Santuari del sole e culto regale
Di Grazia Musso

Nel suo quinto anno di regno Akhenaton abbandonò Karnak.
La nuova capitale, da lui chiamata Akhetaton, “l’orizzonte di Aton”, che oggi corrisponderebbe con Tell el-Amarna, fu costruita in una località del Medio Egitto che non era ancora consacrata a nessuna divinità.
Su una delle molte stele in pietra che delimitavano i confini della città il sovrano motiva la scelta del luogo : “In questo luogo farò costruire Akhetaton per mio padre Aton [….], lui creo’ cosi tale luogo, in modo che fosse circondato da una catena di montagne, perché così a lui piaceva”.
Sulla riva orientale del Nilo si trovava, al centro della città, il grande complesso templare del dio il per-Aton ( ” Casa di Aton”)

Compaiono, inoltre, altri altari, alcuni portaincenso e le porte che si aprivano sulle piccole cappelle adiacenti.
Ermopoli, in origine Tell el-Amarna,
Pietra calcarea, altezza 22,7 cm, larghezza 26,9
Boston Museum of Fine Arts 63.961
Tutti i templi edificati in questo settore hanno la caratteristica comune di essere privi di tetto, una peculiarità dei santuari del sole egizi.
Qui sorgevano il tempio principale, bipartito , il luogo della primi genia pietra benben, e numerosi altari per i sacrifici.
Le due parti principali del tempio distavano tra loro 350 metri, avevano un asse comune e erano orientate in direzione est.
Il complesso posteriore era costituito da due cortili, e fungeva da ” sancta santorum”.
Il cortile anteriore, di forma rettangolare, era chiuso da un pilone, all’interno due sale ipostile affiancavano l’altare assiale.
Tra le colonne erano collocati gruppi statuari di Akhenaton e Nefertiti, una rampa conduceva al secondo pilone che si apriva sulla terrazza del secondo cortile, circondato da cappelle scoperte
Al centro del cortile, collocato su un piedistallo, era collocato il Naos del dio del sole.

Pietra calcarea dura, altezza 8,1 cm, larghezza 5,1 cm
New York, The Metropolitan Museum of Art – Edward S. Harkness Gift 26.7.1395
Frammento di statua di Akhenaton. Si tratta solo di un frammento ma il reperto si può facilmente associare a una statua a grandezza naturale del sovrano nei suoi primi anni a Tell el-Amarna
Ne sono conferma la forma della bocca e la raffigurazione lineare della ruga nasolabuale
Gli scultori del tempo prediligevano la qualità quasi marmorea del materiale impiegato per questa statua perché permetteva una finissima levigatura della superficie.
Come nel tempio di Aton a Karnak la sezione anteriore del tempio venne chiamata gem-pa-Aton: essa misura a 200 metri per 32 ed era suddivisa in due sezioni che comprendevano piloni e cortili a cielo aperto
Il pilone del cortile antistante si apriva su una grande sala ipostila con il corridoio centrale scoperto, alle sue spalle si trovavano due ampi cortili, ciascuno con 224 altari sacrificale.
L’ingresso era costituito da un’avancorte con una sala ipostila , aperta sull’asse mediano, cui seguiva una corte più piccola con altri altari sacrificali.
A sud del per-Aton fu costruito un complesso di culto più piccolo , denominato pa-hut-Aton, ” tempio di Aton” ed era costituito da tre cortili con piloni d’ingresso e da un santuario bipartito che si rifaceva a quello più grande.
Nel settore più meridionale di Akhetaton sorgevano altri due santuari con cappelle a cielo aperto, giardini e stagni, che erano probabilmente considerati come i luoghi della nascita e della creazione del dio solare.

Pietra calcare, altezza 23 cm, larghezza 52 cm
New York, The Metropolitan Museum of Art – Norbert Schimmel Gift, 1985.328.24
Campo di grano. Le spighe leggermente mosse dal vento, con le lunghe Aristeas, rendono la scena del campo di grano assai naturale. Anche se resta incerto il contesto del quale il frammento faceva parte, l’immagine sembra ricordare un passaggio del grande inno ad Aton composto da Akhenaton : ” I tuoi (di Aton) raggi nutrono i campi, quando ti levi, vivo o è crescono per te”.
Alla morte di Akhenaton i cantieri vennero abbandonati e la città si spopolò e non fu mai più abitata.
All’inizio della XIX Dinastia Ramesse II fece abbattere il tempio e utilizzò i blocchi ricavati dalla demolizione come materiale di riempimento per i suoi complessi di Ermopoli.
Della città del sole restano solo gli scavi delle fondamenta e i muri di mattoni.
Nonostante la quasi completa distruzione degli edifici, è stato possibile ricostruire l’architettura dei Templi grazie alle raffigurazioni scolpite nelle sepolture degli alti funzionari di Amarna.
Fonte
Egitto, la terra dei faraoni – Regine Schulz e Matthias Seidel – Konemann