A cura di Andrea Petta
Carter 008, JE60723. Legno stuccato e dipinto, altezza 30 cm
Questo è uno dei reperti più controversi della tomba. Il numero di catalogo di Carter (008) lo identifica come uno dei primi ritrovati nell’Anticamera (pensate che il cofanetto dipinto descritto qui https://www.facebook.com/…/permalink/1017283632408341/ – il primo ad uscire dalla tomba – ha il numero 021), eppure non fu fotografato da Burton nella sua posizione originale né descritto da Carter, che si limita a scrivere nella scheda dedicata:
“È stata rimossa dal magazzino n. 4 (nota: la tomba KV4 usata come magazzino ed occasionalmente come zona pranzo) da rappresentanti del governo egiziano e inviato al Cairo come prova della mia mancanza di integrità. Di conseguenza la testa si è molto danneggiata”.
In effetti, oltre a diverse sezioni dello stucco dipinto staccatisi, la testa presenta una profonda spaccatura sul lato sinistro, che purtroppo non possiamo sapere quando si sia verificata.


Il 30 settembre 1924, mentre Carter è in Inghilterra furibondo dopo una lite con il Ministero (che riguarda anche la “spartizione” dei reperti), arriva un’ispezione a sorpresa del Dipartimento delle Antichità alla tomba KV4. La guida Pierre Lacau in persona, con il suo vice Rex Engelbach ed alcuni funzionari egiziani. Tutto sembra in ordine, ma quando stanno per andarsene, Lacau fa aprire una cassa della Fortnum & Mason (specialisti nella fornitura di beni alimentari di lusso) etichettata come “vino rosso”. Una soffiata? All’interno trovano la testa. I funzionari egiziani accusano apertamente Carter di furto, mandano un telegramma al Primo Ministro Zaghlul. Si parla di negare ogni ulteriore concessione a Carter, di arrestarlo se tornasse in Egitto. Ma, inaspettatamente, proprio Lacau offre una via d’uscita. Chiede, tramite Engelbach e Winlock, “se non fosse per caso tra i reperti ritrovati sulla scala di ingresso, prima dell’apertura della tomba, e non ancora catalogato da Carter”. Carter, informato da Winlock con un telegramma criptato, ovviamente conferma. La cosa non ha nessun senso, la testa avrebbe potuto essere lì solo abbandonata dai ladri, che non avrebbero mai rubato un oggetto per loro senza valore, senza oro o gioielli. E la testa non era mai stata mostrata tra i primi reperti recuperati, quindi è una colossale bugia. Ma a tutti va bene questo escamotage, e nel clima di incertezza politica di quegli anni Carter rimarrà a guida della scoperta.

La testa in sé è un capolavoro di ebanisteria. Emerge da un fiore di loto blu aperto e raffigura Tutankhamon da bambino. È scolpita in legno e coperta da un sottile strato di gesso dipinto. La testa è allungata all’indietro nel tipico canone estetico di Amarna. Il viso è ben modellato, con bocca e naso accuratamente delineati, e dipinto in rosso. La testa è rasata (la radice dei capelli è raffigurata con una vernice grigia). Gli occhi sono contornati da una linea blu scuro, come le sopracciglia. Le orecchie sono forate.Il gambo del fiore è dipinto di bianco e segnato orizzontalmente da cinque anelli concentrici. Il fiore è costituito dai sepali che separano sette petali interni.
La testa che emerge da un fiore di loto rappresenta il dio Nefertem (o Nefertum), che a sua volta emerge dalle acque primordiali rappresentate dalla base blu scuro smussata ai lati. Nefertem era il dio del sole nascente, un altro riferimento alla rinascita del Faraone.
Il loto è stato usato nei ritratti reali fin dall’Antico Regno (Nefertem faceva parte della prima Triade menfita con Ptah e Sekhmet); il suo profumo era considerato un’essenza divina capace di placare l’ira degli dei – soprattutto il loto azzurro il cui profumo è il più delicato.



La simbologia legata al fiore di loto è complessa: la pianta affonda le radici sul fondo del Nilo e attraversa le acque del fiume come se fossero quelle dell’oceano primordiale, si apre al mattino (creazione) volgendosi verso est come a salutare il disco solare dopo il suo viaggio negli inferi e si chiude al tramonto (morte) diventando simbolo tangibile di resurrezione ciclica.
Nel 2015 fu oggetto di un curioso incidente: il suo espositore in plexiglas fu colpito da uno studente in gita scolastica ed abbattuto, fortunatamente senza ulteriori danni salvo un malore della guardia presente nella sala.
Fonti:
- Howard Carter, Tutankhamon. Mondadori 1984
- Thomas Hoving, Tutankhamon. Mondadori 1995
- Henry James, Tutankhamon – Edizioni White Star
- Nicholas Reeves, The Complete Tutankhamun, 1998
- The Griffith Institute, Tutankhamun: Anatomy of an Excavation. The Howard Carter Archives
- Foto: Museo Egizio del Cairo, Henry James, The Griffith Institute
2 pensieri su “IL MISTERO DELLA TESTA DEL FARAONE BAMBINO”