Di Piero Cargnino
Per Manetone Hotepsekhemwy inaugura la II dinastia del protodinastico egizio.
Come abbiamo visto gli ultimi tre faraoni della I dinastia devono aver contato talmente poco che le loro tracce sono talmente scarse e frammentarie per cui non è stato possibile ricostruire più di quanto esposto nei tre articoli precedenti.
Il primo faraone della II dinastia si trova dunque ad amministrare un paese non del tutto unificato, a nord il Delta e più a sud la Valle, il suo nome Hotepsekhemwy significa “I due poteri sono in pace”.
Si sono in pace ma ancora ben lontani da una vera unità, a separarli era principalmente, come avviene ancora oggi, la religione.
Coloro che conoscono la mitologia antico egizia sanno che Osiride, dio e re buono e generoso, sposa la sorella Iside ma il fratello Seth, dio cattivo e terribile, per strappargli la corona lo uccide quindi fa a pezzi il corpo spargendoli in tutto l’Egitto. Iside ricompone il corpo dello sposo e, grazie alla sua magia, riesce a rimanere incinta. Nasce così Horus. Il dio falco, che ingaggia una lotta furibonda con lo zio che durerà più di ottant’anni finché il tribunale degli dei non sancisce la vittoria di Horus su Seth.
Ad Horus viene assegnato il dominio del Basso Egitto mentre a Seth quello dell’Alto Egitto. Il mito della contesa tra i due dei è in realtà una metafora per giustificare la lotta tra il nord e il sud del paese che aveva per molto tempo caratterizzato le prime epoche della storia egizia. Come abbiamo visto il re Narmer (o Menes) riappacificò l’Egitto che però era ancora ben lungi dal potersi definire riunificato completamente. Tutta la I dinastia passa governando un paese non omogeneo pur se la pace regna comunque tra il popolo.
Ma veniamo ora al re della II dinastia, il suo nome Horus Hotepsekhemwy ha creato non pochi problemi di interpretazione agli egittologi. Poiché la parola egizia “Hotep” significa “pacifico”, ma può anche assumere il significato di “riconciliazione”, potrebbe riferirsi al superamento delle turbolenze politiche che hanno interessato il paese, in modo particolare durante il regno degli ultimi re della I dinastia, turbolenze politiche ma forse ancor più di carattere religioso che, con il suo avvento al potere, Hotepsekhemwy avrebbe risolto portando la pace tra Alto e Basso Egitto.


Il suo nome potrebbe quindi essere letto come “i due poteri sono riconciliati” o “piacevoli nei poteri”, chiaro riferimento all’Alto e al Basso Egitto ma anche, dal punto di vista religioso a Horus e Seth.
Il nome di questo sovrano è stato identificato dagli studiosi sulla base di impronte di sigilli di argilla, vasi di pietra e pezzi di osso cilindrici provenienti da Saqqara, Giza, Badari e Abidos. Sono inoltre stati rinvenuti vasi di pietra sui quali compaiono i nomi di Hotepsekhemwy e del suo successore Raneb.

In realtà Hotepsekhemwy viene identificato con svariati nomi, nella lista dei re di Abydos di epoca ramesside nel suo cartiglio viene indicato come “Bedjau”, a Giza è chiamato “Bedjatau”, mentre nella lista di Saqqara “Netjer-Bau” e nel Canone di Torino “Bau-hetepju”. Rimangono un mistero i nomi “Netjer-bau” di Saqqara e “Bau-hetepju” del Canone di Torino in quanto gli egittologi non sono riusciti a trovare alcuna fonte di nome del tempo di Hotepsekhemwy che possa essere usata per formarli.
Secondo l’egittologo tedesco Wolfgang Helck il nome corretto sarebbe “Bedjatau”, questo nome compare su un’iscrizione scoperta nella mastaba G100 di Mesdjeru, alto ufficiale dell’esercito.
Per completezza va detto che dal regno di Hotepsekhemwy in poi il nome Horus e quello Nebty dei sovrani che seguirono vennero scritti nello stesso modo.
Altro motivo di incertezza è la durata del suo regno, il Canone reale di Torino gli assegna 95 anni che paiono eccessivi, Manetone, che lo chiama “Boethos” riporta la durata di 38 anni, la maggior parte degli egittologi propende per assegnargli 25-29 anni di regno anche perché, come sottolinea Nabil Swelim, non è stata trovata alcuna iscrizione che riporti di una Festa Sed di Hotepsekhemwy il che significa che non raggiunse i 30 anni di regno.
Sconosciuto è anche il nome della regina moglie di Hotepsekhemwy, in quanto a figli, anche se sono stati trovati sigilli di argilla che riportano il nome di un “figlio del re” e “sacerdote di Sopdu” di nome Perneb, è incerto se quest’ultimo fosse realmente suo figlio.
Del regno di Hotepsekhemwy si conosce molto poco, fonti contemporanee (come tali da prendere con le molle) raccontano di lotte intestine di carattere dinastico ma anche religioso che avrebbero visto come protagonisti due re effimeri, Horus Bird e Sneferka che non compaiono in alcuna lista. L’egittologo Wolfgang Helck avanza l’ipotesi che i loro nomi siano stati omessi in quanto ritenuti fattori del crollo della prima dinastia. Sesto Africano ci parla di un evento eccezionale che si sarebbe verificato durante il regno di Hotepsekhemwy, scrive:
<<………durante il suo regno si aprì una voragine a Bubasti e molti persero la vita…….>>,
si pensa che la notizia sia attendibile in quanto Bubasti si trova in una zona ad alto rischio sismico. Sempre dalle impronte di sigilli si apprende che Hotepsekhemwy si fece costruire una nuova residenza che chiamò “Horus la stella splendente” oltre ad un tempio presso Buto dedicato ad una divinità di secondo piano, “Netjer-Achty”.
Per quanto riguarda la sua sepoltura esistono alcune incertezze, Petrie, Barsanti e Wilkinson sostengono che fu sepolto nella “Grande Galleria A” poiché all’interno sono state rinvenute diverse impronte di sigilli col suo nome. Di parere contrario Helck e Munro che ritengono si tratti invece della “Grande Galleria B” sempre in virtù del ritrovamento di impronte di sigilli con il nome. Al momento la teoria che prevale è quella secondo cui Hotepsekhemwy sia stato sepolto con suo figlio Raneb nella “Grande Galleria A”.


Fonti e bibliografia:
- Cimmino, Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche” – Bompiani, Milano 2003
- Mario Tosi, “Dizionario enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto”, Ananke, 2012
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Einaudi, Torino 1997
- Michael Rice, “La creazione dell’Egitto: le origini dell’antico Egitto, 5000-2000 a.C.”. Taylor & Francis, Londra / New York 1990
- Maurizio Damiano-Appia, “Dizionario enciclopedico dell’antico Egitto e delle civiltà nubiane”, Mondadori, 1996
- Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Laterza, Bari, 1990
- Virgilio Ortega, “L’affascinante mondo dell’Antico Egitto” De Agostini, Novara, 1999)