C'era una volta l'Egitto, Età Predinastica

IL FARAONE AHA

Di Piero Cargnino

Se non lo avete ancora capito ci troviamo in un groviglio storico dove mancano notizie certe ed anche gli studiosi brancolano nel buio dell’antica storia egizia cercando di interpretare quel poco che è giunto a noi ma anche ciò che di tanto in tanto emerge dagli ulteriori scavi.

Dopo Scorpione, Narmer o Menes o Meni, nell’elenco dei primi faraoni egizi emerge Aha “il Combattente”.

Forse successe a Narmer del quale forse era figlio, forse. Le poche notizie di cui disponiamo su questo sovrano sono estremamente incerte e frammentarie. La figura di Aha oscilla tra storia e mito che ci vengono raccontati dal solito Manetone. Aha compare nella Pietra di Palermo dove viene indicato come unificatore delle due Terre; altre notizie che riportano il suo nome sono state rinvenute su numerose tavolette di avorio e di legno, impronte di sigilli e in iscrizioni su vasi rinvenute in tre tombe, a Saqqara, Abido e Naqada.

Sempre a proposito di groviglio di notizie disponibili va citato il ritrovamento  di una placchetta di avorio dove il nome di Aha è abbinato al geroglifico “mn” (leggibile come Meni) cosa che ha indotto alcuni studiosi, tra cui Jürgen von Beckerath, a ritenere che Narmer, Meni e Aha siano i nomi di uno stesso sovrano.

Aha dovette ancora affrontare le immancabili battaglie interne per consolidare l’unificazione dei due popoli, i “Seguaci di Horo” dell’ Alto Egitto ed i “Seguaci di Seth” del Basso Egitto ed a quanto pare ci riuscì. Intraprese inoltre campagne di guerra a seguito delle quali affrontò e vinse i popoli della Nubia; ad Abidos venne rinvenuta una placca di ebano nella quale veniva esaltata la sua campagna nubiana, alcuni ritengono che arrivò ad estendere il confine meridionale fino ad Elefantina, intraprese inoltre una campagna per arginare il pericolo libico.

Tutto sommato però il suo regno attraversò un discreto periodo di tranquillità nel quale vennero allacciati rapporti commerciali con Byblos. Aha fece edificare un Tempio dedicato a Neith, una delle Dee più antiche d’Egitto, con quest’opera Aha compì una mossa strategica e politica nello sforzo di unificazione del Regno. Operò al fine di incrementare lo sviluppo economico e sociale del paese con particolare attenzione all’agricoltura.

Dalle storie di Manetone si apprende che un faraone che egli chiama Menes fece costruire una muraglia per deviare il corso del Nilo. A questo proposito è ancora aperto il dibattito fra gli studiosi per stabilire se fu questo fantomatico Menes che fece deviare il corso del Nilo oppure fu Narmer o Aha o se tutti e tre non fossero la stessa persona.

Apprendiamo da Manetone (!) che Aha era uno studioso appassionato, condusse molti studi e ricerche in diversi campi approfondendo in modo particolare quelli di Anatomia ed Architettura. Secondo quanto riportato nel Papiro Ebers, compilato nel periodo degli Hyksos, ed in seguito riportato anche da Sesto Giulio Africano, Aha sarebbe anche stato un medico.

Moglie e regina principale di Aha (forse) fu Benerib (“Colei il cui cuore è dolce“) mentre una moglie secondaria sarebbe stata Khentap. Per coloro che affermano che Aha e Narmer fossero la stessa persona con il nome di “Meni”, la regina principale sarebbe Neithotep la quale, pur non essendone la madre, avrebbe svolto il ruolo di reggente per il figlio e successore di Aha, Djer.

La tomba di Aha fu scoperta dall’egittologo britannico Sir William Matthew Flinders Petrie, nella necropoli di Umm el-Qu’ab presso Abydos, nel complesso B10-15-19.

Da uno studio accurato si scoprì che questa presentava tracce di sacrifici umani, servitori che avrebbero dovuto accompagnare il sovrano nel suo viaggio nell’oltretomba, questi corpi giacevano dentro tombe annesse a quella del sovrano, costruite con il fango, ma Petrie non le prestò molta attenzione ritenendole di poca importanza.

Fu in seguito una spedizione archeologica condotta dall’università di New York, Yale e Pennsylvania, ad indagarle in modo più approfondito e da queste emerse che le 30 sepolture presenti erano opera di sacrifici umani.

La stessa cosa venne riscontrata nel luogo di sepoltura di Djer, figlio e successore di Aha, dove furono contate ben 318 sepolture sacrificali. Ovviamente la cosa lasciò tutti sorpresi: è noto i sovrani d’Egitto venivano effettivamente accompagnati nell’aldilà da numerosi servitori che avevano il compito di svolgere i lavori che il re ovviamente non avrebbe mai svolto, ma ad accompagnarlo nella sua vita ultraterrena erano delle statuette di terracotta, legno o faience, che riproducevano i servitori, chiamate “Ushabti” (rispondenti), queste, una volta sepolte col sovrano, si sarebbero rianimate ed avrebbero risposto per lui in tutti i lavori.

Risulta però che l’usanza dei sacrifici umani sia limitata a questi due faraoni e che in futuro non venne più praticata.

Aggiungo una curiosità che mi è spuntata tra una ricerca e l’altra, durante una campagna di scavi, diretti da David O’Connor della New York University, nella necropoli di Abydos, nel 1967  sono stati portati alla luce quattordici “sarcofagi” di mattoni intonacati sepolti nelle sabbie del deserto, ciascuno di essi conteneva delle imbarcazioni in legno lunghe da 18 a 24 metri, risalenti proprio all’inizio della I dinastia, le barche erano allineate in fila presso la tomba del faraone Aha.

La cosa che più sorprende è che si tratta di imbarcazioni già costruite con assi di legno cuciti insieme e non di giunchi o tronchi scavati, tecnica costruttiva che si rivelerà solo più tardi.

L’archeologo navale  Cheryl Ward che ha studiato le barche, anche se danneggiate dalle termiti, ha constatato che sono state costruite con un sistema assolutamente inedito per l’antico Egitto. Secondo l’archeologo  O’Connor

“Queste barche sono le dirette antenate della famosa barca trovata a Giza vicino alla piramide di Cheope……”.

Le imbarcazioni sono state sottoposte all’esame del carbonio 14 per stabilirne l’età, per quanto mi riguarda non ho trovato notizie sui risultati degli esami.

Fonti e bibliografia:

  • Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano 2003
  • Edda Bresciani, “Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto”, De Agostini, Novara, 2005
  • Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Laterza, Bari, 1990
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia” – Oxford University Press 1961 (Einaudi, Torino 1997)
  • John Baine e Jaromir Malek, “Atlante dell’Antico Egitto”, Novara, 1985
  • John A. Wilson, “Egitto – I Propilei”,  Monaco di Baviera 1961 (Arnoldo Mondadori, Milano 1967)
  • Cinzia Dal Maso, “La flotta fantasma del primo faraone”, La Repubblica.It,  2.11.2000)

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...