Sarcofagi

IL SARCOFAGO DI KHNUMNAKHT

Di Francesco Alba

Medio Regno, Tarda Dodicesima Dinastia (1850-1750 a.C.)
Legno dipinto. Lunghezza: 208,3 cm
Provenienza: Medio Egitto, probabilmente Meir.
Rogers Fund, 1915 (15.2.2)
The Metropolitan Museum of Art – New York

La superficie esterna dipinta a colori vivaci del sarcofago di Khnumnakht, un individuo non meglio identificato eccezion fatta per l’iscrizione che ne riporta il nome, mostra quella molteplicità di testi e pannelli caratteristica della decorazione dei sarcofagi del tardo Medio Regno.

Possiede quanto meno una caratteristica – la figura di una dea all’estremità corrispondente al capo del defunto – che si riscontra piuttosto raramente prima della Tredicesima Dinastia.

Sul lato di fronte al volto della mummia che sta all’interno del cofano, è raffigurata una facciata architettonica dotata di porta per permettere il passaggio dell’anima del defunto (equivalente alla falsa porta dell’Antico Regno); da questa facciata due occhi dipinti scrutano il mondo dei viventi.

Il resto della superficie esterna è suddivisa in pannelli incorniciati da testi i cui caratteri geroglifici sapientemente dipinti dalla mano di un abile artigiano riportano invocazioni e preghiere per varie divinità primordiali e dei, in modo particolare quelli associati alla morte e alla rinascita come Osiride, signore dell’oltretomba e Anubi, il dio sciacallo che sovrintende alla pratica dell’imbalsamazione e ai riti con essa connessi.

Curiosità sul nome Khnumnakht (vedi illustrazione)

Come già detto, poco o niente è noto di questo personaggio a parte il suo nome, Khnumnakht, iscritto più volte sulla superficie del cofano e facilmente riconoscibile.

Si tratta di un nome composto da due elementi: il primo, caratterizzato dall’anfora di pietra (khnm, Gardiner Sign List W9) e dal pulcino di quaglia (w, GSL G43) fa riferimento al dio Khnum dalla testa d’ariete, il ”vasaio divino”; il secondo elemento, caratterizzato dal ramo d’albero (nkht, GSL M3) e dai complementi fonetici “n” (l’onda d’acqua, GSL N35), “kh” (la placenta, GSL Aa1) e “t” (la forma di pane, GSL X1), definisce l’aggettivo “forte”, “vittorioso”:

khnm (w) – nkht = Khnumnakht = “Khnum è vittorioso”

Riferimenti:

P.F. Dorman, P.O. Harper, H. Pittman. The Metropolitan Museum of Art – Egypt and the Ancient Near East. 1987

APPENDICE DI NICO POLLONE

I nomi o le rappresentazioni delle antiche divinità egizie erano spesso rappresentate con riferimenti, associazioni o con eufemismi.

Si poneva ad es. sul capo, il nome stesso o una rappresentazione che la distingueva da altre (tipo un animale o parte di esso, o altro).

Nel sarcofago di Khnumnakht la sola rappresentazione di divinità presente, porta sul capo due elementi distintivi appoggiati su una base porta emblemi. Si tratta, come già detto, di due vasi porta olio o unguento. Un recente suggerimento di Stephen Quirke ( Ancient Egyptian Religion ) spiega Bastet nel significato come di “Colei dal vaso d’unguento”. Ciò si collega all’osservazione che il suo nome era scritto con il geroglifico per unguento jar ( bAs ).

Nel sarcofago di Khnumnakht il nome di Bastet non è inscritto nei testi, forse perché presente in quella rappresentazione.

Non sono riuscito a scaricare il testo, ma sembra sia possibile farlo.

Questo per dire che il nome di Bastet, almeno per coerenza con le prove fin qui viste, sia il più probabile come rappresentazione della divinità.

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