La città di Akhetaton fu abbandonata dopo circa 15/16 anni senza essere mai più occupata.
Tutto ciò ha permesso la conservazione della città così come era al momento dell’abbandono.
Le distruzioni dovute al tempo e agli uomini hanno lasciato ben poco, i templi di pietra furono usati come cave e gli edifici di mattoni d’argilla si dissolsero lentamente.
Le opere rinvenute ci compensano in parte della perdita: quelle di fine dell’epoca amarniana mostrano una volontà al ritorno a nuovi equilibri, gli eccessi caricaturali della simbologia reale vengono stemperate e alla fine si osserva la voglia di un ritorno ai vecchi schemi.
Gli ultimi anni di regno di Akhenaton presentano punti oscuri: Nefertiti scompare dalla documentazione, mentre fa la comparsa Smenkhara, che regno’ per un brevissimo periodo.
Akhenaton viene probabilmente sepolto nella tomba regale di Amarna, mentre il potere torna a Tebe prima con Smenkhara, poi con Tutankhamon.
Calcare dipinto, altezza 98, larghezza cm 118 Tell el-Amarna, casa di Panehsy Scavi l’Egypt Exploration Society 1926-1827 Museo Egizio del Cairo – JE 65041
All’interno delle abitazioni private di Amarna si sono spesso ritrovate testimonianze di culto per la famiglia reale ritenuta intermediaria nel rapporto tra divinità e gente comune.
In questo caso, si tratta di un altare domestico in forma di tabernacolo, preceduto da una struttura muraria che, in piccole dimensioni, ricorda il pilone dei Templi a cella ed ha funzione insieme decorativa e devozione.
Sulle pareti delle due ali del pilone, in perfetta simmetria, si evidenziano le scene di adorazione e di offerta al dio Aton da parte di Akhenaton e Nefertiti, accompagnati dalla figlia maggiore Meritaton, che stringe un sistro.
Il re, Indossa la corona blu, rivela le consuete peculiarità fisiche, mentre la regina Indossa un’alta corona a tiara blu e una lunga tunica trasparente
La coppia reale è sotto il benefico influsso di Aton, con i suoi raggi dispensatori di vita e di energia, necessari per assicurare l’esistenza di tutto ciò che è stato creato.
La colorazione a tinte vivaci si conserva ancora parzialmente.
Sotto la cornice dei piloni e sui lati del portale d’ingresso si ripetono più volte, con intento anche decorativo, i cartiglio del “nome didattico dell’Aton”, ossia il nome programmatico attribuito dallo stesso Akhenaton al suo dio riconoscendogli anche la prerogativa reale di veder inserito il proprio appellativo nel così detto cartiglio.
Si conoscono due diverse versioni del “nome dell’Aton”, qui compare la più recente che recita: ” Possa vivere Ra, che compare all’orizzonte Dell” Aton, nella sua qualità di nanifestazione visibile ( ombra) che giunge come Aton”.
Fonte
I tesori dell’antico Egitto nella collezione del museo Egizio del Cairo – National Geographic – Edizioni White Star
Busto di Akhenaton da Karnak. Museo Egizio del Cairo.
Akhenaton figlio di Amenhotep III, salì al trono con il nome di Amenhotep IV.
Molti aspetti della sua vita lì ignoriamo: se sia succeduto al padre dopo la sua morte o se prima ne fosse correggente è una questione che è stata a lungo dibattuta; ma per il periodo di transizione “la più autorevole fonte di informazione è senza dubbio la corrispondenza di Tushratta. La lettera alla regina Tiye lascia chiaramente intendere che il nuovo re salì al trono solo dopo la morte del padre”.
Lamina bronzea con la titolatura reale e il cartiglio di Amenofi IV prima che mutasse il proprio nome in Akhenaton (British Museum, Londra)
La sua indole mistica e sognatrice, nonché l’esempio di riforma atoniana, fornitogli dal padre, determinò la grande riforma religiosa quando, per combattere lo strapotere del clero di Amon, lasciò Tebe e spostò la capitale nel Medio Egitto ad Akhetaton. Si ignora quale ruolo sua moglie Nefertiti abbia avuto nella Rivoluzione religiosa che egli intraprese, ma senza dubbio ne fu incoraggiato.
A sinistra: testa di Akhenaton; Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Neues Museum, Berlino. A destra: Teste di Akhenaton, a sinistra, e della grande sposa reale Nefertiti (Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Neues Museum, Berlino)
Nel quarto anno del suo regno amenofi IV mutò il suo nome in Akhenaton “Colui che piace ad Aton” , proclamandosi unico sacerdote del suo unico Dio Aton, al quale dedicò un poetico inno che è il vanto della letteratura egizia.
Passeggiata in giardino”: così è stato battezzato questo bassorilievo policromo proveniente da AKHETATON (Amarna) (1350 a.C.; XVIII dinastia). E’ dubbia l’identità dei personaggi raffigurati, probabilmente il fratellastro di AKHENATON: SMENKHARA con la consorte MERITATON (figlia di AKHENATON e NEFERTITI), oppure AKHENATON e NEFERTITI.Da questa foto con la luce radente si può apprezzare la tecnica ad incavo per i bassorilievi introdotta da AKHENATON, che permetteva, come si vede, di valorizzare i contorni delle figure e renderle vibranti alla luce. Notare la morbidezza e sinuosità dei corpi, che sottolineano la sensualità dei personaggi, correlata alla stessa elevazione spirituale. Questo evidenzia lo spirito umanistico del periodo amarniano. Berlino, Museo Egizio.
AKHENATON sul cocchio reale in un bassorilievo dipinto della tomba di MERYRA
Akhenaton è sempre accompagnato da Nefertiti, e a volte anche dalle figlie. Sopra di loro, Aton splende nel cielo: la famiglia reale diventa perciò un’icona da adorare. Se ci si concentra sui tratti del volto della regina, nelle prime opere ci pare difficile riconoscere la stessa donna del famoso busto di Berlino. Nell’arte egizia la ricerca della bellezza è solo parzialmente relazionata alla realtà, è sempre idealizzata e serve a trasmettere un messaggio concreto. Akhenaton e Nefertiti introdussero il culto di un dio unico e usarono l’arte per diffondere il messaggio. Nei primi tempi della loro riforma religiosa, l’arte comportò una rottura: bisognava eliminare i canoni estetici precedenti perché si trattava di un nuovo inizio. Fonte: Storica-National Geographic
L’amore per la natura, per gli uomini, per le piccole cose, che si possono riscontrare nell’inno, sono sicuramente il fondamento di tutto il pensiero religioso di Akhenaton.
La grande sala colonnata della tomba TT55
Ramose nell’atto di offrire fiori ad Amon-Ra. Ramose è stato governatore di Tebe e visir durante i regni di Amenhotep III e di Akhenaton, durante la XVIII dinastia egizia. È noto soprattutto per la sua tomba, la TT55[1], localizzata a Sheikh Abd el-Qurna, nella necropoli di Tebe.
Tomba di Ramose (TT 55) (Davies 1941, tav. XXXIII). Le decorazioni della tomba del visir Ramose mostrano il drammatico cambiamento nell’arte egiziana verificatosi nell’arco di pochissimi anni. La scena, lasciata incompiuta, è eseguita secondo il nuovo stile dell’arte amarniana e offre uno dei primissimi esempi di un tipo di iconografia nuova: il re e la regina Nefertiti, che inizia dunque a essere raffigurata accanto al marito, si affacciano da un balcone sopraelevato, noto col nome di “finestra dell’apparizione”, per ricompensare il visir. Sopra la coppia regale, inoltre, appare la nuova interpretazione iconografica del dio sole, raffigurato come un disco solare visto frontalmente, da cui discendono i raggi che terminano con delle piccole mani. Questa scena potrebbe essere datata al quarto anno di regno, quando iniziano ad apparire sia la nuova iconografia solare, sia la regina Nefertiti, o all’anno successivo.
Tomba di Ramose TT55 – Tebe ovest, Sheikh Abd el-Qurna Nell’Antico Egitto le prefiche non mancavano in nessun funerale; qui le vediamo piangere per il defunto Ramose nelle scene della sua processione funebre.
“Questa concezione filosofica coinvolse tutto: la vita di corte, la lingua che si avvicina molto più a quella parlata, il modo di vedere la realtà per cui da parte di alcuni egittologi si parlò di illuminismo”. L’arte dovette aprirsi alla nuova realtà: le cose andavano viste senza convenzionalismi ma come erano, nella loro naturalezza, che spesso dette origine ad un crudo realismo. Ma nacquero comunque le più “squisite opere di tutta l’arte antica e, senz’altro, le più vicine alla nostra sensibilità moderna”. Sono testimoni di questa evoluzione i rilievi bellissimi scolpiti per la tomba Tebana del governatore -visir Ramose, e opere statuarie realizzare per Nefertiti e poi per Sheti I e Ramesse II.
Bassorilievo raffigurante gli ospiti di un banchetto funebre. Tomba del Visir Ramose (XVIII dinastia) – Luxor, Tebe, Tomba dei Nobili Egitto .
Le raffigurazioni della tomba sono molto interessanti perché “documentantano il mutamento stilistico che accompagnò l’arte amarnian,i rilievi per la loro eleganza, la fluida bellezza, la composizione e l’amore del dettaglio ne fanno una delle vette dell’arte di tutti i tempi”.
Fonte:
ANTICO EGITTO-MAURIZIO DAMIANO-ELECTA
L’EGITTO DEI FARAONI-FEDERICO A.ARBORIO MELLA-MURSIA
Calcare, Altezza cm 27, Larghezza 16,5, Spessore cm 4 Tell el-Amarna, grande tempio ( Gemetpaaton) Scavi inglesi, 1951 Museo Egizio del Cairo – JE 59396
La regina Nefertiti, condivise la politica religiosa del marito come testimoniano i testi e le raffigurazioni.
Tra queste ultime si annoverano molteplici scene di vita familiare sotto il benefico influsso di Aton, manifestazioni pubbliche nelle quali la regina è quasi sempre descritta a fianco del marito, oppure rituali all’indirizzo di Aton, ai quali Nefertiti partecipa da sola.
Il rilievo in calcare , che rappresenta Nefertiti con indosso l’abituale copricapo rigido di autorità regale, è senz’altro da ritenere un modello per lo scultore.
Il viso scavato è dai tratti sporgenti, come le labbra grandi e sensuali, accrescono la potenza espressiva di questo ritratto ufficiale, nel quale l’artista ha saputo fondere con abilità temi tradizionali e tendenze innovative.
Il volto enigmatico e profondo della regina rimane tra i capolavori più ispirati dell’arte di Amarna.
Fonte
I tesoro dell’antico Egitto nella collezione del Museo del Cairo – National Geographic – Edizioni White Stars
Alabastro, altezza cm 18 Tebe, Valle dei re ( tomba 55) (nascondiglio amarniano) Museo Egizio del Cairo – JE 39637
.Questo vaso canopo di una raffinata qualità artistica fu ritrovato con altri tre esemplari simili, nella misteriosa e incompiuta tomba 55 della Valle dei Re.
In questa sepoltura, priva di decorazioni, furono rinvenuti pochi oggetti di corredo funerario e un sarcofago, chiaramente riconducibili al periodo amarniano per lo stile e le soluzioni interpretative.
Questo coperchio di vaso canopo è un ritratto inequivocabilmente femminile.
Una parrucca piuttosto elaborata e un ureo scolpito sulla fronte rivelano il ruolo di alto rango della persona ritratta, così come la gorgiera di raffinata eleganza che ne avvolge le spalle e le preziose incrostazioni in vetro, quarzo e ossidiana che evidenziano occhi e sopracciglia.
Rimane misteriosa l’identità dell’originalità proprietaria del vaso, si sono fatti i nomi di Meritaton e di Kiya, ma non vi è alcuna certezza.
Fonte
I Tesori dell’antico Egitto nella collezione del museo del Cairo – National Geographic – Edizioni White Star.
Calcare, altezza cm 24,5 Tell el-Amarna Museo Egizio del Cairo – JE 67921 a
Rilievo rappresentante la regina Tiye dalla TT47
Un bellissimo ritratto della regina Tiye, ricco di simboli, proveniente dalla tomba TT47 di Userhat, supervisore dell’ harem reale durante il regno di Amenhotep III.
Il rilievo nella sua interezza ancora visibile nella tomba nel 1903 (“Annales du Service des Antiquites de l’Egypte 4”), dove Tiye è rappresentata in un chiosco con Amenhotep III. Purtroppo il resto del rilievo è andato irrimediabilmente danneggiato
Tiye indossa una costosa e lussuosa parrucca (e che sia una parrucca è reso chiaro dal ricciolo di capelli naturali della regina che sfugge dalla parrucca vicino all’orecchio).
La regina porta una corona con una fila di cobra in posizione difensiva, sormontati dal disco solare, e due piume. In mano reca un fiore di loto, simbolo di creazione e rinascita.
Il diadema mostra un doppio cobra, con le corone del Basso e Alto Egitto.
Intorno alla parrucca Tiye indossa una fascia in cui, sulla parte posteriore, appare il falco di Horus, ad ali spiegate in segno di protezione. L’uccello regge tra le zampe un anello shen, simbolo di eternità.
Qui Tiye svolge un ruolo divino e protettore come Hathor, che protegge il re (ruolo svolto anche dalla regina Nefertiti, ad esempio, nel sarcofago di Akhenaton).
Resti dell’architrave della tomba TT47
Il frammento fu asportato probabilmente nel 1903/1904 dai ladri e arrivò in Europa per poi essere acquistato nel 1905, ad un’asta pubblica, dall’egittologo Jean Capart per il Brussels Royal Museum.
Per quanto possa sembrare assurdo, il frammento fu in realtà salvato dai ladri, come fa notare Jeff Butzacott, dato che la tomba, non adeguatamente conservata, fu danneggiata dai vandali e si trova oggi in un pessimo stato di conservazione, tanto da non essere visitabile.
Il cartiglio della Regina
Oggi il rilievo è conservato presso i Musei Reali di Arte e Storia di Bruxelles (E 2157).
Calcare, altezza cm 24,5 Tell el-Amarna Museo Egizio del Cairo – JE 67921 a
Questa bella testa di Akhenaton, ritrovata ad Amarna durante i lavori per la costruzione di una strada in vista della visita di re Farud, appartiene allo stile più classico dell’arte amarniana, lontano da quell’espressionismo che caratterizza gran parte gran parte della produzione tebana nei primi anni del suo regno.
Il volto è sereno, ma fermo, attraversato da una evidente tensione spirituale.
La predilezione del sovrano per la corona azzurra, ideale completamento del suo profilo, si conferma anche in questa opera.
La testa, che fu donata al re Fuad, fini’ poi al Museo del Cairo poco prima della morte di questi.
La composta eleganza e fierezza dello sguardo tradiscono la ferma volontà del sovrano.
Fonte
I tesori dell’antico Egitto nella collezione del Museo del Cairo – National Geographic – Edizioni White Star.
Calcare, altezza cm 23,5, larghezza cm 22,3 Tell el-Amarna – Scavi dell’Egypt Exploration Society 1924 Museo Egizio del Cairo
Straordinario esempio di libertà espressiva, questo studio d’artista ritrovato negli scavi di Tell el-Amarna é la prova concreta del l’abilità tecnica e della creatività di cui erano capaci pittori e scultori egizi, quando erano liberati dal dovere di attenersi a un canone rigido.
Nel periodo di Amarna, essendosi infrante le regole tradizionali che avevano dettato da sempre iconografia e proporzioni della figura, si assiste più facilmente alla realizzazione di opere non convenzionali come questa, che riproduce una fanciulla nuda che addentra un’anatra.
Esibendo tutti i requisiti tipici dello stile amarniano, la giovane, probabilmente una principessa, dal cranio allungato e ventre sporgente, secondo la consueta iconografia riservata ai membri della famiglia reale, è colta in un atteggiamento, quello del pasto, fino ad allora ritenuto non degno di essere raffigurato in un documento ufficiale
Prima e dopo il regno di Akhenaton, nessuno fu mai ritratto nel gesto di assumere direttamente il cibo, soprattutto se appartenente alla ristretta cerchia della corte.
Le numerose scene che rappresentano il trapassato mentre prende possesso del così detto “pasto funerario”, inserite sulle pareti delle tombe fin dalle prime dinastie o sulle stele nelle diverse epoche, sono rappresentazioni simboliche di atti di vita quotidiana, utili per la rigenerazione post mortem e dunque realizzate a scopo magico.
In questo caso, invece, rompendo con la tradizione che permetteva la raffigurazione del momento che precede e segue l’assunzione del cibo si è voluto evidenziare un gesto comune a tutti, attribuendogli però un significato “rivoluzionario” per la società antico-egizia.
Fonte
I tesori dell’antico Egitto nella collezione del Museo del Cairo – National Geographic – Edizioni White Star
A lungo dimenticata dalla storia, Nefertiti è ricomparsa in tutta la sua altera bellezza quando il suo busto (circa 1345 a.C.) fu scoperto tra le rovine della bottega di uno scultore, durante gli scavi ad Amarna, nel 1912. La preziosa opera, praticamente intatta, oggi si trova al Neues Museum di Berlino.
“La bella è giunta”: questo significa il nome di Nefertiti, la moglie del faraone Amenofi IV, poi divenuto Akhenaton; circa la sua origine nulla si sa di certo. Non sappiamo né quando né perché Akhenaton abbia sposato Nefertiti, ma, nella storia dell’Egitto, non esiste un’altra regina che abbia cooperato attivamente con il marito.
Ritratto di Nefertiti, visto da un’altra prospettiva.
In tutte le raffigurazioni amarniane è al fianco del re insieme alle loro figlie. Addirittura esistono sue immagini con pose o attributi propri dei faraoni: la si può vedere intenta ad abbattere i nemici, il che non ha precedenti neanche nelle rappresentazioni del faraone- donna Hatshepsut.
Ritratto di Nefertiti, visto da un’altra prospettiva.
Della regina, da sempre celebrata per la sua bellezza, sono rimasti molti ritratti, uno in particolare, noto come “Busto di Nefertiti”, valorizza la bellezza e la finezza dei suoi tratti somatici. Fu scoperto a Tell el-Amarna il 6/12/1912 durante gli scavi della Società Orientale Tedesca sotto la direzione dell’archeologo Ludwig Bochardt. Il busto fu trovato nell’atelier dello scultore Thutomosis, pressoché intatto, tra le rovine di Akhetaton. A suo tempo Borchardt scrisse ” era come se i colori fossero appena stati applicati, lavoro assolutamente eccellente. Non serve descriverlo, bisogna vederlo”.
La scultura, alta 50 cm, è in pietra calcarea, rivestita da uno strato di gesso dipinto “che rende al meglio tutti i dettagli del volto”.
Il profilo ravvicinato della regina
La pupilla dell’occhio destro “è un intarsio di cristallo di rocca, con l’iride finemente incisa, rivestita di colore nero e fissata con cera d’api”. Manca la pupilla dell’occhio sinistro, questo farebbe pensare ad un’opera non terminata.
Caratteristica la corona dalla forma tronco-conica allungata. Il serpente Ureo, che si trovava sul lato anteriore della corona e’ andato perso.
Presentazione del busto di Nefertiti nel luogo del suo ritrovamento, ad Amarna, nel 1912. Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Berlino. Foto: BPK / Scala, Firenze
Il busto, forse, era solo un modello e sicuramente non era la parte di una statua intera, come sembra rivelare il taglio sotto le spalle della regina. Sembrerebbe perciò un prototipo del viso della sovrana da utilizzare per altre opere artistiche.
Prenome e nome della regina.
L’egittologo Rolf Krauss ha provato che il viso di Nefertiti, dall’armonia perfetta, venne creato seguendo rigorosi criteri artistici. “Lo studioso applicò al disegno del busto una griglia quadrettata con l’unità di misura dell’epoca, il pollice Egizio (1,875 cm): un po’ come facevano gli artisti prima di scolpire una statua per seguire le esatte proporzioni del corpo….. Krauss si è accorto che ogni particolare del volto di Nefertiti si trova su una linea o su un’intersezione di due linee della quadrettatura…… La sua perfezione parrebbe quindi legata a canoni estetici dell’epoca, anche se partiva indubbiamente da una base reale: Il vero volto della regina”.
Durante il periodo amarniano l’arte raggiunse livelli che non verranno mai superati in tutta la storia egizia.
Frammento di calcare con il nome di Nefertiti eccezionalmente all’interno di un cartiglio. Petrie Museum, Londra.