A cura di Giuseppe Esposito
Con un articolo precedente, quello intitolato “Taweret e il Genio Minoico” che potete trovare in questo stesso sito, avevo iniziato il discorso sulle evidenze di contatto tra due delle Civiltà più importanti del Mediterraneo: quella egizia e quella, meno conosciuta e più misteriosa, che nacque, visse, prosperò e apparentemente svanì quasi nel nulla, nell’Egeo e, in particolare nell’isola di Creta.
Con quest’articolo vorrei riprendere proprio quel discorso e portare nuove, inconfutabili, prove di un effettivo rapporto politico, commerciale, artistico tra Egeo ed Egitto nel Bronzo Tardo.
Partiamo, poiché questa sarà quasi la storia di un viaggio, da un documento di primaria importanza rinvenuto nel Tempio del Milione di Anni del re Amenhotep III[1] che è, di certo, oggi noto per le due colossali statue che lo fronteggiavano, i Colossi di Memnone[2], che altro non sono se non il modesto lascito di una struttura davvero imponente di oltre 350mila metri quadrati (il più grande complesso templare dell’area tebana, superiore per estensione anche al pur non piccolo Tempio di Amon della vicina Karnak).
KOm el Hetan
Il suo recinto, nell’area dell’attuale Kom el-Hetan, nei pressi dell’odierna Luxor e a breve distanza dalla Valle dei Re, ha restituito, nella zona anticamente occupata dalla Corte solare, cinque piedistalli di statue verosimilmente del re, catalogati[3] con sigle da An ad En, di cui restano però solo i piedi; proprio sull’ultima di tali basi, la En, appunteremo la nostra attenzione poiché è meglio nota come “Lista Egea”.

Le basi[4] recano ovali merlati (simili a cartigli) sovrapposti a prigionieri con le braccia legate dietro la schiena secondo l’iconografia tipica dell’Antico Egitto, ma si tratta, in realtà, di liste di toponimi, di terre, o località, o città, o popoli, posti, per qualsivoglia motivo[5], sotto la giurisdizione dell’Egitto.
Brevemente e per completezza, diremo che la lista:
An riporta toponimi di stati del nord della Siria ed altri piccoli stati compresa Babilonia (Sangar), Mitanni (Naharina), Karchemish, Hatti, Arzawa ed Assur;
Bn città-stato minori, dell’area siro-palestinese, molte delle quali non ancora identificate, tra cui Damasco;
Cn (molto danneggiata) toponimi che, in apparenza, coprono l’area siro-palestinese e la Fenicia;
Dn una serie di nomi non meglio identificati tra cui, forse, Aram, con riferimento agli aramei, Ashur e Babilonia.

Si tratterebbe, perciò, di grandi potenze, ma anche piccoli e insignificanti Paesi, o popolazioni, o città, comunque sotto l’influenza egiziana nel Vicino Oriente.
Per inciso, le basi, compresa la En di cui si dirà a breve, sono state rinvenute nell’angolo nord-ovest dell’antica corte e come si sarà notato, riportano riferimenti a località e popolazioni dell’area a nord dell’Egitto; questo ha fatto ritenere che analogo tipo di basi potrebbero rinvenirsi nell’angolo opposto con analoghe liste di località e popolazioni del sud[6].
LA LISTA “En”
La quinta stele En, come sopra detto, costituisce, invece, la “lista egea”. Un primo elemento deve essere valutato: mentre le altre liste prevedono da 28 a 34 toponimi distribuiti sui lati delle basi, la lista egea ne prevedeva, verosimilmente, solo 17, di cui 15 (ancora leggibili) sono iscritti sul lato sinistro della base e sulla fronte mentre ulteriori due sono andati persi (il lato destro della base e anepigrafe, forse in attesa di ulteriori indicazioni geografiche, ed il posteriore è perso).

(visione d’insieme: in alto, al centro, sopra due prigionieri legati sono riportati i cartigli reali Neb-Maat-Ra Amenhotep, a destra, invece, “cartigli” relativi ai Keftiw ed ai Tanayu)




Abbiamo più sopra rilevato una particolarità di questa base rispetto alle altre quattro; queste, infatti, hanno i toponimi scolpiti solo sui lati, ma non sulla fronte, quasi che tale spazio fosse stato risparmiato per poter incrementare le rispettive liste con nuove conquiste o alleanze, e solo la lista egea occupa completamente la fronte della base lasciando invece vuoti i lati destro e verosimilmente il posteriore che, come sopra detto, è perso.
Particolarmente interessanti, ai nostri fini, sono i due prigionieri a destra del prenome e del nome del re (nb-m3’t imn-htp hk3 wst) Neb-Maat-Ra Amenhotep Hekaa Waset, che si trova al centro della fronte (fig. 3): seguendo la regola di lettura dei geroglifici[11], i primi toponimi a dover essere letti sono proprio i due alla destra del nome del re dacché proprio i cartigli reali indicherebbero il verso di lettura. Ciò lascia supporre che proprio su tali nomi si sia voluto appuntare l’attenzione del lettore dando loro una maggior enfasi.
Ebbene, il primo dei prigionieri reca proprio il nome K(e)ft(i)w che, sembra ormai appurato in ambito scientifico, indica Creta e i suoi abitanti, mentre il secondo T(a)n(a)y(u) (ti-n3-y-w), indicherebbe la Terra dei Danai identificata come la Grecia continentale. È interessante inoltre notare come qui si faccia riferimento a territori, mentre i toponimi dalla parte opposta fanno invece riferimento a città.

L’identificazione delle località della lista egea (fig. 7) è oggi, come sopra accennato, generalmente accettata a livello accademico ed esistono perplessità solo per l’identificazione della n.ro 5, vedi sopra figura 7, identificata, forse, nella Tebe beotica.
Basandosi sull’apparente sequenza geografica, peraltro riassunta proprio nei due toponimi K(e)ft(i)w e T(a)n(a)y(u), alcuni autori[13] hanno ipotizzato che la lista En conservasse il ricordo di una spedizione egizia verso il mondo egeo partendo da Creta, da est verso ovest, alla Grecia continentale e poi, attraverso l’isola di Kythera (n. ro 8 in fig. 7), ritornando a Creta (il che giustificherebbe, peraltro, la ripetizione del toponimo cretese Amnisos, nn. 1 e 11 in fig. 7); secondo una ipotesi, si sarebbe trattato di una missione diplomatica egiziana destinata a portare «il soffio della vita» alle popolazioni collegate al Sovrano egiziano. Tale menzione, peraltro, sembra essere confermata nelle righe che sovrastano la serie di prigionieri, là ove si legge, tra l’altro[14]: «[…] le grandi potenze straniere (del nord e del sud)[…] convergono sulle ginocchia in un sol posto, così che il soffio della vita possa loro essere dato, portando tributi sulle loro spalle […]».
A dimostrazione che tale sia una formula rituale si consideri, tuttavia, che era stata usata anche nei rilievi del tempio di Hatshepsut[15], a deir el-Bahari, a proposito della presentazione della regina/re agli dei, là ove si sottolinea come i popoli si recassero a lei «[…] portando i tributi sulle loro spalle…per poter riceve il soffio della vita […]poiché il dio (Amon) aveva posto ogni terra sotto i suoi piedi […]»[16].
Che una spedizione nel senso, peraltro, possa realmente essere avvenuta, sarebbe avvalorato dai ritrovamenti nell’area egea di oggetti iscritti con il cartiglio di Amenhotep III e/o della sposa reale Tye[17] come rilevabile dalle carte riportate, qui sopra, nelle figure 8 e 9.
In particolare, è interessante notare che nell’area egea sono molto rari i ritrovamenti di oggetti iscritti con cartigli reali prima della XVIII dinastia e che, dei 21[18] rinvenuti, ben 12[19] recano i cartigli di Amehotep III e della sposa reale Tye.
Molto di recente, nel 2005, sono stati rinvenuti nell’area di Kom el-Hetan frammenti di una base di statua[20] (che, però, non possono per forma e dimensioni appartenere alla En) contenenti ulteriori riferimenti alla toponomastica egea e greca, ma l’esame dei reperti è ancora oggi in corso e molto scarse e contrastanti sono le notizie relative.
Benché la traduzione della “lista egea” sia, come sopra detto, accademicamente riconosciuta, ritengo tuttavia doveroso almeno menzionare una recente voce che, come si suol dire, esce “fuori dal coro”[21]. A proposito dell’individuazione delle “isole del Grande Verde” con le isole egee, si fa rilevare che la definizione sia derivata da una probabile forzatura conseguente alla traduzione dei termini egizi “wedj wer” che sarebbero stati resi “sommariamente” con “il mare”; lo stesso studio[22] si appunta, inoltre, non tanto sulla interpretazione terminologica, che pure viene confermata, dei due ovali retti dai prigionieri posti alla destra del nominativo del re Amenhotep III sulla fronte della base En, quanto sulla localizzazione delle aree, o città, rappresentate.
In base a tale studio, perciò, l’area indicata non farebbe riferimento a quella Egea, bensì a un’area continentale asiatica. Decisamente complesso, benché molto interessante, sarebbe qui intavolare un dialogo relativo a tale ipotesi (in realtà alquanto “solitaria”), che prende in esame e raffronta iscrizioni relative a Sethy I, Ramses II e un colosso di Amenhotep III da costui usurpato, Thutmosi III e l’Akh-Menu di Karnak, nonché toponimi dell’area siro-palestinese e della Fenicia in varie e differenti traslitterazioni.

Aldilà delle differenti ipotesi, che pure andavano almeno citate, per completezza, si può tuttavia concludere, assumendo la base En ancora come “lista egea” e sottolineando che mai prima di Amenhotep III, e mai dopo, sono stati stilati (o ritrovati) elenchi così completi e complessi dell’area egea come quelli ricavabili dalle basi di Kom el-Hetan, e questo, sommato ai reperti egizi del medesimo periodo nella stessa area, ci autorizza a concludere che effettivamente, comunque, ci furono contatti di tipo politico/economico tra la potenza egizia e quella egea durante la prima metà del XIV secolo a.C.
Fig. 10: Personificazione dei K(e)ft(i)w come prigionieri dal tempio di Ramses II ad Abydos che riprende l’iconografia già sopra evidenziata nella lista egea En di Amenhotep III (braccia legate dietro la schiena e ovale merlato con l’indicazione toponomastica, anche se si tratta non di popoli sudditi)
Appendice 1
Tabella [23] degli oggetti iscritti con il nome di Amenhotep III o della Sposa Reale Tye rinvenuti in area egea (insulare e continentale)
Località | Descrizione | Area di rinvenimento (contesto) |
Micene (Grecia Continentale) | 7 frammenti in faience con il cartiglio di Amenhotep III (Museo di Atene n.ri 2566.1-5, 2718, 12582) | Cittadella, a NE della Porta dei Leoni (TE IIIB) |
Micene (Grecia Continentale) | 1 placca in faience con cartiglio di Amenhotep III (Museo di Nauplion n.ri 13-887, 13-888) | Stanza M3 dell’edifici0o M, a nord della Cittadella (TE IIIB2) |
Micene (Grecia Continentale) | 1 placca in faience con cartiglio di Amenhotep III (Museo di Nauplion n.ro 68-1000) | Stanza con Affresco dell’edificio Cultuale (TE IIIB2) |
Micene (Grecia Continentale) | 1 scarabeo in faience della Sposa Reale Tye (Museo di Atene n.ro 2530) | Stanza γ della Tsountas House (TE IIIB) |
Micene (Grecia Continentale) | 1 scarabeo della Sposa Reale Tye (Inventariato con il n.ro 68-1521) | Magazzino degli Idoli del Centro Cultuale (TE IIIB2) |
Micene (Grecia Continentale) | 1 vaso in faience con cartiglio di Amenhotep III (Museo di Atene n.ro 2491) | Tomba a camera n.ro 49 (TE IIIA) |
Aetolia (Grecia Continentale) | 1 scarabeo di Amenhotep III | Tomba a camera (TE IIB – TE IIIA2) |
Knossos (Creta) | 1 scarabeo in faience con cartiglio di Amenhotep III (parte di un collare) | Tomba n.ro 4 (TM IIIA) |
Ayia Triada (Creta) | 1 scarabeo in steatite della Sposa Reale Tye | Tomba a camera n.ro 5 (forse TM IIIA) |
Kydonia (Creta) | 1 scarabeo in faience con cartiglio di Amenhotep III | (TM IIIA – B) |
Ialysos (Rodi) | 1 scarabeo in faience con cartiglio di Amenhotep III | Tomba n.ro 9 (TE III) |
Panaztepe (Turchia) | 1 scarabeo in faience con cartiglio di Amenhotep III[24] | (TE IIIA) |
[1] XVIII dinastia, Neb-Maat-Ra Amenhotep, 1387-1350 a.C.
[2] Il nome fu assegnato ai due colossi (alti 18 m) dai greci che assimilarono il personaggio rappresentato (in realtà il re Amenhotep III) all’eroe Memnone, personificazione del giorno, figlio di Eos, l’aurora, che nella guerra contro Troia si schierò al fianco dei troiani venendo poi ucciso da Achille. Tale individuazione derivava dal fatto che, all’alba, verosimilmente per la dilatazione delle pietre ai primi calori del sole, uno dei due colossi emetteva un suono lamentoso che fu interpretato come il saluto del figlio alla madre Eos. Tale era l’ammirazione degli occupanti per le vestigia egizie, che l’imperatore romano Settimio Severo (193-211 d.C.) fece sottoporre la statua a un restauro dopo il quale, però, il fenomeno sonoro non si ripeté.
[3] Edel E. “Die Ortsamenlisten aus dem Totentempel Amenophis III”, Bonn, 1966.
[4] Cline “Amenhotep III and the Aegeans, in “Orientalia”, n. 56, pp. 1-36, 1987.
[5] Nei dipinti di alcune Tombe dei Nobili, nella necropoli tebana, esistono altre evidenze di rapporti con le civiltà egee, e minoica in particolare, ma dalla stessa posizione nei registri parietali è facile arguire che, a seconda dei popoli rappresentati, questi occupino un differente posto nel panorama politico dell’Egitto faraonico. Appaiono perciò palesemente popoli “sudditi” che recano tributi obbligatori, ma anche popolazioni che sebbene rappresentate iconograficamente in maniera simile alle prime, sono, in realtà popoli di uguale rango che recano doni.
In almeno sei tombe di alti funzionari, sono inoltre presenti le cosiddette “processioni egee”. Un esempio valga per tutti, nella TT86 di Menkheperreseneb sono rappresentati “i principi di Tunip” (Città Stato della Siria), “di Hatti” (gli Hittiti, dell’Anatolia), e l’Ambasciatore dei “Keftiw”; ebbene, mentre i primi due sono rappresentati in ginocchio, o addirittura sdraiati ai piedi del re o del suo rappresentante, l’ambasciatore di Creta è non solo in piedi, ma, con uno stratagemma (vedi fig. 2), rappresentato più alto di tutti e noi sappiamo che ciò significava molto nelle rappresentazioni egizie.
[6] Edel 1966, citato.
[7] Da Cline e Stannish “Sailing the Great Green Sea? Amenhotep III’ “Aegean List” from Kom el-Hetan, once more”, in “Journal of Ancient Egyptian Archaeology”, vol. 3, 2011, pp. 6-16.
[8] Cline e Stannish 2011 citato, p. 8.
[9] Cline e Stannish 2011 citato, p. 9.
[10] Cline e Stannish 2011 citato, p. 10.
[11] Cline e Stannish 2011 citato, p. 7.
[12] Cline 1987 citato, pp. 8 e 9, maps 1 e 2.
[13] Tra gli altri Cline 1987 citato e Albright “The vocalization of the Egyptian Syllabic Ortography, 1934, pp. 9-10.
[14] Edel, traslitterazione e traduzione confermata da Stannish.
[15] XVIII dinastia, Maat-Kha-Ra Henemet Amon Hatshepsut, 1479-1457 a.C. (± 30 anni); assunto il trono come coreggente di Thutmosi, il futuro Thutmosi III, figlio dello sposo fratello Thutmosi II e della regina secondaria Iset, Hatshepsut dopo due anni (secondo altre ipotesi sette) assunse pienamente il potere regale dichiarandosi re (non regina).
[16] Cline e Stannish 2011 citato, p. 12.
[17] Cline 1987 citato.
[18] Hallager, “The Intermediate Period –LMII and III A1 Crete”, in Atti del convegno “Forschungen zur ägäischen Vorgeschichte in Deutschalnd”, Berlino, 1983, citato da E. Cline 1987, p. 20.
[19] Elenco riassuntivo dei dati riportati in E. Cline 1987, Table 1, p. 24: 6 a Micene; 1 ad Aetolia; 1 a Knosso; 1 Hagia Triada; 1 Kydonia; 1 Cipro.
[20] Duhoux “Les relations ègypto-ègèennes au Nouvel Empire: que nous apprend la toponymie?”, in “Akten des Symposiums zur historischen Topographie und Toponymie Altagyptens”, pp. 19-34. 2006, p. 29.
[21] Vandersleyen “Keftiu: a cautionary note”, in “Oxford Journal of Archaeology”, n. 22, pp. 209-212, 2003.
[22] Vandersleyen 2003 citato.
[23] Ricavata da Cline 1987, p. 24, table I.
[24] Cline “Amenhotep III, the Aegean, and Anatolia”, in “Amenhotep III: Perspectives on His Reign”, 1998, p. 246.