Oggetti rituali

I SETTE OLI SACRI DI ANKHAF

Di Francesco Alba

Tavoletta in alabastro per i Sette Oli Sacri appartenente ad Ankhaf
Antico Regno, Quarta Dinastia
Provenienza: Necropoli di Giza, mastaba G 7510
Museo Egizio del Cairo (JE 72303)

Questa manufatto fu scoperto nella camera funeraria del principe Ankhaf, figlio di Snefru e visir durante il regno di Chefren, che fu suo nipote.

Sulla tavoletta sono presenti dei piccoli incavi semisferici per gli oli sacri utilizzati nelle cerimonie funebri in onore del defunto; trascritti verticalmente in inchiostro nero sotto i pozzetti, i loro nomi li identificano così (da destra a sinistra):

Seti Heb – Fragranza della Festa

Hekhenu – Olio del Giubilo

Sefet – Olio di Pino (o genericamente di conifera)

Khenem Tuau(t) – Olio del Sostegno

Hat-en-Ash – Olio di Cedro di prima categoria

Hat-en-Tjehenu – Olio della Libia di prima categoria

Wad Ra – Ombretto verde

L’ANALISI DEI NOMI A CURA DI LIVIO SECCO QUI

Una curiosità: le tre sferette presenti in alcuni nomi indicano la presenza di materiali polverulenti o finemente macinati, generalmente di origine minerale, dissolti nella matrice oleosa.

Un esempio significativo è rappresentato dall’ombretto (ultimo pozzetto), ottenuto miscelando l’olio con polvere di malachite dal colore verde. La presenza del nome della divinità, associa il prodotto di bellezza all’Occhio di Ra e alle sue caratteristiche magiche.

Nel corso della storia egizia gli oli (e le materie grasse in generale) furono sempre tenuti in grande considerazione, sia nei rituali funerari che nella vita quotidiana.

Oli e grassi fornivano la base per la preparazione di molti unguenti e profumi (la civiltà egizia non conobbe veri e propri profumi ottenuti con la distillazione). Numerose erbe aromatiche e spezie venivano aggiunte alla materia oleosa allo scopo di conferirle fragranze peculiari. Ad un livello più prosaico, l’olio era il combustibile utilizzato per le lampade, che servivano per illuminare le abitazioni, le tombe (nel corso del loro allestimento) e le miniere. Si ritiene che all’olio si aggiungesse del sale per ridurre la quantità di fuliggine prodotta durante la combustione.

Tavoletta per gli oli sacri – Sesta Dinastia
https://collections.mfa.org/download/147502

L’identificazione degli antichi nomi degli oli con le piante attualmente note dal quale questi venivano estratti si è rivelata estremamente difficoltosa e numerosi tentativi passati, in tal senso, si sarebbero rivelati erronei.

Vasi contenenti oli o grassi di probabile fragranza singola furono inclusi nel corredo funerario fin dall’era predinastica.

Una categoria di oli profumati di particolare importanza è attualmente nota come i “Sette Oli Sacri”, benché gli Egizi si riferissero a loro semplicemente col termine di oli, collettivamente noti come “Merhet”. Questi costituivano parte integrante del rituale religioso: avevano, cioè, il significato di attestare il compimento dei riti sacri messi in atto prima che il defunto venisse collocato nel sarcofago. Significativa a tal proposito è l’unzione della mummia durante la cerimonia della “Apertura della Bocca”.

Il loro utilizzo faceva parte anche dei riti quotidiani che si svolgevano nei templi.

Tavoletta per gli oli sacri appartenente al nobile Ankhwadjes
https://www.metmuseum.org/art/collection/search/544001

Alcuni dei sette oli sacri sono noti grazie a delle targhette in legno o avorio risalenti alla Prima Dinastia, ma non risulta che il gruppo sia stato utilizzato collettivamente se non a partire dall’Antico Regno (2686-2181 a.C.), quando venivano rappresentati come parti della formula d’offerta sulle pareti o sulle stele falsa-porta delle tombe. Il più antico vero e proprio set noto dei sette oli sacri proviene dalla tomba di Hetepheres, madre di Cheope; durante l’Antico Regno, piccole tavolette in pietra con incavi per gli oli venivano spesso poste nelle sepolture, soprattutto di personaggi appartenenti all’élite; l’usanza ebbe la sua massima espressione nel corso della Quinta e della Sesta Dinastia. Come gli altri set noti di vasi appartenenti a sepolture del Medio Regno (2055-1650 a.C.), quello di Hetepheres conteneva otto giare, ma l’identità del loro contenuto non fu mai accertata con sicurezza. In base ai rilievi delle tombe e dei templi, sembrerebbe che il gruppo sia stato ulteriormente esteso a nove o dieci oli nel corso del Nuovo Regno (1550-1069 a.C.).

Riferimenti

I. Shaw, P. Nicholson, The British Museum Dictionary of Ancient Egypt. The American University in Cairo Press – 1995

Busto di Ankhaf: Museum of Fine Arts – Boston (“https://collections.mfa.org/objects/45982“)

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