Di Andrea Petta

È lui. È stato il primo oggetto ufficialmente estratto dalla tomba. Lo vediamo nelle primissime foto di Burton, messo un po’ di traverso davanti al foro praticato dalla “Banda Carter” per entrare nella Camera del Sarcofago.

Fu il banco di prova per le procedure messe in atto da Carter per trattare immediatamente i reperti appena usciti dalla tomba. Lucas riporta:
“Pulito con una spazzola morbida e benzina: riempito le piccole crepe e vescicole con cera di paraffina sciolta in benzina mediante una pipetta: spruzzato con una soluzione di celluloide in amilacetato ed infine rivestita l’intero cofanetto internamente ed esternamente con cera di paraffina fusa”.
Sui fianchi del cofanetto il Faraone viene ritratto in due scene immaginarie di battaglia contro nemici nubiani (“distruggendo questa terra di codardi di Kush, lanciando i suoi dardi contro i nemici”) e siriani, mentre sul coperchio sono raffigurate due scene di caccia.

Con il suo carro Tutankhamon travolge immense quantità di nemici (“calpestandone centinaia di migliaia e creando lo scompiglio tra di essi”), protetto da un doppio simbolo “shen”, ciascuno tra le zampe dell’avvoltoio di Nekhbet. Dietro al re, i carri dei suoi squadroni lo seguono mentre i nemici giacciono in una massa disordinata, con i cani del Faraone che li dilaniano (nubiani su un lato e siriani sull’altro in una rappresentazione quasi simmetrica).

Nelle scene di caccia, si vedono dipinte gazzelle, struzzi ed una iena attaccate dai cani del re, mentre il Faraone caccia un leone secondo l’iconografia tipica. L’iscrizione riporta che “trovò grandi quantità di animali selvatici del deserto, e la sua Maestà li ha catturati in un attimo” e “combattendo i leoni ne ebbe successo, il suo potere è quello del figlio di Nut”.


Sui lati Tutankhamon, rappresentato come la sfinge reale, calpesta i nemici caduti.

Tutte le rappresentazioni di questo cofanetto hanno il significato di mostrare il Faraone nel suo ruolo cosmico di garante della Maat, l’ordine e l’organizzazione stabiliti dal demiurgo all’inizio della creazione contro le forze del caos simboleggiate dai nemici e dagli animali del deserto.

Il Faraone, senza auriga, tiene le redini legate ai fianchi per poter usare il suo arco. È stato ipotizzato che i ventagli dietro al Faraone (incongruenti con una scena di battaglia) costituissero delle insegne di battaglia portate da prigionieri di guerra o che avessero un significato esoterico di presenza della divinità accanto al faraone.
Carter lo apprezzò soprattutto per i dettagli straordinari: i disegni della pelliccia degli animali, le decorazioni delle bardature dei cavalli, particolari dei nemici caduti.
Fu aperto e saccheggiato nell’antichità: all’interno fu ritrovato dell’abbigliamento da bambino, compreso dei guanti da arciere, un poggiatesta in legno dorato e dei sandali da adulto probabilmente provenienti da un altro contenitore.

Fonti:
- Museo Egizio del Cairo
- Howard Carter, Tutankhamon
- Henry James, Tutankhamon – Edizioni White Star
- The Griffith Institute, Tutankhamun: Anatomy of an Excavation. The Howard Carter Archives
- Foto: Museo Egizio del Cairo, Merja Attia, The Griffith Institute