A cura di Ivo Prezioso


Ptahhotep fu amministratore e visir durante il regno di Djedkara Isesi (V Dinastia).
E’ noto per essere considerato l’autore dell’ Insegnamento che reca il suo nome, un testo di letteratura sapienziale che vuol essere una guida al bel parlare e al comportamento corretto in ogni circostanza. Il testo, ci è pervenuto in quattro manoscritti, tre papiri e una tavoletta di provenienza tebana, il più antico dei quali (e il solo completo) è il papiro Prisse (conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi) databile all’ XI-XII Dinastia. Come Hergedef, Ptahotep è nominato, nel papiro Chester Beatty IV (al British Museum), tra gli otto scrittori celebri e sapienti dell’Antico Egitto.


L’insegnamento, come ci informa il testo stesso, fu composto da Ptahhotep quando già era molto avanti con l’età. L’onestà che l’autore insegna è di tipo sociale, un’etica che non deve sovvertire l’ordine stabilito, la Ma’at, che dio ha posto nel mondo e che è anche l’ordine dello stato di cui il re è garante. Il fine è quello di far sì che si perpetui il ricordo di chi ha sempre tenuto una condotta buona ed amabile.
La sua tomba si trova in una mastaba di Saqqara Nord ed è costituita da un complesso funerario dedicato anche al figlio Akhtihotep, ed al figlio di quest’ultimo Ptahhotep II.

Concludo questa breve descrizione con una delle perle di saggezza tratte dal suo Insegnamento.
“Non essere orgoglioso del tuo sapere, ma consigliati con l’ignorante come con il sapiente: non si raggiunge il confine dell’arte, non c’è artista fornito della sua perfezione. Una bella parola è più nascosta del feldspato verde, ma la si può trovare presso la serva alla macina”
Un complesso intreccio di scene è rappresentato in sette registri sul muro orientale della cappella di culto. Il quarto registro offre raffigurazioni di caccia nel deserto, sorprendenti per lo spietato dinamismo. Gli animali selvatici combattono e si accoppiano, rievocando alcune scene rappresentate nei templi solari della V Dinastia. A chiudere la scena descritta è un cacciatore che blocca con un lazo un toro selvatico accanto ad un altro toro e ad un’antilope. Nello stesso registro sono mirabilmente rappresentati due istrici, uno dei quali lascia la tana per divorare una locusta.
Fonti: Edda Bresciani, Letteratura e poesia nell’Antico Egitto, Ed. Einaudi pp.40-41-42
Fonte di didascalie e immagini: Karol Myśliwiec, Tombe della V e VI Dinastia a Saqqara, pp.8-286-290-302-306-309. Dal Volume “I Tesori delle Piramidi” a cura di Zahi Hawass.
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