A cura del Docente Livio Secco
Quella che vi faccio vedere è una delle diapositive della mia conferenza LE MALEFATTE DI PANEBI – Una denuncia penale nell’antico Egitto.
La conferenza è diventata il Quaderno di Egittologia QdE20 e, per chi volesse approfondire l’argomento, lo trovate qui: https://ilmiolibro.kataweb.it/…/le-malefatte-di-panebi/
L’esemplificazione che vi voglio documentare è la denuncia di un grave fatto che il caposquadra Panebi ha causato contro una delle cittadine residenti a Pa Demi (il villaggio operaio meglio conosciuto come Deir el Medina).

Vediamo cosa dice testualmente la denuncia:
[smit iTA ii(t)-m-w]Aw
[semit iʧa iit-em-uau]
[Rapporto sul furto a Ii-em-u]au
l’antroponimo femminile significa “Colei che viene da lontano”
m pAy.st Hbs
[em pay.set hebes]
della sua veste.
mtw.f HwA st
[metu.ef hua set]
Egli (=Pa-nebi) gettò essa (=la veste)
Hr DADA n pA inb
[her ʤaʤa en pa ineb]
sulla sommità del muro
mtw.f DAy(t) st
[metu.ef ʤayt set]
ed egli fece il crimine ad ella.
Si tratta di un vero e proprio stupro, quindi con una donna non consenziente altrimenti non si spiegherebbe l’abito gettato sul muro per non essere facilmente riprendibile.
In altre parti della denuncia, piuttosto corposa, si intuisce che Panebi abbia avuto diversi rapporti sessuali con più donne del villaggio operaio, tutte quante sposate.
Il fatto che Panebi fosse un caposquadra dal carattere autoritario e violento non può che farci pensare ad una pratica metodologica di abuso di potere.
In tutte le altre situazioni non è stato possibile stabilire la consensualità della donna, ma nel caso dettagliato l’azione di rendere inaccessibili gli abiti è evidentemente un sistema per impedire che la ragazza riuscisse a scappare via nuda con gran vergogna per se stessa e per la sua famiglia.
L’ipotesi di stupro diventa, perciò, plausibilissima!!!