Di Chiara Ba; revisione e aggiornamento del prof. Maurizio Damiano
All’epoca della scoperta della sua tomba, di Tutankhamon si sapeva solo che era esistito, aveva regnato ed era morto. In pratica, aprendo il suo sepolcro, Howard Carter stava tracciando le prime righe su un foglio bianco.

Sembra assurdo a dirsi, ma a cent’anni da allora, dopo studi eseguiti con i più sofisticati mezzi a nostra disposizione, sono più gli interrogativi che non le risposte. Le iscrizioni sui vari oggetti presenti nella tomba sono tante, gli oggetti stessi sono appartenuti a varie persone, oltre al giovane re stesso, ma non ci aiutano molto a capire chi effettivamente fosse Tutankhamon, né la sua effettiva parentela con gli altri membri della sua famiglia, salvo qualche eccezione. Per queste informazioni si è dovuto cercare altrove. Aggiungiamo anche svariate credenze inesatte su di lui formatesi al di fuori dell’ambito degli studiosi, in seno ai media e ai social, frutto non della ricerca scientifica ma della voglia di stupire, di lanciare la notizia-bomba di certi dilettanti (spesso si autoproclamano “studiosi indipendenti”) amanti del sensazionalismo, e la confusione sarà completa.
Cominciamo comunque a sfatare alcuni miti.
Tutankhamon, il re fanciullo:
no; è morto giovane, certo, intorno ai diciotto anni. In Egitto, un maschio era considerato adulto verso i quindici, quindi Tutankhamon non era affatto un fanciullo, ma un uomo.

Ritratto del re in età infantile. Museo Egizio del Cairo
Tutankhamon non era di sangue reale, e regnò solo perché aveva sposato una principessa:
assolutamente falso; sua moglie Ankhsenamon era la terzogenita della coppia Akhenaton e Nefertiti. Tutankhamon era assolutamente di sangue reale: un blocco di pietra trovato a Ermopoli lo definisce “figlio del re, del suo corpo”, quindi figlio carnale, non adottivo. Purtroppo, il blocco non riporta il nome del re. L’esame del DNA poi toglie ogni dubbio: Tutankhamon era effettivamente un membro della famiglia reale.

Tutankhamon e Ankhesenamon: la regina sparge un profumo sul pettorale del marito. Immagine scolpita sullo schienale del trono. Una curiosità: il nome scritto nel cartiglio è già Tutankhamon, mentre in altri posti del trono è ancora Tutankhaton. Museo Egizio del Cairo
Tutankhamon è figlio di Akhenaton e Nefertiti:
no; la teoria è stata sostenuta in passato da molti egittologi in mancanza di altre prove e a causa degli oggetti col nome di Tutankhaton rinvenuti nel Palazzo Nord di Amarna, una delle sedi della famiglia reale e un tempo creduta specialmente di Nefertiti. L’avanzare delle ricerche scientifiche, con i test del DNA, oggi hanno permesso di stabilire con una probabilità superiore al 99,90% che i genitori sono identificabili con due mummie: quella maschile della KV55, che molti ritengono sia lo stesso Akhenaton (convinzione rafforzata dallo studio dei geroglifici abrasi e del DNA di Amenhotep e Tiye, suoi genitori), e la Younger Lady rinvenuta nella KV35YL, che alcuni hanno ipotizzato essere Nefertiti, ma la cosa è lungi dall’essere provata. Il DNA prova che i genitori di Tutankhamon erano fratelli carnali, che erano figli di re Amenhotep III e della sua regina principale Tiye, e che forse morirono relativamente giovani. Non entro in particolari perché il discorso può farsi davvero lungo; comunque, per età e, per quanto riguarda solo lei, per DNA, le due mummie non possono essere identificate con Akhenaton e Nefertiti. L’Egittologo Maurizio Damiano, curatore della mostra inaugurata in questi giorni a Venezia (Palazzo Zaguri), specifica: “Attenendoci ai fatti, possiamo ricordare che l’unica sorella di Akhenaton che ha i titoli di: “Erede Regale”, “Figlia di Re, Sorella di Re, Moglie di Re e Madre di Re” è Sitamon. E in effetti solo lei è: “Erede Regale” (era la maggiore delle figlie di Amenhotep III e Tiye; inoltre aveva sposato il padre divenendone la regina), “Figlia di Re (di Amenhotep III), Sorella di Re (di Akhenaton), Moglie di Re (di Amenhotep III; poi di Akhenaton?) e Madre di Re (di Tutankhamon?)”: Sitamon è dunque l’unica per cui tali titoli possano essere giustificati, se generò Tutankhamon, e il DNA completa il quadro, andando ad aggiungersi ad altre prove, quelle trovate in uno dei palazzi reali.”
In ogni caso, Tutankhamon era di sangue reale.

Statua colossale che rappresenta Tutankhamon e Ankhesenamon nelle vesti degli dèi Amon e Mut. Successivamente usurpata da Horemheb. Tempio di Luxor. Da Wikipedia.
Tutankhamon fu assassinato con un colpo in testa:
no, assolutamente no. Il trauma cranico esiste, ma è stato sicuramente inferto post mortem, in sede di mummificazione.
Tutankhamon fu assassinato dal suo successore Ay, che usurpò il trono:
assolutamente no. A parte il fatto che oggi sappiamo che Tutankhamon non fu affatto ucciso, le ricerche storiche hanno appurato che Ay non solo non fu un assassino (tesi da romanzo e non di storia) né un usurpatore, ma che al contrario cercò in ogni modo di salvare la dinastia. Ay infatti fu molto probabilmente parente di Tutankhamon (prozio, in quanto fratello della nonna, la regina Teye). Alla morte del giovane re, che non aveva figli, l’ultrasessantenne Ay era il parente maschio più prossimo al trono, il primo in linea di successione e la carica più alta da molti anni. Quindi, NON un usurpatore.

Il nuovo faraone Ay (a destra) effettua la cerimonia dell’Apertura della Bocca sulla mummia di Tutankhamon (a sinistra). Tomba di Tutankhamon. Da Wikipedia
Tutankhamon era deforme, con un piede assai torto, larghi fianchi femminei e denti sporgenti che fuoriuscivano dalle labbra:
si tratta di una ricostruzione famosa, ma del tutto fantasiosa, volta solo al sensazionalismo mediatico. Basta osservare la mummia per capire: la torsione appare molto meno pronunciata di quella mostrata nella ricostruzione. Il re aveva poi una struttura esile, con fianchi stretti. Quanto ai denti, presentavano un certo prognatismo, carattere di famiglia, ma non tale da giustificare lo sporgere degli incisivi dalle labbra. In realtà, la mummia presenta questo aspetto per il naturale ritirarsi postmortem dei tessuti.

Da sinistra a destra: La mummia di Tutankhamon, statua raffigurante Amenhotep IV–Akhenaton, la ricostruzione dell’aspetto fisico di Tutankhamon.
Immagine tratta dal blog La civiltà egizia, per gentile concessione del prof. Maurizio Damiano
Come si sia arrivati alla presunta ricostruzione fisica di Tutankhamon ce lo ha spiegato il prof. Maurizio Damiano proprio in un articolo di questo blog (https://laciviltaegizia.org/2021/01/11/ma-alla-fine-vogliamo-ragionare-davvero-sul-povero-tut/): l’operazione commerciale (e non scientifica) eseguita è stata fatta unendo la mummia (a sinistra) con il singolare aspetto fisico presentato dalle statue di Amenhotep IV – Akhenaton, e accentuando i problemi fisici realmente esistenti. Si prega di osservare il piede sinistro: nella ricostruzione, appare con una torsione inesistente nella realtà. Tutankhamon soffriva di piede equino, un’anomalia che rende fastidioso poggiare il tallone, e si manifesta dunque in un lieve fastidio che non dà neanche una vera zoppia.
Torniamo poi alla singolarità delle statue più antiche di Akhenaton, periodo cui appartiene questa riprodotta qui sopra: si trattava di raffigurazioni molto simboliche, non certo dei ritratti. Il faraone era considerato padre e madre insieme dei viventi, una sorta di Divino Androgino (rifacendosi al dio Hapy, spirito della piena nilotica): la statuaria di Akhenaton rispetta appunto questi canoni, mostrando il faraone con fianchi ad anfora e un accenno di seno. I tratti somatici erano stati molto accentuati perché la statua, di proporzioni colossali, era destinata ad essere vista da vari metri più in basso, e le proporzioni si sarebbero corrette automaticamente con la visione di scorcio. Nelle statue più tardive, e comunque in quelle di dimensioni più ridotte, destinate ad essere viste da un’altezza normale, Akhenaton presenta dei tratti non così esasperati.
Un’assurda “ricostruzione” fantasiosa, dunque, cui la scienza e la realtà storica sono del tutto estranee.

Akhenaton, con in capo il Khepresh, la corona blu. Notare che i tratti del re appaiono molto più realistici. Da Wikipedia.
Tutankhamon fece scolpire una maledizione nella sua tomba:
proprio no! Gli egizi facevano uso di magia, certamente, ma in nessuna parte della tomba o dei sarcofagi si trova la formula “la morte sopraggiungerà su rapide ali per colui che disturba il sonno del re”. Ora, a parte il fatto che gli egizi non vedevano la morte come un essere alato, e quindi non avrebbero usato questa immagine, si è trattato di una commistione di casualità e idea pubblicitaria.
Lord Carnarvon, mecenate di Carter, per non intralciare i lavori con infinite interviste, aveva concesso l’esclusiva mondiale al Times. Questo indispettì non poco gli altri giornalisti, che non avevano notizie di prima mano per le loro testate. Fu allora che avvenne la prima casualità: un cobra, il serpente simbolo della regalità dei faraoni, divorò il canarino di Carter. Allora, una scrittrice amante del paranormale, Marie Corelli, avvertì Carnarvon di una possibile maledizione se si fosse profanata la tomba. Intervenne Arthur Conan Doyle (sì, proprio l’autore di Sherlock!): giornalista e pure lui appassionato fino al fanatismo dell’occulto, uomo che “voleva credere”, che con una battuta contribuì non poco (e piuttosto involontariamente) alla diffusione delle voci sulla maledizione (Conan Doyle contribuì a diffondere anche altri “eventi” paranormali di epoca vittoriana). Lord Carnarvon, a distanza di un anno dall’apertura della tomba, morì improvvisamente a causa della puntura infetta di un insetto. Vittima della maledizione, senza dubbio! Poco contava il fatto che lord Carnarvon fosse un uomo fragile, di salute assai malferma, e che le infezioni, ieri come oggi, siano all’ordine del giorno, a maggior ragione in un uomo malato. Aggiungiamo il fatto che i giornali non avevano notizie di prima mano sulla tomba, data l’esclusiva concessa al Times! I giornalisti si gettarono sul caso e lo gonfiarono a dismisura.
Ci vollero otto anni per lo sgombero totale della tomba, e per otto anni si continuò a ventilare sulla maledizione. Non ci si chiese perché lo stesso Carter, o il dottor Derry che effettuò l’autopsia, o lady Evelyn, continuassero a vivere senza problemi. Né in seguito si fece cenno al fatto che persone come sir Alan Gardiner (che tradusse i geroglifici della tomba) o il tenente inglese di guardia alla tomba che per tutti quegli anni vi aveva dormito, fossero morti in età molto avanzata (il tenente morì quasi centenario). Bastava che morisse un parente, un amico, una qualunque persona legata in qualsiasi maniera alla tomba, che non si avevano dubbi, Tutankhamon aveva colpito! Ci fu persino chi si suggestionò al punto da suicidarsi “per non dover più attendere”. Si parlò di maledizione anche quando morì Carter, ben diciassette anni dopo. La stragrande maggioranza degli “implicati” nella spedizione morì a circa 20/30 anni di distanza dall’apertura della tomba.
Per la cronaca, lady Evelyn morì a 79 anni, nel 1980. Forse, la maledizione aveva perso il suo effetto. La verità è che se prendessimo un celebre monumento, come il Colosseo, e tenessimo il conto di coloro che entro i 30 anni successivi sono morti, magari in incidenti, la maledizione sarebbe una “realtà” per ogni luogo, ogni persona.

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LA VITA
Nacque presumibilmente nella capitale Akhet-Aton, intorno agli anni 10/12 del regno di Akhenaton, forse anche dopo, e alla nascita gli fu imposto il nome di Tutankhaton, “Immagine vivente di Aton”. I suoi genitori erano fratelli, entrambi figli di Amenhotep III e della regina Tiye. Il padre di Tutankhaton fu re: escludendo l’effimero faraone Smenkhkare (di cui non è certa neppure la reale identità) per quanto detto sopra il più probabile, e quasi certo candidato alla paternità, è Akhenaton. La madre morì quando Tutankhaton doveva essere neonato o poco più; sorvoliamo sulle teorie sul fatto che fosse assassinata, basate sulla mummia che reca un colpo devastante al viso: attribuita prima a danni post mortem dovuti ai tombaroli, un’analisi indiretta con la TAC “sembra” far pensare ad una ferita pre mortem, senza approfonditi studi in tal senso; il caso resta ancora da studiare nello specifico. Il bambino ebbe una nutrice, Maia, che egli dovette amare molto e a cui concesse una tomba regale nella necropoli di Sakkara. Alain Zivie, lo scopritore della tomba, ritiene ci siano indizi per identificare questa Maia con Meritaton (pronuncia antica simile a Maiati), la figlia maggiore di Akhenaton, principessa reale.
A circa otto anni Tutankhamon salì al trono, assistito da un consiglio di reggenza di cui facevano parte il suo parente Ay e Horemheb, entrambi futuri faraoni. A quell’epoca il giovane re era probabilmente già sposato con Ankhesenpaaton, sorella minore di Meritaton e più grande di lui di almeno cinque anni.
Dopo il fallimento totale di Akhenaton, la figlia primogenita e suo successore, Merytaton, regnò almeno 3 anni e riportò ufficialmente l’Egitto alla religione tradizionale (che del resto non era mai sparita, nonostante la chiusura forzata dei templi); i due giovanissimi regnanti cercarono di cancellare le tracce del breve regno di Merytaton e di far apparire Tutankhamon come il diretto successore del padre e colui che realizzò la Restaurazione, in realtà iniziata dalla sorellastra; la corte fu spostata a Menfi, antica capitale d’Egitto; i regnanti avevano probabilmente cambiato i loro nomi in Tutankhamon e Ankhesenamon ben prima dell’incoronazione, sottolineando così il ritorno all’ortodossia. Durante il regno di Tutankhamon prima, e di Ay poi, non vi fu alcuna persecuzione contro i seguaci di Aton, e l’ex capitale, Akhet-Aton, non fu abbandonata all’improvviso, ma si spopolò lentamente, in pochi anni, con la partenza della corte.
Successivamente, una delle capitali d’Egitto tornò ad essere Tebe, com’era stato prima della parentesi di Akhenaton. Tutankhamon, presumibilmente guidato da Ay, pur mostrando di voler tornare alle antiche tradizioni, non volle concedere troppo potere al clero di Amon; ma ricordiamo che sono proiezioni mentali e culturali odierne quelle che attribuiscono a un “clero di Amon strapoteri tali da opporsi al faraone. In Egitto infatti quella del clero era una struttura religiosa, legata al tempio ma il clero in sé era composto da civili nominati dal faraone, che poteva rimuoverli o trasferirli in qualsiasi momento, facendoli tornare ai precedenti incarichi (spesso anche generali dell’esercito).
Nel corso del suo regno, Tutankhamon si fece rappresentare come condottiero, ma in realtà non vi sono prove di una sua partecipazione a battaglie e anzi è quasi certo il contrario.
Non ebbe eredi, né dalla sua regina principale Ankhesenamon, né da eventuali mogli di minore importanza (tutti i faraoni avevano diverse mogli secondarie e concubine). Nella sua tomba si sono rinvenuti i corpicini mummificati di due feti di sesso femminile, di circa sette e cinque mesi. Il DNA ha provato la paternità di Tutankhamon.
Di salute cagionevole fin dalla nascita, morì per cause non del tutto chiare nel decimo anno del suo regno, tra gennaio e febbraio, lasciando il trono ad Ay, suo parente ed ex tutore. Probabilmente la regina vedova sposò proprio Ay, ma comunque si ritirò dalla scena pubblica. Regina principale di Ay fu infatti Tey, omonima della regina madre di Akhenaton.

Ankhesenamon dona fiori di mandragora, simbolo di fertilità, a Tutankhamon. Il bastone cui si appoggia il giovane re non è affatto prova di un forte handicap; il piede equino di cui soffriva non richiede la necessità di bastoni. Coperchio di una scatola in legno dipinto. Da Wikipedia
LA MORTE
Prodotto di ripetuti incesti e matrimoni tra consanguinei, Tutankhamon fin dalla nascita ebbe problemi di salute, benché, singolarmente, nessuno grave. Tra questi, una lieve palatoschisi, che non dovette comunque costituire un vero problema, e un’eruzione irregolare dei denti del giudizio (uno è spuntato di lato invece che verticale). Il piede destro mostra una lieve deformità del genere equinismo (tutte o quasi le mummie della famiglia di Tutankhamon presentano uno o entrambi i piedi torti, molti in forme ben più gravi di quello del giovane re). Il piede sinistro mostra il secondo dito mancante di una falange dalla nascita. Si riscontra inoltre una necrosi asettica dei tessuti del metatarso (malattia di Köhler). Tutto ciò costringeva il giovane a un’andatura lievemente irregolare in cui l’uso del bastone, pur non indispensabile, aiutava a compensare. Circa 130 bastoni da passeggio, usati, sono stati rinvenuti nella tomba.
Tutankhamon soffrì anche di malaria, del tipo generato dal Plasmodium falciparum, comune in Egitto ieri come oggi, che causa anche forme severe della malattia. L’autopsia rivela che Tutankhamon risulta essere stato infettato più volte, anche se non si sa in quale periodo della sua vita, come non è noto se fosse malato al momento del decesso.
Sono state inoltre rilevate lesioni alla parte sinistra del corpo: al braccio, al torace, al fianco e soprattutto al femore, che risulta fratturato, e non risaldato, poco sopra la rotula. Al contrario, si è trovato un frammento di tessuto rosso all’interno della ferita. Si può ipotizzare una frattura esposta con una successiva infezione, risultata fatale per un organismo già debilitato di suo. Può essere che all’infezione causata dalla ferita sia da aggiungersi un attacco di malaria.
Il motivo delle lesioni resta ignoto. Sembra si tratti di schiacciamento, più che di caduta. Si può ipotizzare che il giovane sia stato sbalzato dal carro, forse durante una caccia (improbabile l’ipotesi di una battaglia), e poi sia stato travolto da una ruota dello stesso.

La famosissima maschera mortuaria di Tutankhamon. Il viso è un ritratto del re. Le iscrizioni sul retro della maschera ne attribuiscono la proprietà al predecessore di Tutankhamon, la misteriosa Neferneferuaton, faraone donna che regnò circa tre anni: i cartigli sono stati infatti corretti, e sotto al nome di Tutankhamon si legge ancora quello di Neferneferuaton, oggi identificata con Merytaton. Quando si decise il cambio di destinazione il viso d’oro fu staccato e modellato su quello di Tutankhamon. Da Wikipedia.