Di Livio Secco

La tavoletta in alabastro per i Sette Oli Sacri appartenente ad Ankhaf descritta QUI ha una particolarità.
La grafia dei nomi e l’ordine degli oli, descritti sulle tavolette del corredo funebre, possono infatti essere diversi per epoca e ubicazione.
Il reperto qui mostrato, infatti, dimostra una curiosità.
Manca il quarto olio sacro il cui posto è preso, in settima posizione, dal materiale per la produzione dell’eyeliner o, come si diceva un tempo, il bistro per gli occhi.
Ciò non significa che ci sia un errore, ma, come già precisato, l’elenco e la grafia dei materiali sono cambiati nel corso del tempo.
Ancora una curiosità: il sesto e settimo olio sacro (il quinto e il sesto della tavoletta qui presentata) hanno il nome preceduto dal prefisso ḥȜt [hat]. Esso significa “prima, davanti…”. Qui il significato da attribuirgli è “la parte migliore, più qualitativa” del profumo relativo. Ciò che i “nasi” moderni chiamano “la testa” della fragranza.
Come d’abitudine ho anche aggiunto la codifica IPA per chi voglia pronunciare la scrittura geroglifica.
A coloro che fossero interessati ad approfondire l’argomento non posso che suggerire la lettura del Quaderno di Egittologia 50, LA BELLEZZA NELLO SGUARDO – La cosmesi nell’antico Egitto reperibile al seguente indirizzo https://ilmiolibro.kataweb.it/…/la-bellezza-nello-sguardo/

Il testo descrive, quando è documentato, la componentistica degli oli sacri, degli unguenti, dei profumi e di altri materiali cosmetici. Inoltre illustra l’accessoristica come acquamanili, specchi, pettini, beauty-case per concludersi con un paio di oggetti perlomeno curiosi sicuramente anch’essi appartenenti alla cosmetica.
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