Di Grazia Musso

L’abbandono delle forme esasperate, caratteristiche dei primi anni del periodo amarniano, avvenne già nella seconda parte del regno di Akhenaton.
Gli artisti operanti ad Amarna passarono da una prima fase di sperimentazione alla creazione di un paradigma privo di qualunque esagerazione, ma aderente al nuovo clima sociale.
L’equilibrio raggiunto si mantenne anche nel corso degli anni successivi alla morte di Akhenaton e si ritrova riflesso nei tratti delicati delle effigie di Tutankhamon.
Al breve regno del giovane sovrano fecero seguito quelli del sacerdote Ay e del generale Horemheb che diede inizio a una vera e propria persecuzione contro le manifestazioni del culto atoniano.
Nonostante il completo smantellamento dei santuari dedicati all’Aton la sopravvivenza di alcune caratteristiche di quest’arte è percepibile in opere di statuaria privata, come dimostrano le statue mutile di Nakhtmin e della sua sposa.

Calcare, altezza cm 85
Museo Egizio del Cairo – 1897, JE 31629=CG 779 B.
La XVIII Dinastia si chiude non solo con il ritorno dell’ortodossia, la riapertura e il restauro dei Templi, ma in un rinnovato potere del clero di Amon.
Nell’arte vediamo riapparire il dio nell’iconografia e il canone cerca di riportare ai parametri pre-amarniani ma senza riuscirvi: le innovazioni, la libertà, la sperimentazione del periodo di Amarna hanno lasciato un segno ben visibile nell’arte dei regni di Tutankhamon, Ay e Horemheb.
Per un ritorno ai canoni pre-amarniani bisognerà aspettare la XIX Dinastia e Ramses II.

Calcare, altezza 158 cm
Leida, Rijsmuseum van Oudheden – AST 3.
Una svolta decisiva per tutta la cultura dell’epoca venne data dal 1291 a. C. dall’ascesa al trono di una famiglia proveniente dal Delta, il cui capostipite, Pramessu, era stato compagno di armi di Horemheb.
Pramessu sali’ al trono con il nome di Rameses I, e fu dunque il fondatore di una nuova Dinastia, la XIX.
Fonte
Antico Egitto di Maurizio Damiano – Electra
Tesori egizi nella collezione del Museo Egizio del Cairo – F. Tiradritti – fotografie Arnaldo de Luca – Edizioni White Star