Di Piero Cargnino
Con il regno della regina Neferusobek, ultimo faraone della XII dinastia, si chiude quel periodo storico della civiltà egizia comunemente chiamato Medio Regno.
In realtà però il tempo non ferma la storia che continua inesorabile il suo corso, mentre il cambio di dinastia è spesso giustificato dalla caduta della famiglia che rimane senza eredi, il cambio di un periodo storico trova giustificazione solo in presenza di qualche avvenimento importante o a seguito di sconvolgimenti che segnano la storia ed evidenziano l’inizio di una nuova era.

Nel contesto che stiamo trattando nulla di tutto ciò giustificherebbe questo cambiamento. Noi però, fedeli al Canone Reale di Torino, all’elenco dei re di Saqqara ed al solito Manetone, prendiamo per buono questo passaggio da essi confermato, precisando però che l’elenco dei re di Abidos, nell’intento forse di dimenticare questo periodo infausto per l’Egitto, salta decisamente da Amenemhat IV al primo re della XVIII dinastia, Amose I. Ferma restando la quasi certa data di ascesa al trono di Amose I, retrocedendo possiamo stabilire che la durata del Secondo Periodo Intermedio va dal 1786 al 1567 a.C., (1790-1543 secondo Cimmino) (le date sono puramente indicative e si differenziano da una fonte ad un’altra).
Pur se convenzionalmente si fa partire il Secondo Periodo Intermedio con la XIII dinastia non esistono rilievi archeologici o fatti a noi noti che lo confermino anche perché non si riscontrano cambiamenti radicali nella vita del popolo egizio. Come detto in precedenza i cambiamenti che hanno caratterizzato l’inizio della XIII dinastia sono principalmente imputabili alla mancanza di personalità in grado di mantenere il potere centrale. L’Egitto non è in preda ad una crisi che si possa paragonare a quella che si verificò in occasione della caduta della VI dinastia, almeno in un primo periodo non si ha notizia di eventuali disordini interni ne pericoli di particolare rilievo provenienti dall’esterno. Il paese è ancora solido e prospero ed in pace, il caos ha invece origine nella instabilità politica dovuta alle continue lotte di potere.
Il Secondo Periodo Intermedio, come già il primo, scaturisce in seguito al regno di alcuni faraoni insignificanti ai quali si oppongono nuovamente i vari nomarchi locali, spesso pure in lotta tra di loro, in assenza di un forte potere centrale.
Alla morte di Nefrusobek il suo successore, e primo sovrano della XIII dinastia, molto probabilmente fu Ugaf, anche se non si sa se per matrimonio con lei o per altre vie.

In assenza di una ben definita linea dinastica si alternano al trono, uno dopo l’altro, un notevole numero di faraoni, in realtà, come detto sopra, principi locali con ambizioni su altri territori. Secondo Manetone i re della XIII dinastia furono: “…….60 re di Diospoli che regnarono per 453 anni……..“.
Gli studiosi pensano che Manetone si sia tenuto un po’ abbondante, i sovrani della XIII dinastia in realtà sarebbero circa 50, che regnarono nel corso di 120 anni. Ben lungi da essere all’altezza dei loro predecessori, riuscirono comunque a mantenere il controllo della Nubia ed a gestire discretamente l’amministrazione dello stato. Nonostante ciò il continuo cambiamento del potere centrale e la brevità dei regni dei vari sovrani che si sovrapponevano gli uni agli altri portò allo sfaldamento dell’unità egizia. La frantumazione del potere centrale comportò il sorgere di dinastie locali che regnarono contemporaneamente solo su parte dell’Egitto e per questo vengono considerate come un unico regno. Anche per questo gli ultimi sovrani della XIII dinastia sono considerati coevi delle dinastie XIV, XV e XVI. Questo potrebbe aver fuorviato Manetone portandolo ad assegnare alla XIII dinastia un numero così alto di sovrani ed un periodo così lungo.

Del Secondo Periodo Intermedio disponiamo di poche tracce a livello archeologico che rendono la sua ricostruzione decisamente incerta, inoltre sono scarsi i reperti del periodo per cui si rende difficile datare con esattezza i diversi avvenimenti.
Per quanto riguarda la XIV dinastia, Il solito Manetone non riporta alcun nome limitandosi a dire:
<<……..70 re provenienti da Xois, attuale Sakha, nella regione del Delta, che regnarono per 184 anni…….>>.
L’unica altra fonte sono, come già detto, le colonne 8, 9 e 10 del Canone Reale di Torino. Occorre precisare che il termine “dinastia”, in questo periodo turbolento della storia egizia, non ha nulla a che vedere con la successione nell’ambito di una famiglia ma è puramente simbolico in quanto identifica sovrani più disparati che si succedono al trono senza alcun grado di parentela.


Dalle scarse notizie disponibili possiamo affermare che la XIV dinastia regnò su parti del Delta fino al 1720 per poi divenire vassalli del neonato regno degli Hyksos che nel frattempo si erano ivi stabiliti.

Sulle dinastie dalla XV alla XVII esistono notevoli divergenze tra gli storici che ci hanno tramandato l’opera di Manetone, quali Eusebio, Sesto Africano e Giuseppe Flavio. Dal lavoro di Sesto Africano si apprende che la XV dinastia è costituita da sei re stranieri, i “re pastori”, gli Hyksos, che regnarono per 284 anni.


Sempre di re pastori, è formata anche la XVI dinastia, trentadue che regnarono per 518 anni, mentre per quanto riguarda la XVII dinastia regnarono quarantatré sovrani Hyksos e quarantatré sovrani tebani per un totale di 151 anni. Da ciò appare subito evidente la scarsa attendibilità, non solo di Manetone ma anche dei vari storici che lo hanno trascritto. Se proviamo a sommare gli anni di regno, pur considerando il dato più basso per la XIV dinastia otteniamo che nel Secondo Periodo Intermedio hanno regnato 217 re e la durata dell’intero periodo ammonta a 1.590 anni. Durata che risulta sette volte superiore a quella accertata dalla data sotiaca fornita dal papiro di El- Lahun.
Come abbiamo visto le date per questo periodo fornite da Manetone e dagli storici greci a lui successivi non fanno fede a conferma della scarsa conoscenza a lui trasmessa di fatti risalenti a circa 1500 anni prima. Il Canone reale di Torino, pur essendo una fonte d’inestimabile valore nonostante si presenti molto frammentario, non ci fornisce dati migliori.

A questo punto tutti gli egittologi concordano nel ritenere che quello che ci viene presentato sia l’elenco di molti sovrani che regnarono contemporaneamente in varie regioni del paese distanti l’una dall’altra. In conclusione si fa coincidere la XV dinastia alla dominazione degli Hyksos, la XVI viene considerata fittizia mentre per la XVII vengono considerati solo i principi tebani in essa compresi.
Tanto per farci un’idea di chi erano gli Hyksos (di cui tratteremo meglio in seguito) è necessario tornare alla fine del Medio Regno quando, approfittando di un momento di debolezza dell’impero tebano, popoli semiti provenienti dall’Asia, dalla quale erano fuggiti forse a causa della pressione delle popolazioni indoeuropee ittiti, cassiti e hurriti, passarono i confini del Basso Egitto occupando, dapprima pacificamente, una parte del Delta.

E’ da sfatare il mito secondo cui gli Hyksos penetrarono in Egitto con la forza, il loro arrivo era cominciato con una lenta infiltrazione che col tempo aumentò sempre più , senza però preoccupare i faraoni che, inizialmente, non videro in questo una minaccia.
Gli egizi li chiamarono “Heka khasut”, fu Manetone a scrivere che il loro nome significa “re pastori” basandosi sul fatto che nel linguaggio sacro hyk vuol dire “re” ed in quello popolare sòs significa “pastore”. L’ anarchia che regnava in Egitto a quei tempi permise agli Hyksos, dopo un breve periodo durante il quale vivevano di razzie, di organizzarsi e quindi imporsi imporsi occupando l’intera zona del Delta, ove costituirono uno stato autonomo rendendo loro tributari i faraoni della XIV dinastia, poi, in meno di mezzo secolo riuscirono ad estendere il loro dominio fino a Menfi diventando signori dell’Egitto. Questa fu la prima volta, nella sua gloriosa storia, che il paese delle Due Terre fu guidato da una popolazione straniera che governò, direttamente, o indirettamente tramite vassalli, tutto l’Egitto fino al termine del Secondo Periodo Intermedio.

Capitale del regno degli Hyksos fu la città di Avaris, da loro stessi fondata nel delta del Nilo. Gli Hyksos rispettarono la cultura egizia, adottarono le titolature e le usanze egiziane e mantennero negli alti gradi della burocrazia funzionari egizi, ma non solo, col tempo tra i due popoli avvenne anche uno scambio di divinità, gli Hyksos adottarono alcuni dei egizi, in primis il dio Seth, mentre da parte egizia venne adottato il dio urrita Teshup.


Furono però anche apportatori di parecchie novità, primo fra tutti fu l’introduzione del cavallo e del cocchio, fino ad allora sconosciuti agli egiziani che sfruttavano asini e cammelli. Introdussero inoltre alcune importanti innovazioni, come il telaio verticale, la coltura dell’olivo, la lavorazione del bronzo, innovazioni che contribuirono a cambiare parte dei costumi e degli usi tradizionali.
In campo militare, gli Hyksos introdussero nuovi tipi di pugnali e spade, l’arte della lavorazione del bronzo e il robusto arco a lunga gittata, che saranno poi utilizzate ampiamente e con successo nelle successive campagne militari che porteranno alla loro cacciata.
Il termine Hyksos venne poi in seguito utilizzato per indicare anche i sovrani della XVI dinastia e tutte le popolazioni di origine asiatica che occuparono l’Egitto per l’intero Secondo Periodo Intermedio. Come vedremo in seguito parlando espressamente di loro, i sovrani della XV dinastia venivano indicati cone “Grandi Hyksos” mentre “Piccoli Hyksos” erano chiamati i vari principi locali che governavano su parti dell’Egitto come vassalli dei grandi Hyksos.

Per quanto riguarda la XVI dinastia, ritenuta contemporanea della XV, essa annovera tra i sovrani gli “Hyksos minori” e alcuni principi egizi che regnarono solo su alcune parti dell’Alto Egitto. Frattanto, intorno al 1580, nel sud dell’Egitto a Tebe nasce un terzo centro di potere, la XVII dinastia tebana, che assunse maggior potere sul territorio compreso tra Elefantina e Abidos. Con la XVII dinastia iniziamo a trovare i principi di Tebe che governano sull’Alto Egitto pur sempre come vassalli e tributari dei re della XV dinastia Hyksos. Secondo Manetone i sovrani non erano solo tebani ma anche Hyksos minori, in totale 43 faraoni per ogni etnia che si alternavano e che regnarono per 151 anni.
I sovrani che sono elencati in una sequenza che però non costituisce un ordine cronologico esatto in quanto non supportato da alcuna notizia certa. L’unica fonte a riportare tutti i regnanti è il Canone di Torino, nella colonna 11, il quale però è molto frammentario e la sua ricostruzione si presta a diverse interpretazioni. Alcuni di questi nomi compaiono anche nella Sala degli Antenati di Karnak senza un ordine preciso.
Il penultimo re della XVII dinastia, Seqenenra Tao, fu il primo principe egizio ad opporsi ai dominatori Hyksos dando inizio a quella che sarà la guerra di liberazione dell’Egitto dalla dominazione straniera, guerra che verrà portata avanti dal figlio di Seqenenra Tao, Kamose e che si concluderà con la liberazione completa dell’Egitto ad opera di Ahmose, fratello di Kamose e primo re della XVIII dinastia e del Nuovo Regno.

Un’ultima notizia riferita al Secondo Periodo Intermedio, in particolare il periodo degli Hyksos, già fin dall’antichità veniva identificato con il soggiorno in Egitto degli ebrei descritto nella Bibbia. Lo storico Giuseppe Flavio, come altri egittologi, tendono a far coincidere l’episodio del patriarca Giuseppe con l’arrivo degli Hyksos e l’esodo con la loro cacciata. Questa è una ipotesi, altre ne vedremo in seguito. Vediamo ora di entrare più nel dettaglio di questo oscuro periodo della storia egizia, andremo alla ricerca di tutte le notizie che sarà possibile reperire, anche se a molti possono apparire meno interessanti, chi mi vuole seguire si accomodi, entriamo in tutti gli anfratti possibili che fanno comunque parte della storia meno conosciuta di questa meravigliosa civiltà.
Fonti e bibliografia:
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Oxford University Press, 1961, (Einaudi, Torino, 1997)
- Giacomo Cavillier, “Egittologia”, Ananke, 2010
- Alan Gardiner, “The Royal Canon of Turin”, Griffith Institute, Oxford, 1987
- Salima Ikram, “Antico Egitto”, Ananke, 2013
- Leonardo Paolo Lovari, Kemet: storia dell’antico Egitto, Harmakis, Montevarchi 2016
- Federico A. Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Mursia Editore, 2005
- Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, 2003
- John A. Wilson, “Egitto – I Propilei”, Monaco di Baviera 1961 (Arnoldo Mondadori, Milano 1967)
- Kuhrt Amélie, “The Ancient Near East: c. 3000-330 b.C.”, Londra, Routledge, 1995
- Nicolas Grimal, Storia dell’Antico Egitto, Laterza, Bari, 2007
- Claire Lalouette, “Thèbes ou la Naissance d’un Empire”, Flammarion, 1995