baracche degli operai davanti alla tomba di Ramses VI fotografate da Carter prima della demolizione (da “Tutankhamon”, Howard Carter)

A sinistra: la tomba KV9 di Ramses VI scavata nella parete della Valle; alla destra l’ingresso della KV62 di Tutankhamon. Pochissimi metri le dividono, incredibile che non fosse stata scoperta prima. A destra: per intenderci, la KV62 di Tutankhamon si sviluppa SOTTO l’ingresso della KV9 come si vede molto bene in questa proiezione

Contatta subito Arthur “Pecky” Callender, un ingegnere ferroviario in pensione con cui aveva lavorato anche negli anni precedenti per la ferrovia a scartamento ridotto che gli serve per portare via il materiale di scavo. Callender è un uomo di azione, un tuttofare abilissimo a trovare il materiale per costruire praticamente qualunque cosa. Sarà utilissimo.

Pierre Lacau con Howard Carter. Non sarà un rapporto pacifico

Il 1° novembre telegrafa a Lacau, subentrato a Maspero come Sovrintendente alle Antichità per chiedere il permesso di scavo. È una richiesta di solito solo formale, vista la concessione in essere per la Valle dei Re. Lacau risponderà solo 10 giorni dopo con una sibillina riserva del Comitato di Egittologia. Prime avvisaglie di un temporale che non tarderà ad arrivare.

La comunicazione/richiesta di Carter del 1° novembre
L’autorizzazione “con riserva” di Lacau dell’11 novembre. La riserva è un fatto inusuale, la concessione era valida e non c’era nessun motivo di dubitare che gli scavi non fossero effettuati con la massima perizia possibile.

Il 4 novembre, stanco di aspettare, Carter procede a demolire le capanne, e quasi subito scopre il primo gradino di una scala interrata. Sul suo diario scrive “Trovati primi gradini di una tomba” (“First steps of tomb found”). Cinque parole, con il paradiso dietro.

Diario di Carter, 4 novembre 1922. Cinque parole, scritte in trasversale, a segnare l’inizio di un’avventura che aveva sognato mille volte di vivere

Nel diario degli scavi, Carter scrive in maniera più dettagliata:
“Verso le 10 ho scoperto sotto quasi la prima capanna demolita le prime tracce dell’ingresso della tomba (Tut.ankh.Amen) Questo comprendeva il primo gradino dell’angolo NE (della scala scavata). È bastato poco tempo per dimostrare che si trattava dell’inizio di una ripida rampa scavata nel letto di roccia, circa quattro metri sotto l’ingresso della tomba di Ramses VI, e a una profondità simile al di sotto dell’attuale livello della Valle. E che era della natura di una scala d’ingresso di una tomba del tipo della XVIII dinastia, ma oltre a ciò non si poteva dire nulla fino a quando tutti i detriti sovrastanti non fossero stati rimossi.”

Il 5 la scalinata è quasi tutta libera e Carter si trova davanti una porta con segni di effrazione ma anche nuovamente murata e con i sigilli della Necropoli Reale. Non va avanti: sarebbe fare un torto a chi ha pagato gli scavi. Avesse scavato qualche centimetro in più avrebbe trovato i sigilli di Tutankhamon, ma è tardi e gli indizi rimangono confusi. Così telegrafa a Carnarvon “Finalmente fatta incredibile scoperta nella Valle – magnifica tomba con sigilli intatti – ricoperta in attesa vostro arrivo – Congratulazioni”. In quel momento, Carter esagera un po’; non può sapere se ci sia una tomba dietro a quella porta, figuriamoci se “magnifica”. Col senno di poi diventerà una descrizione riduttiva, ma intanto alimenterà i primi dubbi sulla correttezza delle procedure.

La tomba viene nuovamente riseppellita. Inizia un’agonia che dura due settimane. Il 23 finalmente Lord Carnarvon arriva nella Valle.

La scala ricoperta in attesa dell’arrivo di Lord Carnarvon e Evelyn

Lady Evelyn, Lord Carnarvon, Howard Carter e Perky Callender all’ingresso della tomba e la prima porta murata al termine della scalinata

Il 24 arriva anche Evelyn e si può procedere. Callender fa sgombrare del tutto la scala in presenza del Capo Ispettore Reginald Engelbach, inviato da Lacau a sovrintendere i lavori. Carter è perplesso: oltre alle due effrazioni – che fa notare ad Engelbach; è in ballo la clausola della “tomba intatta” della concessione a Lord Carnarvon – trova oggetti con i cartigli di Akhenaton, Smenkhare e Tutankhamon, insieme ad uno scarabeo di Thutmosis III ed il frammento di un altro scarabeo di Amenhotep III.

I sigilli sulla prima porta furono fotografati direttamente da Lord Carnarvon con pessimi risultati (come ammesso dallo stesso Carter nel suo diario degli scavi), dimostrando ulteriormente, come nel caso di Schiaparelli e della tomba di Nefertari, l’importanza di avere persone competenti in ogni ruolo negli scavi. Per fortuna i blocchi asportati furono poi fotografati da Burton

A questo punto è convinto che si tratti di un nascondiglio della fine della XVIII Dinastia, forse un deposito di oggetti dell’età amarniana, già saccheggiato nell’antichità.

Il 25 viene aperta la prima porta. Dietro c’è un corridoio ingombro di detriti. Engelbach dall’alto della sua esperienza con Petrie ed ansioso di svilire un “dilettante” come viene considerato Carter, sentenzia che sia un nascondiglio vuoto e se ne va, collezionando una delle figure di m… più spettacolari della storia. Non ha neanche visto che alla fine del corridoio c’è una seconda porta, con segni di effrazione e sigilli della Necropoli Reale proprio come sulla prima. Carter, da parte sua, si guarda bene dal farglielo notare.

Reginald “Rex” Engelbach. Rispedito al Cairo tre anni dopo, impiegò anni del suo tempo al Museo per etichettare in tre lingue i reperti del piano terra. Speriamo che almeno in questo fosse competente.

Il 26 novembre finalmente, viene praticato un foro nella seconda porta. Ci sono solo Carter, Lord Carnarvon con Evelyn, Callender ed i capi squadra di Carter. Alla luce tremolante di una candela, utilizzata per scoprire eventuali gas tossici in una stanza chiusa 3300 anni prima, Carter guarda dentro. L’impaziente Carnarvon gli chiede se riesca a vedere qualcosa. E, come sappiamo, Carter risponde:Sì, cose meravigliose.

Sì, cose meravigliose”
Questa è la visione diretta dalla seconda porta verso l’Anticamera, la prima immagine che ne ebbero Carter e gli altri scopritori

Tutti buttano uno sguardo dentro. Vedono il luccichio dell’oro, i letti funerari, gli oggetti in alabastro, i carri dorati, le statue di guardia ad un’ulteriore porta sigillata.

Sono tutti sotto shock. Richiudono la tomba, l’Ispettore Capo va avvisato nuovamente dicendogli con tutta la cortesia possibile che ha preso una cantonata formidabile.

La sera del 26 non dorme nessuno nella Valle. Il giorno dopo arriverà l’Ispettore, inizierà il lunghissimo lavoro di catalogazione, conservazione, restauro, decifrazione. Carter è un archeologo estremamente corretto, nel suo periodo nella Valle non aveva accettato compromessi con i predoni che campavano degli oggetti ritrovati. Ma quello che hanno intravisto è al di là di qualsiasi immaginazione, di qualunque fantasia.

Non sappiamo chi sia stato il primo a lanciare l’idea; è molto probabile che sia stata Lady Evelyn nel suo entusiasmo giovanile, o forse suo padre che finalmente vedeva il frutto di tutti i denari spesi. Fatto sta che nella notte si torna nella tomba, solo Carter. Lord Carnarvon, Evelyn e Callender.

Carter e Callender aprono un piccolo varco nella seconda porta, Evelyn entra per prima (è la più minuta) poi aiuta Carter, suo padre e Callender ad entrare. Finiscono in paradiso: l’Anticamera è ingombra di oggetti, d’oro, di straordinarie opere d’arte. Carter nota un pertugio nel muro di nord-ovest: porta all’Annesso, in cui gli oggetti sono in un disordine che suggerisce fosse la zona dove i tombaroli hanno esaminato gli oggetti – e dove probabilmente sono stati scoperti nell’antichità.

La parete nord dell’Anticamera fotografata da Burton prima dell’inventario e dello spostamento dei reperti. Al centro della parete, le canne ed il cesto di vimini posizionato a coprire la moderna effrazione prima dell’apertura ufficiale della tomba

E poi ci sono quelle due statue del Faraone colorate in nero che fanno la guardia ad un’altra porta sigillata. È assolutamente irresistibile per i quattro. Un nuovo varco viene aperto da Carter; oltre vede solo un corridoio ed una parete bianca. Teme che la stanza più segreta sia stata svuotata di tutto, febbrilmente apre un ulteriore varco ed entra, piedi in avanti nella camera sepolcrale. Il pavimento è più in basso rispetto all’Anticamera, svanisce alla vista dei suoi compagni. E scopre che quello che ha visto non era un corridoio, ma lo spazio tra la parete ed un sacrario di legno dorato che occupa quasi tutta la stanza. Entrano anche Evelyn e Lord Carnarvon; Callender non riesce a passare e rimane nell’Anticamera. La scena deve essere stata oltre ogni immaginazione hollywoodiana: tre persone alla luce delle torce dentro la stanza del sarcofago di un Faraone egizio che si guardano intorno scoprendo tesori ad ogni sguardo. C’è la statua di Anubi che li scruta dalla stanza del Tesoro, come aveva scrutato i predoni dell’antichità.

Il primo sacrario ha il sigillo infranto sulla porta; troppo impellente la necessità di aprirla. Carter lo apre e scopre un velo funebre decorato con delle rosette in oro.

I tre si fermano, troppo pericoloso andare avanti. Piano piano escono dalla stanza del sarcofago. Delle canne ed il coperchio di una cesta di vimini dell’Anticamera vengono messi a celare il varco aperto nel muro che la separa dalla stanza del sarcofago, poi sgusciano via alle prime luci dell’alba, con ancora l’ultima immagine del sepolcro impressa nella mente.

Sotto il velo, la porta del secondo sacrario con il sigillo intatto.

Tutankhamon è lì.

Per la prima volta la sepoltura di un Faraone egizio intatta.

Porta e sigillo sul secondo sacrario come lo videro Carter, Carnarvon ed Evelyn, ed il particolare del sigillo sulla porta del secondo sacrario, intatto. La prova che nessuno aveva più aperto quella porta dopo il funerale del Faraone, 3300 anni prima

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