Di Andrea Petta

Le “piastre per imbalsamazione” venivano posizionate sopra l’incisione praticata sull’addome del defunto per estrarre gli organi interni durante il processo di mummificazione.
Entrate nell’uso comune durante il Nuovo Regno, furono utilizzate fino all’Età Tolemaica, anche se normalmente di materiali meno nobili. Il loro significato esoterico era quello di “guarire” la ferita necessaria per la pratica di mummificazione del defunto ed impedire che spiriti maligni potessero profanarne il corpo.
La piastra di Psusennes I era cucita sulle bende che ricoprivano l’incisione grazie a quattro fori sugli angoli della piastra stessa. L’importanza simbolica di questo oggetto è testimoniata dall’estrema cura riservata ai dettagli dell’incisione, che vede al centro un occhio protettivo udjat circondato dai quattro figli di Horus, che sappiamo sovrintendere alla protezione degli organi interni del defunto e che abbiamo visto riprodotti sui vasi canopi del Faraone.
Ogni divinità (da sinistra Hapi, Imsety, Duamutef e Qebehsenuf) è raffigurata con indosso un gonnellino corto ed un collare usekh; ognuna ha inoltre un ureo regale sulla fronte. I loro nomi sono incisi sopra le loro teste insieme al cartiglio del Faraone “L’Osiride Psusennes Meriamon, giusto di voce”.
FONTE: Pierre Montet, Les constructions et le tombeau de Psousennes à Tanis (1951)
Foto reperita in rete