Di Luisa Bovitutti
Le pitture del riparo dei nuotatori sono state studiate e restaurate nel periodo 2010 – 2013 nell’ambito del Gilf Kebir Archaeological and Conservation Project, diretto dalla prof. Barbara E. Barich dell’Università di Roma La Sapienza.
L’archeologo Giulio Lucarini, docente presso l’Università degli Studi di Napoli l’Orientale e vice direttore del progetto ha spiegato che nel corso dei lavori sono stati eseguiti scavi all’interno del riparo e il geologo Mohamed Hamdan dell’Università del Cairo ha effettuato campionamenti geologici dei sedimenti e delle rocce che si trovano nell’area per capire come venissero ottenuti i pigmenti utilizzati nelle pitture dei ripari della zona e la provenienza delle materie prime utilizzate per la loro preparazione.

Visto che è vietato prelevare campioni dei pigmenti, essi sono stati analizzati con tecniche di spettroscopia Raman e fluorescenza a raggi X, che hanno rivelato come essi siano stati preparati soprattutto con materie prime coloranti di natura inorganica ampiamente presenti nell’area.
Ha spiegato il prof. Lucarini che “sono state, ad esempio, rinvenute sostanze coloranti bianche a base di caolino e altre argille caolinitiche, ocre rosse e gialle ottenute da minerali quarzosi contenenti ossidi di ferro e altre impurità, che poi venivano polverizzate e diluite. Proprio l’accessibilità delle arenarie del Siluriano – rocce sedimentarie localizzate principalmente sul versante nord-occidentale dell’altopiano – potrebbe essere uno dei fattori che hanno spinto i gruppi umani olocenici a una maggiore frequentazione di questa particolare area del Gilf Kebir per la produzione di arte rupestre”.

E’ altresì emerso che le superfici molto porose dei ripari, che formavano un substrato ideale per ospitare la pittura, venivano preparate per ricevere il colore stendendovi sopra un sottilissimo strato di bianco (caolinite).
Tra le materie prime individuate è stata identificata anche la lazurite, il minerale da cui si ricavava il blu egiziano frequentemente usato nel periodo faraonico ma del tutto assente nelle pitture di quest’epoca; questo particolare ha indotto ad ipotizzare che la scelta dei pigmenti sia stata dettata non solo dalla loro disponibilità, ma anche dal loro significato simbolico.
FONTI:
- Hamdan, Lucarini, Tomassetti, Mutri, Salama, Hassan, Barich, 2021. Searching for the Right Color Palette: Source of Pigments of the Holocene Wadi Sura Paintings, Gilf Kebir, Western Desert (Egypt). African Archaeological Review, 38: 25-47 –
- http://www.almanacco.rm.cnr.it/…/cw_usr_view_articolo…
- https://www.archeostorie.it/gilf-kebir-pitture-rupestri…/