Di Grazia Musso
I quattro bracciali furono rinvenuti nella tomba di Djer, terzo faraone della I Dinastia, situata nella necropoli reale di Abido, la città di origine dei primi sovrani dell’Egitto unificato.
I quattro bracciali erano infilati a un braccio (probabilmente di una donna che faceva parte della famiglia reale) avvolto in bende di lino, rinvenuto all’interno di una crepa del muro perimetrale della tomba.
Si tratta di bracciali dalle forme sobrie e originali.
Le perle, dai colori che si alternano con armonico equilibrio, sono unite tra loro con soluzioni sempre nuove e diverse, per dare vita a differenti tipologie.
La tecnica della lavorazione degli artigiani indica inoltre una straordinaria padronanza nell’uso dei materiali tipici della gioielleria egizia.

Il primo bracciale è formato da ventisette placchette raffiguranti il falco, simbolo del dio Horus, appollaiato sul serekh, il disegno stilizzato della pianta e della facciata del palazzo reale.
All’interno veniva scritto il cosiddetto ” nome di Horus” di ogni faraone.
Le placchette, di dimensioni decrescenti dal centro del bracciale verso le sue estremità, sono eseguite alternativamente con oro e turchese, in modo da creare un raffinato contrasto cromatico, ogni placchetta è provvista di due fori sul proprio spessore, per consentire l’inserimento di due fili che sono assicurati a un elemento triangolare in oro posto alle entrambe estremità del bracciale.
Il secondo è composto da tre fili di perle uniti tra loro in quattro punti, in modo da formare tre sezioni uguali, separate l’una dall’altra da due gruppi di tre perle: d’oro, turchese e lapislazzuli.

Le perle della parte centrale sono di dimensioni maggiori rispetto alle altre, ma la successione segue sempre uno schema preciso.
Al centro si trova una perla di lapislazzuli affusolata la cui superficie è decorata con incisioni parallele,la chiusura è ottenuta per mezzo di un bottone d’oro da inserire all’interno dei due anelli posti all’estremità del gioiello.
Il terzo bracciale è costituito da dodici perle a clessidra, disposte verticalmente in quattro gruppi di tre, separati fra loro da coppie di perle di turchese a forma di losanga.
Ogni gruppo comprende una perla centrale in ametista.
Le perle non sono bucate, ma sono legate per mezzo di un filo annodato intorno al solco centrale e tenuto in posizione tramite un sottile anello d’oro.
Le perle di turchese a losanga, separate dalle perle a clessidra in oro per mezzo di sfere in turchese,hanno i vertici foderati con foglia d’oro e sono bucate per consentire il passaggio del filo.
L’ultimo bracciale, il più piccolo, era quello più vicino al polso della mummia.
È formato da due parti che, al momento della scoperta, erano ancora unite tra loro per mezzo di un intreccio di fili d’oro e crine, forse di coda di giraffa.
Il segmento del bracciale destinato ad ornate la parte superiore del polso è il più elaborato: nel centro si trova una rosetta dai petali d’oro affiancata da tre fili di perle per parte, ognuno dei quali è composto da perle di turchese di forma irregolare separate tra loro.
Le estremità dei tre fili sono infilate in una grande perla di lapislazzuli.
L’altra parte del bracciale, che costituisce il retro del gioiello, presenta gli stessi fili di perle, ma è priva della rosetta centrale e l’ordine delle due perle di lapislazzuli e oro è invertito rispetto al fronte.
Materiale: oro, lapislazzuli, turchese e ametista
Lunghezza variabile da cm 10,2 a 15,6.
Abito, tomba di Djer
Scavi di William Matthew Flinders Petrie 1901
I Dinastia 2920-2770 a.C., regno di Djer
Museo Egizio del Cairo
Fonte: Tesori egizi nella collezione del Museo Egizio del Cairo – Francesco Tiradritti – fotografie di Araldo De Luca. Edizioni White Star