C'era una volta l'Egitto, II Periodo Intermedio

DA SEHETEPKARA ANTEF  IV A SOBEKHOTEP VI

Di Piero Cargnino

SEHETEPKARA ANTEF  IV

Sehetepkara Antef  IV (Colui che rende felice il Ka di Ra) forse diciassettesimo (?) sovrano della XIII dinastia secondo il Canone Reale. Di lui non si sa praticamente nulla nonostante siano state rintracciate testimonianze archeologiche, infatti compare anche nella lista reale di Karnak oltre che sul basamento di una statua rinvenuta a Medinet Madi, oggi al Museo del Cairo. Con un altro nome compare su un cilindro rinvenuto dall’egittologo Flinders Petrie nella forma che compare nella foto 3.  

……IB-SETH

Il Canone Reale, assai deteriorato in quel punto, di questo sovrano presenta solo una parte del nome, “…..Ib-Seth”. Dovrebbe trattarsi del diciottesimo (?) sovrano della XIII dinastia. Questo sovrano è citato solamente nel Canone Reale.

Alcuni egittologi ritengono che potrebbe trattarsi dello stesso Sehetepkara Antef  IV (di cui sopra) poiché sul basamento della statua citata, dopo il prenomen ed il nomen di Antef IV si trova scritto “……ib-ra Seth”.

Di un altro parere è Jurgen von Beckerat secondo il quale questo sovrano sarebbe da mettere in relazione con il nome “Aaqeni(u)” (il coraggioso animale) che si trova su una lista di sacerdoti di Menfi (fig. 5).

Secondo Beckerat il nome in origine andrebbe letto come “Seth è coraggioso” mutato in seguito alla caratterizzazione malvagia assunta dalla divinità. Interessante l’associazione del nome del dio Seth, venerato un tempo nel Basso Egitto, che tornerà in auge durante la dominazione Hyksos.

SETH SOBEKHOTEP III (SEKHEMRASEWADJTAWY)

Conosciuto tramite il Canone Reale che lo considera il ventesimo (?) sovrano della XIII dinastia. Gli studiosi pensano che questo sovrano, di cui disponiamo di diverse notizie, non provenisse dalla stirpe reale in quanto i nomi dei suoi genitori, che compaiono in numerose iscrizioni, Mentuhotep e Yauheyebu, sono privi di titolatura.

Sobekhotep III era un adoratore di Satet, dea protettrice delle acque del Nilo, è rappresentato in una stele (fig. 9), il foro nella stele è stato praticato molto tempo dopo quando questa è stata utilizzata come mola, oggi si trova al Brooklin Museum.

Sobekhotep compare inoltre su un monumento dell’isola di Sehel con il padre Mentuhotep. Si sa che ebbe due mogli, Senebhenas, conosciuta principalmente da una stele in pietra nello Wadi el-Hol dove compare con tutti i suoi titoli tra cui quelli di “Signora di tutte le terre”, “moglie del Re” e “unita alla corona bianca”; sta ritta in piedi dietro la regina-madre Jewhetibew.

Su di una stele proveniente  da Koptos, conservata al Museo del Louvre, sono rappresentate le due figlie, Dedetanqet e Iuhetibu Fendy, il nome di quest’ultima è scritto in un cartiglio, è la seconda volta nella storia egiziana che la figlia di un re riceve questo onore (fig. 11).

Il Canone Reale gli assegna solo quattro anni e due o quattro mesi di regno nonostante siano molte le testimonianze che farebbero pensare ad un regno più lungo. Iscrizioni sono state rinvenute nel tempio di Montu a Madu (odierna Nag el-Madamud) nel 5° distretto dell’Alto Egitto, una cappella si trova a El Kab mentre un altare con il suo nome è stato trovato a Sehel.

Sono stati rinvenuti anche numerosi sigilli a forma di scarabeo provenienti da un “ufficiale della tavola del sovrano” (Sobekhotep) generato “dall’ufficiale della tavola del sovrano” (Mentuhotep) probabilmente appartenuti allo stesso Sobekhotep III.

Pare che Sobekhotep III sia stato il precursore di un gruppo di sovrani della XIII dinastia dei quali esistono documenti storici. A testimoniarlo, oltre ai molti sigilli, si sono conservati molti monumenti privati databili a questo periodo. Si può ipotizzare che in quel periodo quasi tutto l’Egitto, ad eccezione del sesto distretto del Basso Egitto, fosse governato da questi re godendo quindi di un periodo di relativa tranquillità. Nel Papiro di Brooklyn è riportato un elenco di servi della corte, la cosa interessante è che tra questi compaiono 45 nomi di chiara provenienza asiatica, ciò proverebbe che in Egitto erano già presenti numerosi asiatici ancor prima dell’arrivo degli Hyksos. 

DEDUMOSE I (KHONSUEMUASET)

Dedumose I, anch’egli fu un sovrano effimero noto perché il suo nome compare su di una stele trovata a Edfu nel 1908 appartenente al “figlio del re” e comandante Khonsuemuaset, non è possibile però stabilire se il titolo figlio del re sia reale o solamente onorifico. Su altri reperti compare solo il suo nomen “Dedumose” che però risulta difficile stabilire se si riferisce a lui o ad un altro sovrano con lo stesso nomen Dedumose II; non è neppure facile sapere chi dei due sia l’ultimo sovrano parzialmente leggibile tra quelli elencati dal Canone Reale nella colonna 7.

Dedumose I regnò comunque solo sull’Alto Egitto da Tebe e non si sa se in contemporanea con altri sovrano locali forse tributari degli Hyksos. Secondo alcuni egittologi questo sovrano potrebbe essere il “Tutimaios” al quale Manetone, nella versione riportata da Giuseppe Flavio nel suo “Contro Apione”, attribuisce la caduta del regno nelle mani degli Hyksos. Racconta Manetone:

<<…….Tutimaios. Durante il suo regno, per cause a me ignote, l’ira del Signore si abbatté su di noi; e all’improvviso dalle regioni dell’Oriente un’oscura razza d’invasori si mise in marcia contro il nostro paese sicura della vittoria. Con la sola forza numerica e senza colpo ferire s’impradronirono facilmente delle nostre terre; e avendo sopraffatto i reggitori del paese, bruciarono spietatamente le nostre città, rasero al suolo i templi degli dèi e rivolsero la loro crudeltà contro gli abitanti, massacrandone alcuni, riducendo in schiavitù le mogli ed i figli degli altri. Finalmente elessero re uno dei loro di nome Salitis. Egli pose la sua capitale a Menfi esigendo tributi dell’Alto e Basso Egitto e sempre lasciando dietro di sé guarnigioni nei posti più favorevoli…….>>.

Non è chiara la posizione di questo faraone nella sequenza dei sovrani della XIII dinastia, dapprima si ritenne che avesse regnato sul finire della dinastia ma di recente alcuni pensano che potrebbe aver regnato nella XVI dinastia, questo accade per la confusione tra Dedumose I e Dedumose II inquadrato sicuramente nella XVI dinastia.   

NEFERHOTEP I (KHASEKHEMRE)

Khasekhemre Neferhotep è un sovrano della XIII dinastia originario di una famiglia di Tebe non nobile, proveniente dall’esercito. Gli egittologi Ryholt e Baker sono del parere che abbia usurpato il trono al suo predecessore Sobekhotep III. Secondo i due egittologi Neferhotep sarebbe il ventiseiesimo (o ventisettesimo) faraone della XIII dinastia, di parere contrario sono Franke e von Beckerath i quali lo ritengono il ventiduesimo.

Neferhotep compare nella colonna 7 alla venticinquesima fila nel Canone Reale di Torino che gli assegna un regno di 11 anni e nella trentaquattresima posizione nella lista dei re di Karnak. Pare che si possa definire uno dei migliori sovrani della XIII Dinastia. Secondo alcuni sarebbe contemporaneo del re Zimri-Lim di Mari e di Hammurabi di Babilonia.

Conosciuto principalmente per una stele da Abydos che lo rappresenta in forma osiriaca e viene definito come “istruito dagli dei all’inizio di tempo”. Neferhotep ebbe due figli, Haankhef e Kemi, dalla sua sposa  Senebsen ed un terzo, Wahneferhotep ma nulla si sa della madre. Nonostante ciò nominò il fratello Sihathor come coreggente che gli succederà al trono ed alla morte di entrambi sarà un altro loro fratello a regnare, Sobekhotep IV.

Neferhotep è conosciuto per un gran numero di reperti ritrovati un po ovunque, a partire dal nord da Biblos e poi fino alle fortezze di Buhen e Maigissa oltre alla Nubia a sud dell’Alto Egitto. Nel Basso Egitto è conosciuto per uno scarabeo proveniente da el-Yahudiya. Il suo nome compare inoltre su più di 60 sigilli a forma di scarabei, 2 sigilli cilindrici, su di una statua da Elefantina. Sulle rocce dello Wadi el Shatt el Rigal, sull’isola di Sehel, a Konosso ed a Philae numerose iscrizioni riportano anche i nomi dei membri della sua famiglia e di due suoi servitori, il “conoscente reale Nebankh” ed il “tesoriere Senebi”.

Al Museo Archeologico di Bologna è conservata una stupenda statuetta in microgabro o dolerite di Neferhotep. Il faraone è seduto su un seggio cubico dallo schienale appena accennato, tiene le mani appoggiate alle cosce e le gambe leggermente divaricate. Il gonnellino plissettato di tipo arcaico (shendit) e il copricapo in tessuto di lino (nemes), con l’ureo sulla fronte, permettono di identificarlo quale sovrano d’Egitto, così come i cartigli con i primi due nomi della sua titolatura incisi sul trono, ai lati delle gambe. Le iscrizioni che confermano che il sovrano è: “Il dio buono, il Signore delle Due Terre, Neferhotep, amato di Sobek di Shedet, Horo che risiede in Shedet” portano a credere che questa provenga dal tempio del dio coccodrillo Sobek di Shedet, l’attuale Medinet el Fayyum.

Nel giugno del 2005 è stata ritrovata a Karnak nel tempio di Amon una statua raffigurante Neferhotep. Si pensa che Neferhotep abbia regnato su gran parte dell’Egitto ad eccezione del sesto distretto del Basso Egitto dove probabilmente regnava a Xois un re della XIV dinastia. Fuori dalla sua giurisdizione doveva trovarsi anche la regione di Avaris occupata da popoli di origine asiatica che a breve avrebbero costituito la XV dinastia Hyksos. Non si conoscono le circostanze in cui morì Neferhotep e ufficialmente la sua tomba non è ancora stata individuata con certezza pur nella convinzione che si trovi ad Abydos.

L’egittologo Josef W. Wegner, dell’Università della Pennsylvania, dal 2013 sta scavando la necropoli reale, ai piedi di una collina naturale nota agli antichi egizi come la montagna di Anubi, accanto al complesso di Sesostris III della XII dinastia. Gli scavi hanno fatto emergere due grandi tombe, forse piramidi della XIII dinastia, ed oltre otto tombe reali, appartenute probabilmente alla dinastia di Abydos; una di queste, la S10 si ritiene sia appartenuta a Khaneferre Sobekhotep fratello di Khâsekhemrê Neferhotep, Wegner ha suggerito che la vicina grande tomba anonima S9 potrebbe essere appartenuta a quest’ultimo.

SIHATHOR

Dopo undici anni di regno Neferhotep lasciò la Valle del Nilo per salire alla duat, il Canone Reale riporta quale suo successore il fratello Sihathor. E’ probabile però che quest’ultimo sia stato solo coreggente per pochi mesi di Neferhotep, di lui mancano totalmente ogni tipo di notizia, è probabile che sia deceduto prima del fratello. Sull’isola di Sehel compaiono due iscrizioni che mostrando Neferhotep I, Sihathor e Sobekhotep IV, secondo alcuni potrebbe significare che i tre fratelli abbiano regnato insieme per un breve periodo anche se in entrambe le liste Sihathor sia dichiarato morto. 

SOBEKHOTEP IV

Il vero successore di Neferhotep I fu il di lui fratello minore Sobekhotep IV che pare abbia regnato almeno per otto anni, questo è il suo più alto anno di regno che compare su di una stele rinvenuta ad Edfu. Il suo sesto anno di regno è attestato dalle iscrizioni trovate su quattro stele a Wadi el-Hudi, nell’Egitto più meridionale,  che parlano di una spedizione alle miniere di ametista ordinata da  Sobekhotep IV.

Una prova della successione verrebbe da un’iscrizione nello Wadi Hammamat dove compaiono insieme i cartigli di Neferhotep I e Sobekhotep IV vicino l’uno all’altro. Secondo alcuni questa sarebbe una prova che ci fu una coreggenza tra i due, secondo altri, compreso Ryholt, l’iscrizione sarebbe solo opera di Sobekhotep IV che avrebbe così voluto onorare il suo fratello deceduto. Il suo nome compare anche nelle cave dello Uadi el-Hudi e dello Uadi Hammamat, da ciò si potrebbe dedurre che il sovrano abbia intrapreso una notevole attività edilizia. Lo stesso Sobekhotep IV, su di una stele oggi conservata al Museo Egizio del Cairo (cat. JE 51911), dopo aver ricordato la sua provenienza, Tebe, presenta un elenco dei restauri e degli abbellimenti a vari templi da lui fatti eseguire a Tebe e nella capitale Ity Tawy.

Si nota che nelle tombe private, risalenti al suo regno, molte riportano altisonanti titoli militari, questo starebbe a dimostrare che Sobekhotep IV prestava un’attenzione particolare al suo esercito vista l’aumentata pressione esercitata dagli Hyksos stanziati nel Delta del Nilo. Una conferma dell’instabilità ai confini con i territori governati dagli Hyksos parrebbe venire dal fatto che, alla morte del sovrano (1720 a.C.), il primo re della XVI dinastia assunse i titoli regali.

Secondo gli egittologi Moeller, Marouard e Ayers la XV dinastia (Hyksos) era già in esistenza entro la metà del periodo della XIII dinastia poiché Khyan controllava una parte dell’Egitto settentrionale nello stesso momento in cui Sobekhotep IV governava il resto dell’Egitto come faraone della XIII dinastia. Indipendentemente da quale teoria sia vera, la XIV dinastia o la XV dinastia controllavano già il Delta al tempo di Sobekhotep IV.

Per quanto riguarda i regnanti della XVI dinastia alcuni li ritengono vassalli degli invasori al punto da chiamarli “Piccoli Hyksos” in contrapposizione agli occupanti asiatici della  XV dinastia chiamati “Grandi Hyksos”. Manetone afferma:

<< La XVI dinastia furono ancora Re–pastori [cioè hyksos], 32 di numero: essi regnarono per 518 anni >> (Manetone, Aegyptiaca, Fr. 45).

Josef W. Wegner dell’Università della Pennsylvania rinvenne ad Abydos un’enorme tomba che nominava un faraone Sobekhotep, in un primo momento questa venne attribuita al faraone Sekhemre Khutawy Sobekhotep I, ma, ad un più attento esame dello stile della sepoltura si optò per assegnarla al faraone Sobekhotep IV. All’interno della tomba era contenuto un enorme sarcofago di granito rosa del peso di circa 60 tonnellate, secondo il Ministro delle Antichità egiziano, Mohamed Ibrahim, il proprietario sarebbe identificato con il faraone Sobekhotep IV.

KHAIBAU

A questo punto non abbiamo neppure l’ausilio del Canone Reale che al termine linea 6.6 riporta la dizione, in inchiostro rosso, “6 anni vuoti”, a colmare questa lacuna si potrebbe pensare di inserire il sovrano Khaibau. Il nome di questo sovrano lo troviamo attestato da numerosi reperti archeologici come il Nilometro di Semnae oltre che su reperti provenienti da Bubasti e da Kerma. Nessun’altra notizia ci è nota.

(KHAHOTEPRA)

Sto trattando un periodo un po torbido della straordinaria storia egizia, un periodo dove l’antico Egitto pare perdersi in rivoli di governatori indipendenti a causa della caduta del potere centrale. Le ragioni di questa caduta sono praticamente ignote anche se imputabili al potere in mano ad effimeri personaggi che mi spiace definire faraoni. Ma l’Antico Egitto è pieno di risorse, i grandi faraoni torneranno più grandi e potenti di prima. Per il momento non ci resta che seguire le vicissitudini di questo infausto periodo per l’Egitto.

SEKHEMRA NEFERKAU (UPUAUTEMSAF)

Questo sovrano, che non compare in alcuna lista reale, ci è noto solo attraverso il ritrovamento di una stele proveniente da Abydos ora conservata al British Museum e da un graffito rinvenuto nella tomba privata del principe Amenhemat a Beni Hasan dove compare col nome di “Sekhemreneferkhau”. Secondo alcuni si riferirebbe a Upuautemsaf della dinastia di Abydos o della tarda XVI dinastia. Il nome di questo sovrano si troverebbe forse nelle colonne 6 e 7 delle righe perse del Canone Reale.   

SOBEKHOTEP V  MERHOTEPRE (KHAIHOTEPRA)

Sobekhotep V, forse figlio di Sobekhotep IV compare nel Canone Reale nella posizione 7.1 come Khaihotepra e nella posizione 46 nella lista della Sala degli Antenati di Karnak. Il suo nome è inoltre riportato sul basamento di una statua che si trova nel Museo Egizio di Berlino, su di una stele trovata nello Wady Hammamat e in una incisione rinvenuta sull’isola di Sehel. Alcuni suppongono che si tratti del faraone il cui regno coincida col definitivo strappo con Avaris dove le genti asiatiche e semite erano ormai in grado di dare vita ad uno, o più regni, che in seguito verranno identificati come “Piccoli Hyksos” della XVI dinastia.

WAHIBRA IAIB

Nel Canone Reale Wahibra Iaib lo troviamo nella posizione 7.2 con un regno discretamente lungo, 10 anni, 8 mesi, 28 giorni, una precisione da lasciare perplessi in questo periodo caratterizzato da regni per la maggior parte brevi. Oltre che nel Canone Reale troviamo il nome di Wahibra Iaib su di una stele proveniente da Tebe, oggi al British Museum (reg. n. 1348), sul coperchio di un vaso da El-Lahum e su alcuni scarabei uno dei quali sembrerebbe provenire da Biblos. Conosciamo il nome della sua sposa principale la regina Wahibra che secondo alcuni potrebbe essere Khaesnebu.

SANKHENRE SEWADJTU

Questo sovrano è conosciuto solo dal Canone Reale di Torino nella colonna 7 5, potrebbe essere il  trentaquattresimo faraone della XIII dinastia ma non è certo, oltre che nel Canone Reale, secondo Kim Ryholt, potrebbe corrispondere al Seuadjetra, citato nella Sala degli Antenati a Karnak, dove però la mancanza di ordine cronologico nella lista rende difficile l’identificazione corretta dei sovrani. Sappiamo che regnò a Memphis per un periodo di 3 anni e 2 o 4 mesi su una piccola porzione dell’Egitto forse in contemporanea ad altri dinasti appartenenti alle dinastie XIV e XVI. A riprova dell’incertezza che regna tra gli egittologi riguardo questo sovrano sta il fatto che secondo Darell Baker, Sankhenre Sewadjtu sarebbe il trentaquattresimo della dinastia, secondo Kim Ryholt sarebbe il trentacinquesimo mentre per Jurgen von Beckerath è il ventinovesimo.

SOBEKHOTEP VI  (KHAHOTEPRA)

Difficile è l’identificazione di questo sovrano in quanto sono stati rinvenuti documenti che lo collegano al prenomen Merhotepra, il fatto però è che allo stesso prenomen sono collegati due diversi nomen, Sobekhotep (VI) e Inay (o Ini). Dallo  stile degli scarabei trovati e dal fatto che il Canone Reale non cita due sovrani con il prenomen “Merhotepra”, Molti studiosi sono concordi nel ritenere che si tratti dello stesso sovrano. Kim Ryholt ritiene invece che Sobekhotep VI andrebbe collocato dopo Sobekhotep IV, questo perché nel Canone manca una riga dopo il nome del IV,  mentre Merhotepra Inav sarebbe successo a Menerferra Ay. Il Merhotepra citato nel Canone Reale dovrebbe aver regnato 4 anni, 8 mesi e 29 giorni.

Il nome Merhotepra significa “Colui che è in pace con lei e la ama”, probabilmente riferito alla sua sposa, la regina Khaenoub o Nubhotepti, mentre Sobekhotep significa “Sobek è felice”. Tra i pochi oggetti attribuibili a  Sobekhotep VI ci sono un sigillo scarabeo proveniente da Abydos ed uno scarabeo recante il prenome Khahotepra che è stato rinvenuto in una tomba a Gerico, questo porterebbe a credere che al tempo di questo sovrano esistessero dei rapporti con il Medio Oriente. Su di una bellissima statua in granodiorite, conservata al Museo del Cairo, è riportato il cartiglio “Sobekhotep”, su questa però esistono dubbi se debba essere attribuita a Sobekhotep VI o Sobekhotep V. La stessa cosa per una statuetta che lo rappresenta inginocchiato trovata forse a Kerma la quale è ugualmente di difficile attribuzione ad uno dei due sovrani

Fonti e bibliografia:

  • Flinders Petrie, “Scarabs and Cylinders with Names: Illustrated by the Egyptian Collection in University College, London”, Jepson Press, 2013
  • Sergio Donadoni, “La religione egiziana”, in “Storia delle religioni. Le religioni antiche”, Laterza, Roma-Bari 1997
  • Mario Tosi, “Dizionario enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto”, Ananke, Torino 2004
  • Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, 2003
  • Salima Ikram, “Antico Egitto”, Ananke, 2013
  • Pascal Vernus e Jean Yoyotte, “Dizionario dei Faraoni”, Edizioni Arkeios, 2003
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia” – Oxford University Press 1961 (Einaudi, Torino 1997)
  • Kim Ryholt, “La situazione politica in Egitto durante il secondo periodo intermedio”, Istituto Carsten Niebuhr, Copenhagen: Museum Tusculanum Press, 1997
  • Miguel J. Canora, Amigos de la Egiptologia, “Il papiro Boulaq 18”, Web, art. di giugno 2008 Amigos de la egiptologia, “Boletin informativo, anno VI, numero LIX, giugno 2008

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