Antico Regno, C'era una volta l'Egitto

IL FARAONE GIGANTE SANAKHT

Di Piero Cargnino

Sanakht è stato considerato per molto tempo, e da alcuni ancora oggi, il fondatore della III dinastia dopo Khasekhemwi, ultimo faraone della II dinastia; ha governato dal 2735 al 2715 a.C.

Si pensa che potrebbe essere stato uno dei  figli di Nimaathap (“Verità di Hapy”), figlia e sposa dello stesso Khasekhemwi e, sempre secondo questa teoria, sarebbe stato il fratello maggiore di Djoser.

Secondo un’altra teoria avanzata da alcuni egittologi Nimaathap, figlia di Khasekhemwy divenne la moglie reale di Nebka ed il loro figlio fu Djoser, “primo sovrano legittimo”. In epoca più recente però sono stati rinvenuti numerosi sigilli ed iscrizioni su recipienti in pietra che riportano i titoli della regina Nimaathap quali: “Madre del re dell’Alto e Basso Egitto”, “Madre dei figli del re” e “Sposa del re”.

La teoria che prevale oggi è che Nimaathap fosse una principessa del Basso Egitto che andò sposa a Khasekhemwy al termine del conflitto per la riunificazione delle Due Terre.

Il nome di Sanakht non viene citato nella lista di Saqqara ne nel Canone di Torino, nella lista di Abydos è citato con il nome di Nebka mentre Manetone lo chiama Necherophes (o Tosorthros).

Recenti ritrovamenti hanno indotto alcuni studiosi ad ipotizzare che questo sovrano fosse in realtà appartenuto alla II dinastia pur non essendo in grado di definire una rigorosa cronologia tra le due dinastie.

In alcune iscrizioni si trovano associati i nomi di Sanakht, Nebka e Necherophes con quello di Djoser, il Papiro Westcar cita un faraone Nebka come successore di Djoser e prima di Huni. La confusione è generata dal fatto che la posizione dei nomi nelle varie Liste Reali non ha ancora un riscontro archeologico sicuro. Il nome di Sanakht lo troviamo affiancato a quello di Djoser su alcune iscrizioni che raccontano le spedizioni alle miniere di turchese compiute durante il regno dello stesso Djoser.

I due nomi compaiono associati anche a Beit Khallaf (o Bet Khallâf) nell’Alto Egitto, località vicina all’antica Thinis a venti chilometri a nord di Abidos dove pare che si fossero fatti costruire due mastabe di mattoni una accanto all’altra. Ho detto “pare” perché alcuni studiosi ipotizzano che Sanakht sia morto in giovane età e che la sua mastaba sia stata riutilizzata dal faraone Djoser che la fece ampliare trasformandola in seguito nella piramide a gradoni.

In ogni caso la tomba di Sanakht è stata scoperta nel 1901 appunto a Beit Khallaf dove erano presenti numerose tombe appartenenti alla Terza Dinastia.

La conferma che la mastaba denominata K2 è appartenuta a Sanakht è attestata da frammenti di sigilli e da graffiti. Coloro che sostengono che Sanakht sia il fondatore della III dinastia affermano che il ritrovamento di sigilli di Djoser nella tomba di Khasekhemwy dimostrano solo che Djoser praticava riti funerari in onore di questo re senza per questo indicare che fu lui a succedergli.

A proposito di Nebka, citato da Sesto Africano e nella lista di Abydos, egittologi quali Wilkinson, Seidlmayer, Kitchen e Stadelmann affermano che si tratti effettivamente dello stesso Sanakht e portano a sostegno della loro teoria tracce di un cartiglio nel quale compare un segno “Ka” (ad indicare la fine del nome “Nebka”) su di un frammento di sigillo in argilla.

Anche l’egittologo Dietrich Wildung condivide l’ipotesi che i due siano la stessa persona pur contestando l’interpretazione derivata dal sigillo in quanto troppo danneggiato per leggere con certezza l’iscrizione all’interno del cartiglio.

Wolfgang Helck asserì che il nome Nisut-Biti di Sanakht fosse Weneg, poiché si ritiene che Weneg sia stato il quarto re della II dinastia, la teoria di Helck viene contestata dai più. Anni addietro l’egittologo Ernest Wallis Budge suggerì che il nome di Sanakht andava letto “Hen Nekht”. Oggi si ritiene che la lettura più giusta sia “Sanakht” o (raramente) “Nakht-Sa”.

Come detto sopra la tomba di Sanakht, la mastaba denominata K2, scoperta nel 1901, destò subito un grande interesse per le dimensioni del corpo del defunto che erano più grandi delle altre, non solo ma superavano tutte quelle trovate in tempi antichi.

La tomba conteneva i resti di colui che potrebbe essere il più antico caso di macrosomia, (ovvero il cosiddetto “gigantismo umano proporzionato”). Come è noto, i giganti sono personaggi fantastici che si ritrovano nelle leggende e nella mitologia di molte culture, ma è logico pensare che le leggende nascono spesso da storpiature o esagerazioni di fatti reali. E’ noto che il gigantismo è una condizione clinica che si verifica quando il corpo produce in modo anomalo l’ormone della crescita.

Gli scienziati dell’Istituto di Medicina Evoluzionistica dell’Università degli Studi di Zurigo, in collaborazione con alcuni colleghi australiani ed olandesi,  hanno analizzato la mummia del faraone Sanakht, concludendo che il suo corpo potrebbe avere le caratteristiche per esser considerato il primo “gigante” della storia, le sue ossa furono datate al 2.700 a.C. circa. I risultati dei loro studi sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “The Lancet Diabetes & Endocrinology”. A tale riguardo Michael Habicht, egittologo dell’Istituto di Medicina Evoluzionistica all’ateneo svizzero ha precisato:

“…… i presunti resti di Sanakht sono stati ritrovati in una “tomba d’élite” e questo fa pensare che non ci fossero comunque stati pregiudizi sociali verso i casi di gigantismo…..”.

Grazie a questo nuovo studio si è scoperto che la lunghezza dello scheletro di Sanakht sfiorava i due metri (199 centimetri), non molto rispetto ai tempi d’oggi ma certamente un’altezza alquanto insolita per un uomo di quell’epoca. Scrive inoltre Habicht:

I vari studi sulle mummie egizie hanno mostrato come l’altezza media degli uomini di alto rango, in quell’epoca, raggiungeva al massimo circa 160-170 centimetri“.

Nel corso della storia non si contano i miti e le leggende che descrivono uomini dall’altezza incredibile, in grado di terrorizzare i comuni mortali ma l’altezza del faraone Sanakht potrebbe essere solo il frutto della malattia che spinge il corpo a crescere a dismisura.

Uno sviluppo eccessivo delle ossa è stato riscontrato nei resti del faraone. La macrosomia, in sostanza, è una disfunzione abbastanza rara dovuta all’eccessiva produzione dell’ormone della crescita, (ossia la somatotropina), che si presenta attorno al ventesimo anno di età e che provoca una crescita esagerata del corpo, fino al 15-20% in più rispetto ad una persona normale ma tuttavia corretta nelle proporzioni, (a differenza dell’acromegalia, dove le proporzioni non vengono rispettate).

Fonti e bibliografia:

  • Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche” – Bompiani, Milano 2003
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Einaudi, Torino, 1997
  • Smith W. S.,  “Il Regno Antico in Egitto e l’inizio del Primo Periodo Intermedio”, Cambridge University 1971 (Il Saggiatore, Milano 1972)
  • John A. Wilson, “Egitto, in I Propilei – Grande storia universale Mondadori”, Milano, 1967
  • Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Laterza, Bari, 1990

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