(Carter 253)
Di Andrea Petta

La prima bara, quella più esterna, è stato il primo “incontro” di Carter con i segreti più intimi della sepoltura del Faraone. Quando comparve sollevando il coperchio del sarcofago, il 12 febbraio 1924, fu una notizia sensazionale, diffusa in tutto il mondo. Non era solo un magnifico oggetto, era anche – ancora – il “custode” del corpo di Tutankhamon.



Lunga 224 cm e larga 84, con un’altezza massima di 109, è in legno di cipresso ricoperto di gesso e da una lamina d’oro giallo, il Faraone vi è rappresentato come Osiride.


Il capo è coperto da una copricapo simile al “khat” della statua del “ba” di Tutankhamon posta di guardia alla camera sepolcrale. Il “khat” è arrotondato ai lati ed è legato al simbolismo lunare nonché alla “radianza” (iAxw – oggi forse lo chiameremmo “aura”) simbolo della trasformazione divina del sovrano. Dal “khat” spunta la parte inferiore di una parrucca cerimoniale.
Sulla fronte un avvoltoio Nekhbet anch’esso dorato, con becco in ebano e occhi di ossidiana, insieme ad un ureo in bronzo dorato con intarsi in pasta vitrea colorata.

I due simboli erano avvolti da una coroncina floreale con foglie di ulivo e fiordalisi. “Ci piace pensare che che proprio questo sia stato l’estremo saluto recato dalla fanciulla, ormai vedova, a suo marito”

Il viso è raffigurato in una spessa lamina d’oro, con occhi in calcite bianca ed ossidiana.

Le braccia sono flesse sul petto, in bassorilievo; le mani chiuse sono modellate a tutto tondo ed impugnano il flagello ed il pastorale, intarsiati con pasta di vetro blu. Nelle parole di Carter: “L’insieme era di una bellezza che superava ogni nostra previsione)
Sia il volto che le mani sono ricoperti da una lega d’oro più chiara del resto della bara; secondo Carter “dando così l’impressione del pallore della morte”
Il corpo è decorato a bassorilievo secondo il modello “rishi”, con un disegno a piume impreziosito dalle figure di Iside a destra e Nephti a sinistra che avvolgono il corpo del Faraone con le loro ali. Sulla base della bara, Iside viene di nuovo rappresentata con le ali aperte sopra un segno “neb”.


Sul coperchio della bara sono presenti due linee verticali di iscrizioni. Una in particolare colpì Carter, tanto da riportarla nel suo volume sulla scoperta della tomba: “O madre Nut, stendi le tue ali su di me come le stelle imperiture”.
L’interno della cassa riporta delle iscrizioni a cui Carter accenna in modo superficiale e che non vengono riportate nei suoi appunti


La parte superiore della base è stata piallata dagli artigiani al momento dell’inserimento nel sarcofago in quanto troppo alta per chiudere il coperchio; schegge di legno dorato sono state infatti ritrovate nel sarcofago stesso (permettendo peraltro l’identificazione del legno usato). Il danno al sarcofago è stato coperto con uno strato di unguento nerastro.
Il coperchio era chiuso da dieci tenoni in argento massiccio (quattro per lato più uno sulla parte superiore della testa ed uno sulla base). Le quattro maniglie originali in argento massiccio come abbiamo visto furono utilizzate per ri-sollevare il coperchio più di tremila anni dopo.
La prima bara è rimasta per quasi un secolo nella tomba, all’interno del sarcofago. Nel 2019 è stata estratta per la prima volta dalla deposizione della mummmia del re, in modo da essere restaurata per essere poi esposta al GEM dopo la sua (futura) inaugurazione.




Dopo il restauro di emergenza nella tomba, la bara è stata trasportata al Cairo in un contenitore ermetico e sterilizzante ad atmosfera controllata. Per la prima volta dopo 33 secoli dalla cerimonia funebre di Tutankhamon è uscita dalla tomba. Due cuscinetti sono stati posti sotto il flagello ed il pastorale per il timore che potessero spezzarsi durante il trasporto. La bara è rimasta una settimana “in quarantena” nel laboratorio del Museo per acclimatarla e completare la sterilizzazione prima di aprire il contenitore ermetico


Il Ministro delle Antichità, Khaled El-Enany, si è “lanciato” in un’affermazione (“le tre bare verranno esposte insieme, come desiderava Tutankhamon”) che lascia un po’ perplessi, ma è bello sapere che le moderne autorità conoscono così bene i desideri dei loro regnanti di 33 secoli fa…

FONTI:
- Howard Carter, Tutankhamon. Mondadori 1984
- Thomas Hoving, Tutankhamon. Mondadori 1995
- Henry James, Tutankhamon – Edizioni White Star
- Nicholas Reeves, The Complete Tutankhamun, 1998
- The Griffith Institute, Tutankhamun: Anatomy of an Excavation. The Howard Carter Archives
- https://djedmedu.wordpress.com/
- Foto: The Griffith Institute, https://djedmedu.wordpress.com/, https://www.youm7.com/; Daily Mail/Getty Images