Di Andrea Petta
Chi ritiene che l’unico merito nella vita di Tutankhamon sia stato quello di morire ed essere sepolto chissà cosa può pensare di Sheshonq II.
Di lui non sapevamo assolutamente niente prima della scoperta del suo sepolcro da parte di Pierre Montet, e non è che dopo ne abbiamo saputo molto di più.

Non sappiamo neanche quando esattamente abbia regnato. Viene considerato il secondo del suo nome soltanto perché nella sua tomba sono stati ritrovati due bracciali con il cartiglio di Sheshonq I ed un pettorale che fa riferimento ad un titolo (“Grande capo dei Ma”, una tribù libica) utilizzato anch’esso da Sheshonq I. Per il resto, più nebbia che nella Pianura Padana a novembre. Potrebbe essere quindi il terzo sovrano della XXII Dinastia, succeduto probabilmente ad Osorkon I od associato al trono con quest’ultimo per (forse) 3-5 anni. Si tratterebbe di uno dei tre Faraoni non identificati collocati da Manetone tra Osorkon I e Takelot I. Potrebbe essere il Gran Sacerdote di Amon, Sheshonq C, figlio di Osorkon I, elevato a coreggente. Tanti “potrebbe”, nessuna certezza finora.

L’ipotesi della coreggenza è alimentata dal ritrovamento di una mummia dell’epoca sulle cui bende vengono riportati gli anni 3 / 33, in cui il “33” sarebbe riferito ad Osorkon I (che regnò 35 anni) ed il “3” a Sheshonq II. Ma le due datazioni non sono sulla stessa benda, per cui la coreggenza rimane un’ipotesi a tutt’oggi.
Il fatto che i cartigli sul sarcofago, sui canopi e sui gioielli ritrovati ci sia il nome di intronizzazione di Heqakheperre (Ra è il signore delle trasformazioni) fa pensare che sia stato un Faraone con pieni poteri e non solo un coreggente. L’esame autoptico effettuato dal Prof. Derry ha evidenziato un’età apparente di 50 anni al momento della morte, quindi confermando la possibilità teorica di una coreggenza con Osorkon I ed un eventuale periodo indipendente alla morte del suo predecessore. Derry ha anche identificato la causa della morte in una sepsi susseguente ad una ferita alla testa, di cui però non conosciamo l’origine.

È probabile che Sheshonq II sia stato sepolto in un’altra tomba adiacente, ma che i lavori effettuati da Osorkon II per la costruzione della propria sepoltura abbiano danneggiato o fatto crollare quella di Sheshonq II costringendo i sacerdoti di Tanis ad un’altra inumazione nella parte del Vestibolo della tomba di Psusennes I. Scrisse Derry: “A quanto pare l’acqua era penetrata anche nella tomba di Sheshonq Heqakheperre ed era entrata anche nella bara d’argento del re. Di conseguenza, tutto il materiale organico, compresi i rivestimenti, si era dissolto. Il cranio era stato inzuppato di umidità, le ossa degli arti inferiori erano ricoperte da sottili fibre radicali. Una massa terrosa, che era senza dubbio entrata nella bara attraverso l’acqua nella tomba, si era depositata nelle ossa dell’anca e nell’osso sacro”. Secondo altri studiosi, la sepoltura originale di Sheshonq II potrebbe essere stata a Bubastis, luogo di origine della famiglia.
I SARCOFAGI
Nonostante le notizie incerte ed un posto nella sequenza faraonica non di primissimo rilievo, il sarcofago esterno di Sheshonq II è unico nella storia egizia. In argento massiccio, è l’unica bara reale con la testa di falco conosciuta.


L’utilizzo di una testa di falco al posto del volto reale del defunto fu una sorta di moda all’inizio della XXII Dinastia, ed è stato uno degli elementi per la datazione di questo Faraone precedentemente sconosciuto.
Il resto delle decorazioni segue uno schema più tradizionale: un’immagine del dio sole con testa di ariete e corpo di avvoltoio è seguita da figure alate di Iside e Nefti e poi dai quattro figli di Horus. Ai piedi ci sono le figure protettive inginocchiate di Selqet e Neith.


L’iscrizione centrale recita: “Re-Osiride Sheshonq, amato da Amon, hai ricevuto il pane da Het-ka-Ptah (‘casa dello spirito di Ptah’, il tempio di Ptah a Menfi), mentre rinnova le offerte a Unu. Possa la tua anima essere viva in qualsiasi forma le piaccia. Possa tu vedere sorgere nella sua barca il disco solare che crea ogni giorno eternamente”.
Il coperchio, compresa la testa, è ricavato da un’unica lastra di argento massiccio battuta e modellata. Le mani ed i tradizionali simboli del flagello e pastorale sono stati invece applicati con dei rivetti.


La vasca della bara non è decorata esteriormente; all’interno una figura di Nut sul fondo rimasta stranamente incompiuta.
All’interno della prima bara, una seconda in cartonnage è andata quasi interamente perduta ma è stata ricostruita successivamente grazie alle parti placcate in oro sopravvissute. Anch’essa con testa a forma di falco, è realizzata con sottili lamine d’oro incise e decorate con uno schema simile a quello della bara d’argento. Sulle lamine d’oro la maggior parte delle iscrizioni era ancora leggibile

Lo schema delle iscrizioni sul cartonnage (disegno di Pierre Montet). Iscrizione verticale centrale: “Parole dette da Osiride Khentamenti, Signore di Abydos, che concede che la tua Anima sorga e veda il disco solare venire da lui e trovare il suo cadavere. «Possa tu ricevere i pani che appaiono davanti a […..] sulla tavola di. .. Re-Osiride Sheshonq»
A sinistra: “Parole dette dall’Osiride Sheshonq, giustificato: «0 ladri di cuori, rapitori di cuori, fate esistere il cuore del re di Osiride con ciò che ha fatto, perché non si riconosce in quello che fate»” (Libro dei Morti, capitolo 27)
A destra: “Parole dette dall’Osiride Heqakheperre Sotepenra, giustificato: «Io sono la Fenice, l’anima di Ra, la guida degli spiriti del Duat, le cui anime appaiono sulla terra per fare ciò che il loro Ka vuole eternamente» (Libro dei Morti, capitolo 29)
In orizzontale, prima linea: “L’Osiride, Signore delle Due Terre Heqakheperre, le porte del Duat sono aperte per lui in eterno»
Nelle altre due righe orizzontali il defunto viene definito “imakhy” (venerabile) dai quattro figli di Horus


Fonti:
- Pierre Montet, La nécropole royale de Tanis (Parigi, 1951):
- Pierre Montet, Les constructions et le tombeau de Psousennes à Tanis (1951)
- BROEKMAN, GERARD P. F. “FALCON-HEADED COFFINS AND CARTONNAGES.” The Journal of Egyptian Archaeology, vol. 95, [Egypt Exploration Society, Sage Publications, Ltd.], 2009
- Foto: Aidan McRae Thomson,Hans Ollermann, Merja Attia