Clara Siemens, acquarello Tavola XI, fig 34 da « Encyclopaedia of Colour Decoration from the Earliest Times to the Middle or XIXth Century », Berlin, 1928
Spesso ci chiediamo come dovevano apparire i palazzi egizi. I palazzi di Malqata e Akhetaton erano un tripudio di colori, che possiamo ammirare ancora in alcuni frammenti e ricostruzioni moderne.
Durante gli scavi del 1891-1892 ad Akhetaton, Flinders Petrie, di cui potete leggere QUI la storia, scoprì nel Grande Palazzo Reale un intero pavimento decorato, di circa 78 mq, oggi conservato al museo del Cairo, appartenente alla Sala E (vedere pianta).
Pianta della porzione del Great Palace in cui è visibile la stanza E
Per proteggerlo dagli eventi atmosferici e dagli scavi dei tombaroli, Petrie vi costruì sopra un riparo e creò un percorso intorno ad esso affinché fosse possibile ammirarlo senza danneggiarlo. Per qualche incomprensibile ragione, la protezione fu demolita il 1 febbraio 1920 e il pavimento fatto a pezzi dagli abitanti locali. Fu in seguito pazientemente restaurato e ricomposto così com’è possibile ammirarlo oggi. Incredibilmente, il restauro non seguì esattamente i disegni di rilievo di Petrie e la posizione dei pezzi non é sempre accurata. Come se non bastasse, alcuni pezzi, ad esempio quelli rappresentanti i prigionieri, furono posizionati al contrario e si trovano oggi in posizione opposta rispetto a come dovrebbero essere.
Pavimento sala E conservato al Museo del Cairo
Pavimento con i prigionieri mediorientali e nubiani
Da questa ricostruzione si nota che i prigionieri sono stati ricomposti al contrario
Nelle foto del post, oltre al pavimento originario, é possibile ammirare uno splendido acquarello con la ricostruzione delle decorazioni sul pavimento , chiamato pavimento Nr 2- eseguita da Clara Siemens nel 1928. La posizione della colonne palmiformi è rappresentata dai cerchi grigi.
La piscina pullula di pesci e vengono rappresentati uccelli in volo e piante di vario tipo. Dei bouquet floreali, con quelli che sembrano dei coni profumati, sono presenti nel perimetro e, in basso, è rappresentata una fila di prigionieri di origine africana e Mediorientale che sarebbero stati opportunamente calpestati .
Pavimento con uccelli e piante acquatiche
Pavimento con uccelli e piante
Il pavimento in situ con la protezione creata da Petrie
Un dettaglio del pavimento fotografato da Jacqueline Engel è stato pubblicato QUI
Mi auguro che la nuova collocazione al GEM consenta una migliore esposizione di questo capolavoro, che sicuramente necessita di essere restaurato, ricomposto e valorizzato per essere restituito allo splendore originario.
Pavimento in gesso decorato proveniente dal Grande Palazzo di Akhetaton, conservato al Museo Egizio del Cairo.
XVIII Dinastia
Fonti:
Tavola XI, fig 34 da « Encyclopaedia of Colour Decoration from the Earliest Times to the Middle or XIXth Century », Berlin, 1928
Weatherhead, F., ‘Painted Pavements in the Great Palace at Amarna’, The Journal of Egyptian Archaeology, 78 (1992), p. 179 fn.
Posizione di Akhetaton, a metà strada tra Menfi e Tebe.
Tra il quarto e quinto anno del suo regno Amenhotep IV muto’ il suo nome in Akhenaton “Splendore di Aton”, poi lasciò Tebe, capitale consacrata ad Ammone, e si stabili’ in una nuova capitale da lui fatta edificare in un luogo libero dall’ appartenenza a qualsiasi divinità. Ora il suo nome è Amarna.
Mappa del sito di Amarna ( Akhetaton ) con indicazione dell’ubicazione delle stele di confine intorno al sito.
La città, che venne chiamata Akhetaton “Orizzonte di Aton”,era situata tra Tebe e Menfi in un’area pianeggiante delimitata dal Nilo e da un semicerchio di rilievi. La città non aveva mura; ma Akhenaton ne fece delimitare i confini con 16 stele, 3 sulla riva occidentale del Nilo e 13 su quella orientale. Queste stele, che Flinders Petrie indicò con le lettere dell’alfabeto, raccontano le fasi della fondazione della città e informano pubblicamente sulle intenzioni del faraone e la natura del sito come luogo sacro per Aton. Fu forse per sottolineare il suo allontanamento da ogni divinità, dal clero amoniano e il suo proposito di allontanarsi definitivamente da Tebe, che fece scolpire sulle Stele il giuramento di mai “sconfinare in eterno”.
Ma il giuramento di non ampliare mai il territorio dell’Aten, secondo Gardiner, resta un mistero. Significa “
<forse che da principio i suoi dissensi con il clero di Amon-Ra furono composti amichevolmente accontentandosi egli di vivere e adorare il suo Dio a proprio modo in un luogo di propria scelta? ……Il re pensa (anche) alle eventualità di trovarsi, lui e la sua famiglia, in un’altra città nell’ora della morte”.
Le stele hanno praticamente tutte lo stesso testo, anche se esistono due versioni delle iscrizioni, una più ampia e una più breve, ma meglio conservata. Quasi tutte prevedono un rinnovo del giuramento nell’anno ottavo di regno.
Scala d’accesso alla stele U
Purtroppo, molte stele sono in pessimo stato di conservazione a causa dell’opera di erosione degli agenti atmosferici e dei danni provocati dai tombaroli. Non stupisce, quindi, che di alcune stele rimanga traccia solo nelle pubblicazioni scientifiche degli studiosi.
Oggi sono visitabili solo la stele U e la stele A.
La stele U si trova all’ingresso dell’uadi che porta alla tomba reale; è alta circa 8 metri ed è la più grande tra tutte le iscrizioni confinarie.
STELE U
All’interno di spazi rettangolari con la sommità arrotondata, lo schema classico vede una scena di adorazione del disco solare da parte di Akhenaton, Nefertiti e le loro figlie e diverse righe di testo geroglifico con i decreti di fondazione della città, scritti nel 5° e 6° (con un’integrazione nell’8°) anno di regno.
Parte inferiore sinistra: Statue di Akhenaton e Nefertiti. Il re porta sul capo la corona azzurra “kheperesh”
Gruppo a destra: Nicchia con le statue di Akhenaton e Nefertiti, quasi totalmente distrutte. Sulla parte destra della nicchia si vedono i resti di tre principesse.
La suddivisione delle linee della stele non corrisponde a quella reale ed è dovuta solo a motivazione di impaginazione.
La stele “U” in un disegno di Émile Prisse d’Avennes
STELE S: (N. de G. Davies, The Rock Tombs of El Amarna V, 1908, pl. XXXXIX)Purtroppo, molte stele sono in pessimo stato di conservazione a causa dell’opera di erosione degli agenti atmosferici e dei danni provocati dai tombaroli. L’esempio più eclatante è quello della Stele S, l’esemplare più pregevole del gruppo fino a pochi decenni fa, che è stata fatta letteralmente saltare in aria nel tentativo di staccarne frammenti con l’esplosivo.
La stele di frontiera A
La moderna scala che conduce alla stele.
La città di Akhetaton “l’Orizzonte di Aton” si estendeva per una lunghezza di circa nove chilometi e per una larghezza di un chilometro e mezzo.
Venne delimitata da sedici “Stele di frontiera” scavate nella viva roccia. Tre sulla riva occidentale del Nilo e tredici su quella orientale.
Le 16 stele sono designate con una lettera maiuscola, un sistema di nomenclatura che l’egittologo inglese Flinders Petrie adottò alla fine del XIX secolo.
La vetrata di protezione (molto sporca) rende difficoltosa la ripresa fotografica della stele.
Il celebre egittologo britannico ebbe comunque l’intuizione di lasciare spazi vuoti per futuri ritrovamenti che si sono effettivamente verificati con la Stele X (1901) e H (2006).
Le statue, gruppo a sinistra: Akhenaton, Nefertiti e una principessa. Le statue, gruppo adestra: Akhenaton, Nefertiti e due principesse.
Fu il sacerdote gesuita francese Claude Sicard il primo europeo ad attirare l’attenzione su queste stele. Pubblicò uno schizzo della “Stele A” e una descrizione del sito dopo averlo visitato nel 1714.
Incise direttamente nelle pareti rocciose delle montagne che circondano Amarna, le stele sono costituite da un rettangolo con la parte superiore arrotondata. La parte rettangolare fu incisa con un testo in linee orizzontali di geroglifici, mentre la parte superiore contiene un’immagine della famiglia reale intenta ad adorare Aten. Alcune stele erano affiancate da statue, anch’esse scolpite nella roccia, di Akhenaton, Nefertiti e alcune delle loro figlie. Registro superiore: Akhenaton, Nefertiti e le principesse Meritaton e Maketaton consacrano offerte all’Aton. A sinistra otto colonne di testo. Registro inferiore: venticinque linee orizzontali di testo. Si leggono da sinistra verso destral
La stele A si trova sulla riva occidentale, nei pressi di Tunah el-Gebel. È distante circa 22 km dalla capitale Akhetaton (oggi Tell el-Amarna)
Registro superiore ravvicinato: Akhenaton, Nefertiti e le principesse Meritaton e Maketaton adorano l’Aton. A sinistra otto colonne di testo.
A destra Akhetaton. Sulla tavola delle offerte: una statuina in ginocchio, sette brocche, un mucchio di vivande (?). Sopra il mucchio delle vivande (?), tre oche.
Nefertiti e le principesse Meritaton e Maketaton
Akhetaton e la regina vestono un abito trasparente riccamente pieghettato.
Le principesse, rappresentate con il ciuffo dell’infanzia, vestono un abito riccamente pieghettato e agitano sistri in segno di festa
Legno, foglia d’oro e paste vitree Lunghezza cm 185 – Scavi di Th. M. Davis 1907 Museo Egizio del Cairo – JE 39627
Il sarcofago ritrovato nella tomba 55 della Valle dei Re riserva ancora molti interrogativi.
Realizzato probabilmente per una donna fu riadattato poi ad accogliere la salma del sovrano, come fanno supporre la presenza dell”ureo, della barba posticcia e delle insegne regali, oggi assenti, ma certamente previste, quali lo scettro e il flabello.
I cartigli sul sarcofago sono stati cancellati, il volto incorniciato da una lunga parrucca è ormai irriconoscibile, a causa del l’asportazione della lamina d’oro che fungeva da maschera funeraria.
Il sarcofago antropomorfo, di pregevole fattura presenta decorazione rishi, decorazione che riproduce il piumaggio di un uccello, e sono stati asportati intenzionalmente i cartigli col nome del defunto.
Analogo trattamento di asportazione è eseguito sul volto di cui, attualmente, non resta che il sopracciglio e parte dell’occhio destro.
Dai casi canopi rinvenuti nella tomba sono stati asportati gli urei e abrasi i nominativi.
Tutti gli oggetti recuperati con il sarcofago all’interno della tomba 55 sono riconducibili all’epoca amarniana.
Fonte
I tesori dell’antico Egitto nella collezione del museo del Cairo – National Geographic – Edizioni White Star
ISCRIZIONE DEL SARCOFAGO REPERTATO NELLA KV-55
Di Livio Secco
Il sarcofago fu ritrovato da:
Theodore Monroe Davis
Edwart Russell Ayrton
Arthur Edward Pearse Brome Weigall
durante la loro campagna di scavo nel 1907.
Esso fu repertato in una tomba sigillata da un doppio muro che presentò da subito una serie di stranezze che erano completamente al di fuori della normale attività di sepoltura nell’antico Egitto.
Questo evento lo narro con dettagli nel mio Quaderno di Egittologia 38, SULLE TRACCE DEL RE – Il ritrovamento della famiglia di Tutankhamon (chi è interessato lo può trovare qui: https://ilmiolibro.kataweb.it/…/sulle-tracce-del-re/).
Si parla sempre molto del proprietario della KV62, ma, come dettaglio nel mio Quaderno, ci si dimentica spessissimo che furono ritrovati anche suo padre (nella KV55), sua madre (nella KV35) e la sua regina (KV25).
Mi permetto di aggiungere il commento filologico del sarcofago stesso. Come al solito ho aggiunto la codifica IPA per chi vuole leggere i geroglifici senza averli studiati.
Calcare, altezza 108 cm Collezione Drovetti – Museo Egizio di Torino. C. 1378
Questo particolare monumento faceva parte di un parapetto posto ai lati di una rampa di accesso che conduceva a zona di culto consacrata ad Aton.
Nella parte inferiore del cartiglio di sinistra si distinguono i geroglifici che compongono il nome del dio Aton: in egizio it(e)n. Il segno verticale rappresenta un giunco che si legge ‘i’ ed è affiancato da tre geroglifici posti uno sopra l’altro, il disegno stilizzato di un pane, il segno dell’acqua e il disco solare che indica la natura divina e solare del nome.
Questa opera d’arte, che riporta frontalmente i nomi del dio e sui fianchi anche quelli del faraone, sfuggì alla damnatio memoriae.
Il falco con disco solare sul capo, raffigurato nella parte superiore del cartiglio di destra, rappresenta il dio Ra-Horakhty con il quale in quanto divinità solare, è qui associato Aton. Parte integrante del nome di Ra-Horakhty sono anche i due piccoli segni posti alle sue spalle, immagini del sole che nasce da un orizzonte delimitato da due colline
Il termine ‘cartiglio” fu usato per la prima volta dai savant, gli scienziati giunti in Egitto al seguito di Napoleone. Il cartiglio è la versione allungata dell’ anello shen, formato da una corda annodata alla base, ritenuto simbolo di universalità e eternità. Sin dalla IV Dinastia esso venne utilizzato per contenere i due principali nomi di ogni faraone.
Fonte: I grandi musei – Torino Museo Egizio – Electra
L’ANALISI FILOLOGICA
Di Livio Secco
Si tratta del doppio cartiglio che Akhenaton fece incidere in onore del dio Aton del quale aveva predisposto la nuova dottrina.
Per coloro che vogliono leggere il geroglifico ho aggiunto la pronuncia italiana secondo la codifica IPA.
Vi ricordo che Akhenaton fondò una sua nuova capitale chiamandola Akhet-Aton, oggi Amarna. Visto l’argomento piuttosto corposo ho preparato tre Quaderni di Egittologia che potete trovare qui:
La città di Akhetaton fu abbandonata dopo circa 15/16 anni senza essere mai più occupata.
Tutto ciò ha permesso la conservazione della città così come era al momento dell’abbandono.
Le distruzioni dovute al tempo e agli uomini hanno lasciato ben poco, i templi di pietra furono usati come cave e gli edifici di mattoni d’argilla si dissolsero lentamente.
Le opere rinvenute ci compensano in parte della perdita: quelle di fine dell’epoca amarniana mostrano una volontà al ritorno a nuovi equilibri, gli eccessi caricaturali della simbologia reale vengono stemperate e alla fine si osserva la voglia di un ritorno ai vecchi schemi.
Gli ultimi anni di regno di Akhenaton presentano punti oscuri: Nefertiti scompare dalla documentazione, mentre fa la comparsa Smenkhara, che regno’ per un brevissimo periodo.
Akhenaton viene probabilmente sepolto nella tomba regale di Amarna, mentre il potere torna a Tebe prima con Smenkhara, poi con Tutankhamon.
Calcare dipinto, altezza 98, larghezza cm 118 Tell el-Amarna, casa di Panehsy Scavi l’Egypt Exploration Society 1926-1827 Museo Egizio del Cairo – JE 65041
All’interno delle abitazioni private di Amarna si sono spesso ritrovate testimonianze di culto per la famiglia reale ritenuta intermediaria nel rapporto tra divinità e gente comune.
In questo caso, si tratta di un altare domestico in forma di tabernacolo, preceduto da una struttura muraria che, in piccole dimensioni, ricorda il pilone dei Templi a cella ed ha funzione insieme decorativa e devozione.
Sulle pareti delle due ali del pilone, in perfetta simmetria, si evidenziano le scene di adorazione e di offerta al dio Aton da parte di Akhenaton e Nefertiti, accompagnati dalla figlia maggiore Meritaton, che stringe un sistro.
Il re, Indossa la corona blu, rivela le consuete peculiarità fisiche, mentre la regina Indossa un’alta corona a tiara blu e una lunga tunica trasparente
La coppia reale è sotto il benefico influsso di Aton, con i suoi raggi dispensatori di vita e di energia, necessari per assicurare l’esistenza di tutto ciò che è stato creato.
La colorazione a tinte vivaci si conserva ancora parzialmente.
Sotto la cornice dei piloni e sui lati del portale d’ingresso si ripetono più volte, con intento anche decorativo, i cartiglio del “nome didattico dell’Aton”, ossia il nome programmatico attribuito dallo stesso Akhenaton al suo dio riconoscendogli anche la prerogativa reale di veder inserito il proprio appellativo nel così detto cartiglio.
Si conoscono due diverse versioni del “nome dell’Aton”, qui compare la più recente che recita: ” Possa vivere Ra, che compare all’orizzonte Dell” Aton, nella sua qualità di nanifestazione visibile ( ombra) che giunge come Aton”.
Fonte
I tesori dell’antico Egitto nella collezione del museo Egizio del Cairo – National Geographic – Edizioni White Star
Busto di Akhenaton da Karnak. Museo Egizio del Cairo.
Akhenaton figlio di Amenhotep III, salì al trono con il nome di Amenhotep IV.
Molti aspetti della sua vita lì ignoriamo: se sia succeduto al padre dopo la sua morte o se prima ne fosse correggente è una questione che è stata a lungo dibattuta; ma per il periodo di transizione “la più autorevole fonte di informazione è senza dubbio la corrispondenza di Tushratta. La lettera alla regina Tiye lascia chiaramente intendere che il nuovo re salì al trono solo dopo la morte del padre”.
Lamina bronzea con la titolatura reale e il cartiglio di Amenofi IV prima che mutasse il proprio nome in Akhenaton (British Museum, Londra)
La sua indole mistica e sognatrice, nonché l’esempio di riforma atoniana, fornitogli dal padre, determinò la grande riforma religiosa quando, per combattere lo strapotere del clero di Amon, lasciò Tebe e spostò la capitale nel Medio Egitto ad Akhetaton. Si ignora quale ruolo sua moglie Nefertiti abbia avuto nella Rivoluzione religiosa che egli intraprese, ma senza dubbio ne fu incoraggiato.
A sinistra: testa di Akhenaton; Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Neues Museum, Berlino. A destra: Teste di Akhenaton, a sinistra, e della grande sposa reale Nefertiti (Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Neues Museum, Berlino)
Nel quarto anno del suo regno amenofi IV mutò il suo nome in Akhenaton “Colui che piace ad Aton” , proclamandosi unico sacerdote del suo unico Dio Aton, al quale dedicò un poetico inno che è il vanto della letteratura egizia.
Passeggiata in giardino”: così è stato battezzato questo bassorilievo policromo proveniente da AKHETATON (Amarna) (1350 a.C.; XVIII dinastia). E’ dubbia l’identità dei personaggi raffigurati, probabilmente il fratellastro di AKHENATON: SMENKHARA con la consorte MERITATON (figlia di AKHENATON e NEFERTITI), oppure AKHENATON e NEFERTITI.Da questa foto con la luce radente si può apprezzare la tecnica ad incavo per i bassorilievi introdotta da AKHENATON, che permetteva, come si vede, di valorizzare i contorni delle figure e renderle vibranti alla luce. Notare la morbidezza e sinuosità dei corpi, che sottolineano la sensualità dei personaggi, correlata alla stessa elevazione spirituale. Questo evidenzia lo spirito umanistico del periodo amarniano. Berlino, Museo Egizio.
AKHENATON sul cocchio reale in un bassorilievo dipinto della tomba di MERYRA
Akhenaton è sempre accompagnato da Nefertiti, e a volte anche dalle figlie. Sopra di loro, Aton splende nel cielo: la famiglia reale diventa perciò un’icona da adorare. Se ci si concentra sui tratti del volto della regina, nelle prime opere ci pare difficile riconoscere la stessa donna del famoso busto di Berlino. Nell’arte egizia la ricerca della bellezza è solo parzialmente relazionata alla realtà, è sempre idealizzata e serve a trasmettere un messaggio concreto. Akhenaton e Nefertiti introdussero il culto di un dio unico e usarono l’arte per diffondere il messaggio. Nei primi tempi della loro riforma religiosa, l’arte comportò una rottura: bisognava eliminare i canoni estetici precedenti perché si trattava di un nuovo inizio. Fonte: Storica-National Geographic
L’amore per la natura, per gli uomini, per le piccole cose, che si possono riscontrare nell’inno, sono sicuramente il fondamento di tutto il pensiero religioso di Akhenaton.
La grande sala colonnata della tomba TT55
Ramose nell’atto di offrire fiori ad Amon-Ra. Ramose è stato governatore di Tebe e visir durante i regni di Amenhotep III e di Akhenaton, durante la XVIII dinastia egizia. È noto soprattutto per la sua tomba, la TT55[1], localizzata a Sheikh Abd el-Qurna, nella necropoli di Tebe.
Tomba di Ramose (TT 55) (Davies 1941, tav. XXXIII). Le decorazioni della tomba del visir Ramose mostrano il drammatico cambiamento nell’arte egiziana verificatosi nell’arco di pochissimi anni. La scena, lasciata incompiuta, è eseguita secondo il nuovo stile dell’arte amarniana e offre uno dei primissimi esempi di un tipo di iconografia nuova: il re e la regina Nefertiti, che inizia dunque a essere raffigurata accanto al marito, si affacciano da un balcone sopraelevato, noto col nome di “finestra dell’apparizione”, per ricompensare il visir. Sopra la coppia regale, inoltre, appare la nuova interpretazione iconografica del dio sole, raffigurato come un disco solare visto frontalmente, da cui discendono i raggi che terminano con delle piccole mani. Questa scena potrebbe essere datata al quarto anno di regno, quando iniziano ad apparire sia la nuova iconografia solare, sia la regina Nefertiti, o all’anno successivo.
Tomba di Ramose TT55 – Tebe ovest, Sheikh Abd el-Qurna Nell’Antico Egitto le prefiche non mancavano in nessun funerale; qui le vediamo piangere per il defunto Ramose nelle scene della sua processione funebre.
“Questa concezione filosofica coinvolse tutto: la vita di corte, la lingua che si avvicina molto più a quella parlata, il modo di vedere la realtà per cui da parte di alcuni egittologi si parlò di illuminismo”. L’arte dovette aprirsi alla nuova realtà: le cose andavano viste senza convenzionalismi ma come erano, nella loro naturalezza, che spesso dette origine ad un crudo realismo. Ma nacquero comunque le più “squisite opere di tutta l’arte antica e, senz’altro, le più vicine alla nostra sensibilità moderna”. Sono testimoni di questa evoluzione i rilievi bellissimi scolpiti per la tomba Tebana del governatore -visir Ramose, e opere statuarie realizzare per Nefertiti e poi per Sheti I e Ramesse II.
Bassorilievo raffigurante gli ospiti di un banchetto funebre. Tomba del Visir Ramose (XVIII dinastia) – Luxor, Tebe, Tomba dei Nobili Egitto .
Le raffigurazioni della tomba sono molto interessanti perché “documentantano il mutamento stilistico che accompagnò l’arte amarnian,i rilievi per la loro eleganza, la fluida bellezza, la composizione e l’amore del dettaglio ne fanno una delle vette dell’arte di tutti i tempi”.
Fonte:
ANTICO EGITTO-MAURIZIO DAMIANO-ELECTA
L’EGITTO DEI FARAONI-FEDERICO A.ARBORIO MELLA-MURSIA
Calcare, Altezza cm 27, Larghezza 16,5, Spessore cm 4 Tell el-Amarna, grande tempio ( Gemetpaaton) Scavi inglesi, 1951 Museo Egizio del Cairo – JE 59396
La regina Nefertiti, condivise la politica religiosa del marito come testimoniano i testi e le raffigurazioni.
Tra queste ultime si annoverano molteplici scene di vita familiare sotto il benefico influsso di Aton, manifestazioni pubbliche nelle quali la regina è quasi sempre descritta a fianco del marito, oppure rituali all’indirizzo di Aton, ai quali Nefertiti partecipa da sola.
Il rilievo in calcare , che rappresenta Nefertiti con indosso l’abituale copricapo rigido di autorità regale, è senz’altro da ritenere un modello per lo scultore.
Il viso scavato è dai tratti sporgenti, come le labbra grandi e sensuali, accrescono la potenza espressiva di questo ritratto ufficiale, nel quale l’artista ha saputo fondere con abilità temi tradizionali e tendenze innovative.
Il volto enigmatico e profondo della regina rimane tra i capolavori più ispirati dell’arte di Amarna.
Fonte
I tesoro dell’antico Egitto nella collezione del Museo del Cairo – National Geographic – Edizioni White Stars
Alabastro, altezza cm 18 Tebe, Valle dei re ( tomba 55) (nascondiglio amarniano) Museo Egizio del Cairo – JE 39637
.Questo vaso canopo di una raffinata qualità artistica fu ritrovato con altri tre esemplari simili, nella misteriosa e incompiuta tomba 55 della Valle dei Re.
In questa sepoltura, priva di decorazioni, furono rinvenuti pochi oggetti di corredo funerario e un sarcofago, chiaramente riconducibili al periodo amarniano per lo stile e le soluzioni interpretative.
Questo coperchio di vaso canopo è un ritratto inequivocabilmente femminile.
Una parrucca piuttosto elaborata e un ureo scolpito sulla fronte rivelano il ruolo di alto rango della persona ritratta, così come la gorgiera di raffinata eleganza che ne avvolge le spalle e le preziose incrostazioni in vetro, quarzo e ossidiana che evidenziano occhi e sopracciglia.
Rimane misteriosa l’identità dell’originalità proprietaria del vaso, si sono fatti i nomi di Meritaton e di Kiya, ma non vi è alcuna certezza.
Fonte
I Tesori dell’antico Egitto nella collezione del museo del Cairo – National Geographic – Edizioni White Star.