A cura del Docente Livio Secco

In questo rilevo della XXVI Dinastia sono rappresentate due donne intente a preparare un’essenza profumata
Proviamo a leggere il testo che è a didascalia dell’immagine.
Innanzi tutto dobbiamo stabilirne la direzione di lettura.
Sapendo che i geroglifici sono direzionati sempre verso l’inizio della frase e che vanno letti andando loro incontro, possiamo affermare che vadano letti da destra a sinistra.
Una cosa importante è quella di evitare di usare dei segni simmetrici per decidere l’orientamento della scrittura. Infatti, nel nostro caso, ben due segni su cinque sono simmetrici e non ci avrebbero aiutato. Scegliamo, se possibile, raffigurazioni di fauna e umanità.
Quindi da destra a sinistra, dall’alto verso il basso.
Il primo segno, un braccio teso, è il monolittero “a”, si legge [a].
Il secondo segno, una vipera cornuta del deserto, è il monolittero “f”, si legge [f].
Il terzo segno, un chiavistello, è il monolittero “z” oppure “s”, si legge [s].
Il quarto segno, un bacino d’acqua, è il monolittero “S”, si legge [ʃ].
Il quinto segno, un fiore chiuso, è un determinativo e quindi è muto e non si legge.
Riepilogando: af sS
Pronuncia: af seʃ
Traduzione: il torchiare la ninfea.
Le due donne stanno quindi torchiando un sacco contenente dell’olio nel quale sono stati lasciati in infusione molti fiori di ninfea allo scopo di far cedere loro il profumo. Torchiando la miscela le due donne separano l’olio, diventato profumato, dai fiori infusi.


Le ninfee nilotiche
Trattando l’argomento delle ninfee nilotiche, è innanzitutto doveroso chiarire una secolare confusione terminologica fra ninfea e loto.
Da un punto di vista strettamente botanico, per loto si intende la pianta Nelumbo nucifera Gaertner, della famiglia delle Nelumbonaceae.
Con il termine ninfea si intendono invece le specie del genere Nymphaea appartenenti alla famiglia delle Nymphaeaceae.
Il loto e le ninfee hanno in comune le caratteristiche di essere piante acquatiche e di produrre fiori appariscenti, ma hanno in comune anche termini vernacolari che hanno incrementato la confusione attorno al “complesso del loto”: la ninfea azzurra è chiamata in inglese “blue lotus” (“loto blu”), mentre la ninfea bianca viene chiamata “white lotus” (“loto bianco”).
Quest’ultima è chiamata dai botanici Nymphaea lotus L. E con white lotus i floricultori indicano anche il vero e proprio loto, Nelumbo nucifera.
Come se non fosse sufficiente, il termine loto è un nome con cui vengono popolarmente chiamate diverse altre piante nel Mediterraneo e in Europa, piante o arbusti non acquatici e che nulla hanno a che vedere con il loto asiatico e con le ninfee.

È il caso di considerare anche che, come ulteriore motivo di confusione, sebbene il vero loto sia di origine asiatica e sia giunto in Egitto solo in epoca tarda, i Greci lo osservarono per la prima volta proprio sul Nilo e lo chiamarono loto egizio (o anche fava egizia), un nome che si diffuse presso le successive culture europee latine e medievali.
Nel 1834 l’italiano Cattaneo cercava di apporre chiarimenti sulla confusione che ruota attorno al termine loto (e della confusione che ruota attorno alle ninfee egiziane si lamentava Spanton nel 1917) scrivendo: “Sembra come se i botanici da un lato abbiano ignorato gli archeologi, e questi a loro volta non apprezzino le distinzioni botaniche”.
E in effetti gli archeologi, inclusi gli egittologi, hanno continuato a denominare nei loro scritti le ninfee col nome di loto, una convenzione che continua tuttora. Finché gli studiosi delle diverse discipline continueranno a chiamare loto le ninfee, la confusione persisterà.

Per questo motivo Samorini propone una nuova sistematizzazione terminologica, che può risultare utile nel campi dell’archeologia, della filologia e più in generale degli studi classici, e dell’etnobotanica. Samorini utilizza il termine loto in un senso strettamente botanico, cioè per “loto”, o meglio “loto asiatico” intende unicamente la Nelumbo nucifera, e chiama Nymphaea caerulea unicamente con il nome di “ninfea azzurra” e Nymphaea lotus col il nome di “ninfea bianca” (Samorini, 2012-13, 2016).
Durante i periodi dinastici, lungo il Nilo erano presenti due specie di ninfee, la ninfea azzurra e la ninfea bianca.
Riguardo il loto asiatico, come detto fu introdotta dall’Asia probabilmente in seguito alla conquista persiana dell’Egitto del VI secolo a.C. (Keimer, 1948).
Oggigiorno la ninfea azzurra è quasi scomparsa sul Nilo, ma durante i periodi dinastici era diffusa dal Delta alla Nubia (Koemoth, 1997).
La ninfea bianca e la ninfea azzurra erano i due fiori più frequentemente coltivati sul Nilo, con l’impiego anche di appositi stagni creati artificialmente (Germer, 1985).

Sintetizzando: i termini esposti nei dizionari, soprattutto vecchi, sono sorpassati dagli studiosi moderni come il SAMORINI.
Posso accettare la denominazione di GIGLIO D’ACQUA dando per sottinteso che si parli di NINFEA.
Il termine LOTO invece no. Non è storico. Non esiste nessun loto egizio fino all’epoca persiana.